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Abarth 595, un’attesa strategica. Ecco perché

La storia dell’Abarth è legata doppio filo alla Fiat, sul tema sono stati scritti tanti libri, uno tra l’altro l’ho scritto pure io, assieme allo storico dell’auto Elvio Deganello, con la prefazione di Luca De Meo, allora CEO dell’Abarth e “delfino” di Marchionne in FCA.

I motivi di un ritardo strategico

In ogni caso, è curioso il motivo per cui la prima Abarth su base Fiat 500 arriva solo sei anni dopo il lancio dell’utilitaria torinese, quando invece la Casa dello Scorpione si butta subito sulla 600, giunta sul mercato un paio d’anni prima. L’Abarth, appena uscita la Fiat 500, che stentava a decollare sul piano commerciale, realizza una serie di record di velocità, sull’anello di Monza, dimostrando la validità dell’utilitaria torinese e ciò dà un grosso impulso alle vendite. Bisogna dire che in quegli anni, nelle attività di promozione delle auto, i record di velocità, che dimostravano anche l’affidabilità, avevano un grande peso e una forte presa sul pubblico. E’ così che l’Abarth, grazie ai record e alle ricadute commerciali positive suscitate da questi, riesce a ottenere dalla Fiat un articolato accordo, legato all’attività nelle corse automobilistiche con mezzi di derivazione Fiat, molto sostanzioso economicamente. Va aggiunto che la Fiat, dopo i record ottenuti con la 500 preparata da Abarth, mette in listino una 500 Sport, distinguibile per il tetto rigido e non in tela. Così Carlo Abarth, per evitare di fare concorrenza al suo “sponsor”, attende che la 500 Sport esca dai listini della Casa torinese, prima di costruire una sua derivata dalla 500 e, per prendere ulteriormente le distanze ed evitare ogni dubbio di… invasione di campo, punta pure su un aumento di cilindrata facendo la 595.