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Nissan e quello spot del Super Bowl criticato: "Glorifica la velocità!"

La nuova edizione del Super Bowl ha visto trionfare Kansas City su Philadelphia. Un evento, quello della finale del campionato di football americano, che da sempre mescola sport e intrattenimento. Perché la partita, spesso e volentieri, è più nota alle cronache per gli spettacoli canori durante l'intervallo o per gli spot tv che vengono proiettati in anteprima. Spot che, nella maggior parte dei casi, vedono protagoniste le auto. E che, altrettanto spesso, generano forte dibattito. Come il famoso spot Nissan diretto da Ridley Scott trasmesso nel 1990.

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Lo spot Super Bowl: la Nissan in fuga

Lo spot, diretto dal regista de Il gladiatore, Alien e The Last Duel, fu trasmesso durante il Super Bowl del 1990 e si intitolava Dreamer. Ambientato in una sorta di landa distopica dove alcune bande cacciano i proprietari di auto giapponesi - all'epoca il desiderio di molti automobilisti in tema di sportive -, si tratta della narrazione, in forma cinematografica, di un sogno fatto dal proprietario di una Nissan 300ZX Turbo, un individuo in crisi esistenziale e che sognava di essere inseguito e minacciato. Il narratore descrive un viaggio su una lunga strada aperta e vuota mentre è inseguito da un paio di motociclette, poi da una sorta di minacciosa auto in stile F.1 con una verniciatura nera e una misteriosa "X" sul frontale: dopo che le moto e le altre vetture non sono riuscite a fermare la Nissan, viene utilizzato un aereo per fermare in qualche modo il conducente. La 300ZX riesce però ad allontanarsi dall'aereo grazie all'intervento dei due turbocompressori: mano sul cambio, piede sinistro sulla frizione, cambiata in sesta, sgasata e via.

I motivi della contestazione

Il problema è che all'epoca lo spot venne contestato da gruppi come l'Insurance Institute for Highway Safety, la National Association of Governors' Highway Safety Representatives e persino dall'American Academy of Pediatrics, nonostante non fossero presenti bambini. Il motivo è che si pensava che lo spot glorificasse l'eccesso di velocità. In un certo senso è anche vero, nel senso che l'eccitazione della guida veloce e sportiva era indubbiamente parte fondamentale della sceneggiatura. Ma l'insurrezione delle associazioni di categoria apparve, e appare ancora oggi, a molti eccessiva. Chissà che nei prossimi anni Ridley Scott non intenda riproporre uno spot simile a tema automobilistico: il sospetto è che al giorno d'oggi le critiche possano essere ancora più feroci.

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