Ripeschiamo dal nostro archivio cartaceo
la prova verità di una delle
Lotus più
affascinanti: la
Esprit. Un modello nato come
concept nel lontano 1972 dalla matita di
Giorgetto Giugiaro, messo in produzione nel
1976 e, perché no,
reso celebre anche dal cinema, in quanto vettura di
James Bond in “
La spia che mi amava” (si trasformava in
sottomarino, ricordate?) e “
Solo per i tuoi occhi”, oltre che in “
Pretty Women” con un
Richard Gere che non riusciva a usare il cambio meccanico...
La Esprit è stata prodotta fino al 2004, quasi trent’anni di carriera in cui Lotus l’ha costantemente evoluta e migliorata nonostante abbia vissuto vari passaggi di proprietà. Il modello che vi presentiamo, la
2.2 Turbo SE introdotta nel 1987, nella fattispecie nasce nel periodo in cui la Casa inglese ruotava nell’orbita di
General Motors.
La Esprit di quegli anni è anche quella che ha visto l’introduzione di uno dei
restyling più importanti della sua storia, con una zona posteriore quasi completamente ridisegnata e paraurti anteriori integrati e con prese d’aria laterali per i freni. I
designer dell’epoca, insomma, erano riusciti nella difficile impresa di attualizzare un modello ormai vecchiotto senza alterare gli stilemi originari di Giugiaro.
Tecnicamente, se la struttura portante restava fondamentalmente quella originaria (scocca con
trave centrale in acciaio e telaietti di supporto anteriori e posteriori), sotto il
cofano posteriore trovava spazio
il 4 cilindri 16 valvole più potente dell’epoca: si trattava della variante sovralimentata del 2.2 litri aspirato già sulla Esprit SE, che per l’occasione era stato modificato nelle camere di combustione, nei pistoni (nuovi Mahle) e l’adozione di un intercooler aria/acqua a supporto della
turbina Garrett TB03. Quest’ultima, quando soffiava agli
0,85 bar standard, garantiva al propulsore una
potenza massima di 264 cavalli.
Ma grazie a
trenta secondi di overboost, con il picco di sovralimentazione che saliva a
1,05 bar, i cavalli diventavano
280. E ne scaturivano prestazioni che rendevano la
Esprit più rapida, addirittura, di una Porsche 911 Turbo:
0-100 in soli 5”19 e una punta massima di 261,7 km/h. In termini di
comportamento stradale, la Esprit era a
gile e precisa come da tradizione Lotus ma lasciava spazio anche a un certo
confort, poiché modello alto di gamma equiparabile, oggi, a una
Evora.
Il carattere era sostanzialmente neutro, con tendenza al sottosterzo, e i sovrasterzi andavano cercati volutamente oppure capitavano in rilascio e frenata per via del trasferimento di carico, che con il motore centrale-posteriore era ben avvertibile. Tornando al confort,
era d’obbligo montare l’aria condizionata a richiesta, visto il calore in abitacolo generato dalla meccanica, mentre le finiture e i materiali erano tipicamente inglesi:
strumentazione che più
classica non si poteva, incastonata in un pannello di
radica, e
pelle a profusione.