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Porsche 911: una su un milione

STOCCARDA. La fermata del treno non mente: Porsche Platz. E ad indicare la via le sette generazioni di 911, guardia d'onore del museo, imperituro omaggio al professor Ferdinand Porsche. Dalla linea di montaggio di Zuffenhausen, sobborgo di Stoccarda sede del marchio, esce la milionesima 911. Ad accoglierla, Wolfgang, nipote del fondatore, che sale a bordo dell'esemplare unico di Carrera S svelato in mezzo alla fabbrica. Un traguardo eccezionale: presentata al Salone di Francoforte nel 1963, la 911 è la sportiva premium più longeva e di maggior successo della storia. 

“Cinquantaquattro anni fa – ha detto il dott. Porsche – ho fatto il mio primo viaggio sulle Alpi con mio padre, a bordo di una 911. E la sensazione che provo ora è la stessa di tanti anni fa. Questo perché la 911 ha portato avanti intatti i valori del nostro brand dal 1948 ad oggi”.

Ecco dunque la 911 numero 1.000.000: carrozzeria Irish Green, il colore preferito di Ferry, e interni dal sapore vintage, con volante rivestito parzialmente in legno e sedili in tessuto “pied de poule”. E cambio manuale, altro omaggio alla tradizione. A impreziosire ulteriormente questo modello unico, che partirà in tour per poi essere esposto al museo, badge dedicati e lettering placcato oro zecchino a spiccare sul posteriore.

Un giorno veramente speciale per gli uomini Porsche, più di un anniversario. Perché vendere 1 milione di sportive, di cui il 70% ancora circolanti, non è da tutti. Ma i numeri non sono sufficienti a raccontare la storia di un'icona nata dall'ambizione del padre del Maggiolino. Una macchina capace non solo di vendere ma di innovare: nel '65 il lancio della prima Targa, l'anno successivo l'adozione dei dischi autoventilanti, nel '72 quella degli spoiler che donarono alla 911 il caratteristico profilo a becco di papera. Nell'88 arriva la trazione integrale, cinque anni dopo il primo motore biturbo, nel '97 il raffreddamento ad acqua e così via, fino alla settima generazione, prodotta annualmente in circa 50 mila unità nella fabbrica di fronte al museo.

La struttura originaria risale al '56, poi ampliata nei decenni fino a raggiungere le dimensioni attuali. Nel ventre della balena bianca, centinaia di operai lavorano in sinergia coi robot per assemblare tutte le vetture della gamma, comprese le GT3 da competizione e la stradale che ha recentemente messo a segno un tempo record al Ring. L'elemento umano convive con l'automazione e nei lunghi corridoi carrelli senza pilota portano gli elementi alle decine di isole d'assemblaggio. La più importante è quella dove si assiste al breve amplesso tra corpo macchina e powertrain, pochi delicati secondi che sanciscono la nascita di una nuova Porsche. Il prossimo grande passo sarà la Mission E, la prima sportiva elettrica del marchio in arrivo entro la fine del decennio. L'obiettivo, ovviamente, è di venderne un milione.

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