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Sul nuovo numero di Auto in edicola: smart Suv #1, c'era una volta la citycar

Ciao piccole, si cambia. Salto quantico per smart #1, che a un quarto di secolo dalla nascita del Marchio spariglia tutte le carte in tavola. Passando da icona delle citycar a Suv: il salto è bello grosso. Il nuovo modello anche dal punto dello stile traccia i nuovi dettami del Marchio fondato nel 1996 da due brand speciali. Ricordiamo che il nome è la contrazione di Swatch Mercedes Art.

La rivoluzione è inequivocabile e sfonda il muro dei quattro metri, 427 centimetri per l’esattezza. Un doppio balzo, pensando che la quattro posti forfour e ancora prima la roadstercoupé non erano mai andate oltre i tre metri e mezzo. E la mitica fortwo poco oltre i due e mezzo. Un altro pianeta, senza dubbio. Smart #1 è figlia dei suoi tempi, che “chiamano” un Suv elettrico compatto, la carrozzeria più trasversale che ci sia. Se ai tempi che furono Mercedes ha camminato da sola dopo l’addio di Swatch ora la sinergia con la cinese Geely, che possiede anche il 10% del Gruppo Daimler, sposta l’asse verso Oriente. Il primo progetto di questa joint venture infatti adotta la piattaforma SEA del Costruttore cinese. La quale stiva una batteria da 66 kWh, che permette una autonomia dichiarata tra i 420 e i 440 chilometri. Il motore è posteriore, come la trazione, in grado di erogare 271 cavalli e soprattutto 343 Nm di coppia.

Il peso non è piuma, dichiarati 1.820 kg a vuoto, ma il powertrain, seppur le prestazioni non sono state dichiarate, promette un dinamismo e un raggio di azione notevoli per le dimensioni del modello. La ricarica a corrente continua fino 150 kW per passare dal 10 all’80% in meno di mezz’ora, mentre con il sistema di bordo da 22 kW sono necessarie circa tre ore e mezzo. Oltre alla versione a trazione anteriore dovrebbe arrivare quella integrale a doppio motore, simile alla concept presentata inizialmente, accreditata di 326 cavalli e di 410 km di autonomia.

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