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Testadoro Essenziale, la sportiva artigianale che si ispira alla tradizione

Non è semplice trovare la sintonia tra l’artista che disegna, il battilastra esecutore manuale del progetto e l’ingegnere progettista chiamato a definire le soluzioni all’interno di un’auto. Ancor di più quando si tratta di un modello particolare in cui confluiscono i connotati di esclusività, un prodotto unico o dai numeri molto ristretti e non destinato a una produzione di serie. Ancor di più se il progetto vuole ripercorrere i passi dell’artigianalità automobilistica d’altri tempi, privilegiando la manualità esecutiva. Con questi presupposti è nata la Testadoro Essenziale, svelata in anteprima mondiale nelle sue forme definitive durante il Festival Car di Revigliasco Torinese: linea sinuosa e sportiva d’altri tempi, soprattutto un vestito “battuto” a mano da artigiani battilastra torinesi, una scuola in via di… estinzione ma che ha ancora fortunatamente degli abili esponenti.

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Testadoro, tra arte e meccanica

Lo storico Marchio torinese Testadoro è rinato recentemente grazie a Dario Pasqualini, appassionato d’auto ma di estrazione liceale artistica, che ha tradotto un sogno in realtà realizzando una… scultura in movimento. "Avere a disposizione dei maestri battilastra che possono trasformare la materia in ciò che tu hai immaginato è impagabile" ha spiegato. Ma tradurre le idee 'visionarie' a realtà non è stato semplice, ha avviato discussioni e confronti: "alcuni particolari convergenze di linee e piani, molto difficili da rendere in pratica sul metallo, hanno creato non poche discussioni tra me e i maestri artigiani che le hanno dovute realizzare, ma il risultato è esattamente quello che avevo immaginato e plasmato nei primi bozzetti in clay".

Il nome stesso, Testadoro Essenziale, fa intuire la natura del progetto dove tutto è pensato per essere strettamente legato al movimento. Stile anni '60, un omaggio alle berlinette sportive che hanno segnato lo stile dell’epoca nel mondo, con l’abitacolo spinto sul posteriore, dunque un profilo anteriore molto allungato e ampi slanci di carrozzeria. Unico elemento è l’alluminio oltre ovviamente alle vetrature, in pratica il progetto ha portato un velo d’alluminio ad avvolgere con leggerezza la meccanica sottostante. Nulla di superfluo, come sule granturismo anni '60, bandite le plastiche, nemmeno come fibre o resine. Niente alzacristalli elettrici, unica concessione alla modernità il materiale Alcantara per dare un tocco di classe però in stile antico. Il cuore pulsante è un motore 6 cilindri in linea da 3.0 litri dotato di 265 cv, trazione posteriore e un peso probabilmente attorno ai 900 kg circa. Per ora è un modello unico, ma c’è chi si sarebbe informato per capire quale potrebbe essere il futuro…

Il progetto ha richiesto un lungo lavoro, concluso in tre anni. Ora mancano soltanto alcuni particolari. Il modello è stato plasmato nella sua fase iniziale davanti al pubblico del Mauto (il Museo dell’Auto di Torino) che ha allestito e ospitato una vera e propria officina di lavoro (una “Boita”): sono stati coinvolti anche dei bambini che si sono divertiti a “scolpire” parti del modello. Ovviamente una base una sorta di “palestra” da cui è stata filtrata questa versione definitiva.

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