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L'editoriale del Direttore: Tredici anni difficili, la transizione deve essere un'opportunità

Al 2035, data fatidica che segna il momento in cui non sarà più possibile vendere in Europa vetture con motori endotermici, mancano ancora 13 anni. Pochi? Tanti? Dipende ovviamente dai punti di vista e dalle esigenze di ciascuno di noi, da come utilizziamo l’auto e da dove viviamo in funzione delle infrastrutture per la ricarica che ad oggi, nonostante qualcuno cerchi di dire il contrario, sono sempre carenti in molte località o comunque poco funzionali. Perché se viaggiare in autostrada su lunghe percorrenze non è quasi più un problema, visto che stanno sorgendo sempre più fast charge all’interno delle aree di servizio; ma dove la rete è carente è fuori dai percorsi principali. Il rapporto che fanno alcune associazioni pro elettrico, avulse da una reale e corretta analisi, tra vetture elettriche circolanti e colonnine installate in Italia è assurdo, perché i punti di ricarica delle vetture elettriche devono essere collocati in modo funzionale e non solo per fare numero, per poi risultare poco fruibili per gli utenti.

Purtroppo questo modo di vedere, così estremo, le auto elettriche, che comunque saranno il nostro futuro, sta contagiando molti politici che, come hanno dimostrato in altre occasioni, non hanno né le competenze né ricercano circostanziate informazioni sul tema automotive. Quello che rischiamo nei prossimi anni è di assistere a una campagna politica e populista contro le vetture con motori endotermici. Temo che più ci avvicineremo al 2035, più ci saranno amministrazioni locali che vieteranno la circolazione o la renderanno complicata alle vetture tradizionali a tutto vantaggio di quelle elettriche. Lo abbiamo già visto con l’Area B di Milano: molte persone sono state costrette a vendere delle vetture Euro 5 Diesel (2008/2014) dotate di sistemi di sicurezza ADAS moderni per acquistare auto a benzina più vecchie, Euro 4 (2006/2008), che però possono circolare. Scelte errate che rallentano sempre di più lo svecchiamento del nostro parco circolante, in controtendenza con quanto chiesto dal Governo anche proprio attraverso gli incentivi che hanno tra gli scopi principali, oltre quello di sostenere il settore, anche quello di rendere più sicuro il parco delle vetture in circolazione.

Le strategie delle Case auto verso l’elettrico non sono sempre chiare. Le recenti “dimissioni” del numero uno di Volkswagen, Herbert Diess, sono forse da interpretare come un parziale ripensamento della Casa tedesca sulla strategia dell’elettrico da lui tanto promossa e finanziata? Anche perché il successore, Oliver Blume, CEO di Porsche, con il brand di Stoccarda ha da sempre promosso le benzine sintetiche. La situazione politica attuale poi certamente non aiuta il settore automotive. Abbiamo già visto, in questi primi giorni di campagna elettorale, schieramenti politici che hanno messo l’auto nei loro programmi elettorali, più per fare propaganda che per una chiara visione delle problematiche del settore. Il passaggio alle vetture elettriche è un cambiamento epocale tale che bisogna partire dagli istituti tecnici professionali per creare le forze di lavoro del futuro e salvaguardare le nostre eccellenze come le aziende del terziario. Bisogna fare in modo che la transizione diventi un’opportunità e non una Caporetto della nostra industria.