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Toyota MR2: la "giappo" di una volta

Fra le grandi dimenticate della storia delle auto sportive c'è sicuramente la prima Toyota MR2: non particolarmente attraente, a tratti sgraziata con quel muso che sembra un becco, la piccola due posti a motore centrale della Casa giapponese è in realtà un'auto tutta da riscoprire.

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LA SPINGE IL LEGGENDARIO TOYOTA 4A-GE

Prodotta dal 1984 al 1989, la Toyota MR2 AW11 è costruita attorno ad un motore leggendario: dietro ai due posti secchi dell'abitacolo si nasconde infatti un piccolo 4 cilindri in linea Toyota 4A-GE, lo stesso che montava la mitica AE-86 Trueno, eroina degli appassionati di auto giapponesi e di drifting. Mille e sei di cilindrata, questa piccola furia meccanica ha la testata messa a punto da Yamaha, un doppio albero a camme in testa ad azionare 16 valvole per poco meno di 124 cv e la capacità di girare a regimi ai quali il suono che esce dalle marmitte lo sentono solo i cani. Il motore spinge sulle ruote posteriori attraverso un cambio manuale a 5 rapporti e un differenziale aperto. 

All'interno campeggia un trionfo di pelle color nocciola. Il tutto per poco meno di 1.000 kg, appoggiati su uno schema sospensivo sopraffino, progettato da Roger Becker (Lotus): il menù è senz'altro di quelli gustosi. Appena dietro al volante la sensazione è particolare, la compattezza dell'avantreno rende infatti la visibilità in avanti surreale, il muso corto e picchiato verso il basso sembra non esistere, abituati ai "musoni" delle auto tradizionali, la sensazione è quella che si prova a passare da una vecchia TV CRT ad un moderno TV 4k: la visione del mondo davanti è totale, interrotta solo dai due ridicoli montanti del parabrezza.

FATTA PER GUIDARE: SENSAZIONE DI LEGGEREZZA

Questa vettura è fatta per guidare, e non fa nulla per nasconderlo. Per scoprirlo basta accendere il piccolo 4A-GE, innestare la prima e iniziare a muoversi: la MR2 si dimostra fin da subito leggiadra e solida, non uno strattone, non un sussulto, la qualità giapponese c'è e si sente. Allungando una seconda l'asfalto inizia a srotolarsi spedito sotto l'auto, il motore, roco, rotondo e metallico, accompagna il movimento in avanti sbraitando note dimenticate: grintoso e rabbioso, il piccolo 4-in-linea è sempre in coppia e pronto per andare ad invadere la zona rossa posta a 7.600 giri al minuto, amplificando così la totale sensazione di leggerezza che pervade l'esperienza MR2.

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La mancanza del servosterzo non è fastidiosa, anzi, il volante è diretto, lineare e sensibile: si riesce a mettere l'auto esattamente dove si desidera in maniera così precisa e accurata che sembra di guidare una cerniera lampo. L'auto è molto decisa soprattutto in inserimento di curva, dove si può letteralmente buttare dentro il muso come se i concetti di inerzia e massa non esistessero. Bisogna fare però attenzione in uscita di curva, dove ci si ritrova a scontare un po' di sottosterzo, specialmente se si torna sul gas un po' troppo presto, a causa dello spostamento di carico verso il retrotreno, che di conseguenza alleggerisce ulteriormente un anteriore già di suo molto leggero.

UNA SUPERCAR IN MINIATURA

A dispetto di molte altre sportive compatte e "popolari" come potrebbe essere la MX-5, con la MR2 gli ingegneri Toyota sono andati oltre, mettendo il motore al centro di tutto e creando così una piccola supercar in miniatura che sembra uscita da un episodio di Ridge Racer, capace di regalare le sensazioni tipiche della guida di auto di prezzo e caratura ben maggiore, il tutto a velocità umane e gestibili. Thomas Jefferson diceva che "il talento più prezioso è non usare due parole quando una sola è sufficiente": al volante di auto come questa, ci si rende conto che per divertirsi non serve molto altro, a patto di trovarne una messa bene e non trasformata in una replica Ferrari.