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Maserati Bora, 50 anni veloce come il vento

Fondamentalmente ispirata, nelle forme, alla Lamborghini Miura; concepita, per il mercato, come ipotetica rivale della Countach, regina delle supercar di quel decennio e nata lo stesso anno. Ne viene fuori un'auto entrata di diritto nel novero delle coupé italiane più belle mai prodotte in Italia.

LE INNOVAZIONI DI GIUGIARO

Compie 50 anni Maserati Bora. Tanto è passato dalla sua presentazione al Salone di Ginevra 1971. Obiettivo della Casa del Tridente era realizzare una coupé due posti per la prima volta nella storia del Marchio con motore centrale. Il progetto tecnico venne affidato a Giulio Alfieri, quello stilistico a Giorgetto Giugiaro. Il designer propose linee eleganti e affilatissime, con un muso ribassato e dinamico che, se ci fate caso, è praticamente la stessa impostazione di molte delle supercar moderne. Due prese d'aria caratterizzavano la calandra - senza dimenticare la "chicca" dei fari a scomparsa -, mentre le fiancate, semplici e filanti, erano divise da un filetto in gomma nero, fino alla sezione posteriore, caratterizzata da una coda tronca.

MOTORE CENTRALE DA 280 KM/H

Dal punto di vista tecnico, il pezzo forte della bellissima coupé era il V8 bialbero da 4,7 litri e 310 cv a 6.000 giri/min, abbinato a un cambio a 5 marce, che permetteva una velocità massima di 280 km/h e un'accelerazione da 0 a 100 km/h in 6,2 secondi. Insomma, l'auto volava, un po' come la Bora, il celebre vento che soffia nel nord del Mar Adriatico e che le diede il nome. Per la prima volta nella storia Maserati, il motore viene inserito in posizione centrale, così come debuttano su una vettura di serie del Marchio le sospensioni indipendenti su tutte le ruote.

ELEMENTI UNICI DERIVATI DA CITROEN

Le altre innovazioni meccaniche erano frutto dell'appartenenza di Maserati, all'epoca, alla galassia Citroen: dalla Casa francese ecco quindi i freni a disco autoventilanti, il servosterzo, gli ammortizzatori telescopici, le barre antirollio, la frizione monodisco a secco e la pedaliera regolabile. I cerchi in lega Campagnolo e i pneumatici Pirelli completavano il quadro di una vettura poi rifinita da Giugiaro con soluzioni uniche, come ad esempio il tetto in acciaio spazzolato inossidabile, i vetri elettrici di serie e la colonna dello sterzo orientabile.

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Maserati Bora, che nel 1973 introdusse anche il motore con cilindrata aumentata a 4,9 litri per il mercato nordamericano, terminò la produzione nel 1978 dopo aver realizzato circa 1.128 esemplari. Ognuno di essi, scommettiamo, andava veloce come il vento.