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Auto connesse, la Cina guarda a un nuovo standard V2V

Accanto all'aspetto normativo, la necessità di definire profili unici per la comunicazione tra veicoli e tra veicoli e infrastruttura è al centro del piano di politica industriale Made in China 2025, composto da tre cicli di piani quinquennali per lo sviluppo di molteplici settori, automobilistico incluso. Dal 2018 sarà la SAE-China, Società degli ingegneri automotive in Cina, che si curerà di sviluppare l'aspetto tecnico e rivedere lo standard di comunicazione V2V.

Creare il "linguaggio comune" necessario per accelerare, tra gli altri, lo sviluppo dei veicoli a guida autonoma, intervenendo dall'alto anziché fare affidamento a soluzioni che arrivino dagli attori protagonisti, le case automobilistiche. Il tema più ampio è quello del protocollo V2X, Vehicle to Everything, cioè la capacità di mettere in connessione e realizzare scambi di dati e informazioni tra i veicoli e qualsiasi sistema esterno a essi. Si tratta della frontiera di comunicazione tra veicoli e di quella Vehicle to Infrastructure.

Il lavoro della SAE-China inizierà nel 2018 e la materiale rivisitazione degli standard V2V è attesa tra il 2020 e 2025, andando a specificare nel dettaglio le direttive generiche di politica sull'industria automobilistica, dettate dal piano Made in China 2025. Definito quello che dovrà essere il nuovo standard, il presidente della SAE-China, Fu Yuwu, ha dichiarato che verrà accettato da tutte le case automobilistiche.

Scendendo nel dettaglio, su cosa significhi creare uno standard di comunicazione nel caso V2V, si tratta di chiarire i requisiti di un sistema di bordo per le comunicazioni di sicurezza, in grado di fornire le informazioni necessarie a costruire architetture interoperabili e capaci di supportare applicazioni che fanno affidamento sullo scambio di messaggi semplici su comunicazioni wireless dedicate e a corto raggio.

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