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Porsche, l'elettrico oltre Mission E: già al lavoro sulle varianti coupé e cabrio

La MissionE elettrica di Posche inizierà nel 2019 dalla berlina sportiva quattro porte, il progetto su piattaforma J1. Primo passo di un cammino che incontrerà altre tappe, immaginate nelle caratteristiche di massima. L'architettura dedicata ai powertrain elettrici si presta a più declinazioni di carrozzeria e sul tavolo del responsabile dello sviluppo dei veicoli elettrici Porsche, Stefan Weckbach, un modello due porte e una convertibile non sono da escludere. Attenzione: coupé due porte elettrica non vuol dire assolutamente 911 elettrica. Il modello icona a Stoccarda potrà percorrere la strada dell'elettrificazione con la generazione 992 e solo in una fase successiva al lancio.

I muletti di Mission E continuano a macinare chilometri su chilometri nelle condizioni meteo più difficili, test che risultano ancor più importanti quando si parla di vetture elettriche, per la verifica delle condizioni operative ideali dei pacchi batterie. Il design della berlina resta strettamente legato al concept, al netto degli ovvi adeguamenti, per l'industrializzazione e il rispetto delle normative: leggi, specchietti tradizionali al posto delle telecamere.

Dalla piattaforma J1, sviluppata appositamente per le Porsche elettriche, si sono ottenute le caratteristiche fondamentali per trasmettere le sensazioni di una vera Porsche, in termini di dinamica di marcia trasversale e longitudinale, anche se alimentata a batterie. Rispetto al pianale impiegato all'interno del gruppo Volkswagen da Audi, che sfocerà nel suv e-tron - destinato a produrre sinergie con Porsche solo sul medio periodo -, il pacco batterie risulta installato in una posizione più bassa, come differenti si annunciano le specifiche di motori elettrici impiegati. Per una berlina votata alla prestazione, la necessità di garantire ripetutamente performance elevate si lega direttamente alla gestione termica del powertrain e ha portato alla scelta di motori a magneti permanenti. Wechback che non si è fatto sfuggire una frecciata alla concorrenza, indirettamente individuata in Tesla, fulmine in grado di abbattere ampiamente il muro dei 3" nello scatto da zero a cento orari: «Ma solo due volte, al terzo tentativo fallirà, con il sistema strapazzato. Chi guiderà una Porsche non dovrà preoccuparsi, non accadrà nulla di tutto ciò. La Mission E offrirà prestazioni riproducibili e una velocità massima che potrà essere mantenuta a lungo. Non è tutto, la dinamica longitudinale e trasversale sarà tipica di una Porsche e rappresenta un vera gioia per ogni guidatore».

Se la berlina sportiva che arriverà su strada dalla Mission E – difficilmente manterrà il nome del concept, il modello di serie – fa affidamento su due unità installate sugli assi, Weckbach prospetta come probabile l'offerta di versioni con un singolo motore e due ruote motrici, posteriori ovviamente. Un vantaggio per il peso evidente (Mission E di serie risulterà grossomodo pesante quanto una Panamera), tuttavia, da abbinare alla necessità di un recupero d'energia che sia altrettanto efficiente.