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Auto ibride plug-in, emissioni e consumi reali: giro di vite dell'Europa?

Le posizioni critiche intorno all'effettivo profilo "green" delle auto ibride plug-in si registrano da tempo. Le voci più accese nel contestare la reale classificazione delle ibride ricaricabili tra le auto verdi, perché a ridottissime emissioni di CO2, sono spesso giunte in sede europea da parte di associazioni pro-elettrico.

La ragione dell'accesa critica sta nel fatto che l'efficacia delle PHEV nell'ottenere valori di emissioni di CO2 molto bassi è strettamente legata all'abitudine del guidatore di ricaricare, regolarmente, il pacco batterie.

Più peso e zero ricarica: la tempesta perfetta

È lampante come un'ibrida plug-in, mediamente 200-300 kg più pesante di una corrispondente versione endotermica, aggravio dovuto alla presenza di un pacco batterie solitamente tra i 13 e i 18 kWh, in assenza di ricarica della batteria si trovi a muoversi esclusivamente con la trazione del motore termico e, perdipiù, con un peso maggiore.

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Correggere il WLTP con i dati reali

Secondo le anticipazioni fornite dall'agenzia Reuters, il ciclo di omologazione delle ibride plug-in potrebbe essere soggetto a una revisione, destinata a entrare in vigore nel 2025. L'intento è quello di riflettere in modo fedele i reali consumi, quindi le emissioni di CO2, dall'utilizzo su strada, attraverso l'integrazione dei dati rilevati mediante centraline (dal 2021 previste sulle nuove auto) di misurazione del consumo reale di carburante alle prove di omologazione previste dal ciclo WLTP.

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Il prossimo 9 febbraio si riuniranno in un gruppo tecnico di lavoro istituzioni, rappresentanti dell'industria dell'auto europea e rappresentanti dei consumatori, per discutere la strada da imboccare e l'adeguamento del ciclo di omologazione delle auto ibride plug-in.

La realtà supera la teoria

Secondo studi avanzati da organizzazioni ambientaliste europee, come l'ICCT - International Council for Clean Transportation, le reali emissioni e i consumi di carburante delle auto ibride plug-in sarebbero fino a 4 volte superiori ai riscontri ottenuti in sede di omologazione WLTP. 

Un cortocircuito che sta tutto nella filosofia dietro l'acquisto e l'utilizzo di una PHEV: guidarla senza le accortezze minime che andrebbero dedicate a un'elettrica, quindi ricaricando con regolarità la batteria, vanifica qualsiasi beneficio tecnologico. Peraltro, ricarica che impegna molto meno tempo, solitamente un paio d'ore per riportare al 100% il livello di energia nel pacco batterie.

Le case hanno fatto in molti casi non poco affidamento alla tecnologia ibrida plug-in, grazie alla quale è stato possibile abbattere sostanzialmente il livello di emissioni medie di CO2 della gamma, contando su un ciclo di omologazione che non espone le criticità dell'utilizzo reale delle PHEV. Uno scenario che potrebbe cambiare nel prossimo futuro e, se così fosse, diventare un ulteriore disincentivazione all'adozione della tecnologia ibrida ricaricabile.

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