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Automotive, la questione è ideologica

Ideologia non fa rima con economia, nonostante le apparenze. Se c’era ancora qualche dubbio sulla considerazione di questo Governo per l’automotive, la risposta senza rispetto presentata nel Decreto Rilancio (?) - appena 100 milioni in più per rifinanziare l’Ecobonus - le ha fugate.

Non è altro che lo specchio dell’ideologia dominante non solo in Italia, ma in tutta Europa. Come ha scritto una collega attenta come Monica Secondino, raccontando la posizione Ue in prospettiva del Commissario Ursula von der Leyen, l’auto per questa generazione di politici con i paraocchi, non è più un settore strategico, non almeno quella come la intendiamo noi.

Conta solo l’elettrico, le energie rinnovabili, l’idrogeno: insomma, eccola, l’ideologia. Ma qui nessuno mette in discussione l’importanza di questa dimensione green tanto cara ai “Gretini”, intesi come fan di Greta.

Chi non vorrebbe una mobilità solo e sempre sostenibile? E come non comprendere la voglia di muoversi in bicicletta o in monopattino?

Quello che è inaccettabile, è spingere questa rivoluzione senza avere le infrastrutture (soprattutto in Italia), senza avere trasporti all’altezza (e ora anche limitati dal Covid-19), pensare a piste ciclabili in luoghi dove si rischia solo la vita (vedi Roma-Cristoforo Colombo).

I pasdaran, gli integralisti dell’elettrico devono provare a comprendere (ce la possono fare) che per i prossimi 5-10 anni si deve trovare la maniera di gestire la transizione dalle vecchie alimentazioni a quelle a zero emissioni. Altrimenti devono accollarsi la responsbilità politicas di far perdere il lavoro a una bella quota di persone, magari, forse anche loro elettori. Auguri