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Lotus Elise: l'omogeneizzato dell'emozione

Sfogliando il listino del nuovo noterete anche voi qualcosa d'interessante. L’auto più vecchia present fra le meno nuove nella lista non è la Grande Punto, bensì la Lotus Elise. Esatto, a contendersi lo scettro di macchina più datata attualmente in commercio con la Grande Punto e la Lada Niva (che in realtà non c’è più) ecco la leggera meraviglia di Heitel.

Lotus Elise è stata prodotta ininterrottamente dal 1996 ad oggi, la piccola sportiva inglese è un tale spettacolo di meccanica applicata alle quattro ruote che speriamo di vedere nei listini anche per i prossimi dieci anni. Aggiornata nella linea e nei dettagli per renderla sempre attuale ed al passo coi tempi, la Lotus è riuscita nell’apparente impresa di tenere tutto quanto di buono c’era fin dal primo modello senza il bisogno di aggiungere ed appesantire le cose, con il rischio di snaturare l’esperienza di guida assoluta che è capace di regalare questo piccolo mucchietto di plastica ed alluminio.

Se negli anni l’abbiamo quindi vista evolvere e migliorare, la sostanza è rimasta sempre quella. Una leggera vasca in alluminio incollato, grande abbastanza per ospitare due adultini, rivestita da un sottile vestito in vetroresina aderente quel tanto che basta per coprire la raffinatissima meccanica sottostante.

E se la Lotus Elise rappresenta la quintessenza stessa della guida, per l’occasione abbiamo voluto trovare il vero unicorno, una “vecchia” Lotus Elise 111S importata direttamente dalla piovosa isola del nord.

Anno 1999, spinta dal classico che più classico non si può Rover serie K con fasatura variabile delle valvole, questa Elise è il concentrato dell’essenza, è un’estratto della meraviglia, è un omogeneizzato dell’emozione che ha reso questa macchina l’incredibile gioiello su ruote che è. È la macchina più meravigliosamente inutile che esista: non c’è nulla di più di quello che vi serve a bordo di questa Lotus.

Se non c’è, non serve. Baule? No. Servosterzo? Non mi pare. Autoradio? Non c’è il buco. Accendisigari? Nemmeno lui. Però c’è l’estintore.

C’è talmente poca roba oltre al telaio e al motore che risulta difficile snocciolare altri dati e caratteristiche oltre a quelle già dette. Non posso raccontarvi di quanto sia capiente e comodo il baule e non posso descrivervi la qualità dei rivestimenti interni che non ci sono. Ma posso darvi qualche informazione circa l’infotainment. Quest’ultimo è dato dal 4 cilindri in linea trasversale, milleotto di cilindrata da 145 cavalli incastrato dietro di voi. Non c’è bisogno di altro infotainment qua sopra, fidatevi.

Che poi per descrivere questo ferro bisogna sconfinare nel vicino mondo delle moto. Questa Lotus, come una moto ma forse più di una moto, non è un semplice mezzo di trasporto, questo è un giocattolo, pensato, studiato, progettato e creato per spostare lo spirito, per emozionare e per assaporare il vero gusto della guida. È un po’ come una MX-5 ma di più, molto di più. Come una moto, forse più di una moto, questa Lotus è la via più breve tra la vostra anima e l’asfalto. E vi assicuro che questa via è veramente breve.

Sulla Lotus Elise non si sale, bensì si scende, quasi come andare in cantina. Infilarsi nel sedile di questa piccola pillola di amore è tutt’altro che semplice. Bisogna abbassarsi e contemporaneamente contorcersi per scavalcare il largo longherone di alluminio del telaio a vista. Si scende dentro ad una nuda e fredda vasca di leggero metallo incollato, spesso con le incollature a vista. Ci siete voi e la vostra anima.

Lotus Elise è nata da un sogno del visionario signor Artioli (sì, lo stesso della Bugatti EB110): guidare l’Elise, specialmente questa, tanto rozza e pura e fuori dal mondo, è un’esperienza mistica. Ci si cala in un mondo in cui anche una 500 pare enorme e pericolosa, figuratevi un fastidioso SUV con magari a bordo uno con lo smartphone in mano.

La concentrazione richiesta è tantissima, sempre e comunque. Ci si sente esposti, ci si sente un po’ fuori luogo. Il rumore è forte e presente, bisogna urlare anche per pensare. I pedali, piccoli, minuscoli e vicini impegnano i piedi. Le sospensioni rigide non rendono il gioco più semplice. Ma aspettate che la strada si allarghi ed il traffico si diradi. Aspettate di avere spazio tempo e benzina. E allora lasciatela scorrere, lasciatele sgranchirsi le gambe, lasciate che la fredda meccanica diventi viva, lasciate che vi parli e che vi ascolti. È allora che troverete semplicemente lei, la Guida nella sua forma più pura.

Tutto il resto sono semplicemente automobili, ma questa qui è un’altra cosa.

PS. Fra le usate si trova al prezzo di poco più di dieci iPhone: riflettete.