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RUF SCR, 40 anni dopo sempre fedele al boxer aspirato

Riavvolge il nastro del tempo, RUF. Un anno fa, CTR per tornare indietro di 30 anni, alla Yellow Bird. Oggi, RUF SCR evoluta. Progetto 2018 che debutta in scena a 40 anni di distanza dalla prima interpretazione, a sua volta introdotta poggiando sulla piattaforma offerta da Porsche 911 SC nel 1977. I canoni classici della 911 immutati, da gustare con i tocchi di modernità offerti dalle luci a led, la costruzione in fibra di carbonio ma, soprattutto, il sound del boxer 6 cilindri aspirato. Così al Salone di Ginevra.

Il presente, quello destinato a rappresentare il canto del cigno del boxer aspirato in casa 911, è interpretato da Porsche con la GT3 RS, prima mondiale in terra elvetica. Uguale cubatura adotta il sei cilindri installato al retrotreno di RUF SCR, alloggiato in un telaio con elementi in alluminio ancorati alla vasca monoscocca in fibra di carbonio che è cellula abitacolo, con l'integrazione di un rollbar tubolare. Carrozzeria interamente in carbonio, come la SCR del 1978 è la fascia paraurti anteriore a dettare le differenze estetiche principali, nei condotti di raffreddamento dell'impianto frenante. Le maniglie a filo con la carrozzeria, la coda con doppi terminali di scarico ovali, i grandi cerchi in lega, altri particolari che catturano l'attenzione.

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Poi c'è la sostanza, fatta dei 510 cavalli e 470 Nm espressi dal sei cilindri 4 litri, esuberanza assicurata tanto più se il dato si legge abbinato ai 1.250 kg di massa complessiva. Il rigore old style impone la fedeltà al cambio manuale 6 marce, a coprire un allungo fino ai 320 km/h, punta velocistica massima di SCR. Pregiate sono anche le sospensioni, schema identico sui due assi: triangoli sovrapposti con puntone ad azionare gli ammortizzatori posti orizzontalmente.