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Lancia Fulvia Coupé, la purezza del passato

Provando le auto storiche si corre il rischio di rimanere un po' delusi dalle loro prestazioni, sia velocistiche che dinamiche. Prendete questa bella Lancia Fulvia: non è certamente l'auto che frena meglio della storia, il motore fa più rumore che strada e il cambio - un vecchio caro dog-leg con la prima indietro - non fa della precisione il suo biglietto da visita eppure, e questo è quello che conta, dietro al suo volante mi sto divertendo, e tanto. Pur non facendo gridare al miracolo, questa piccola Lancia vi fa scendere con la sensazione in bocca di aver assaggiato qualcosa di buono e pregiato.

LEGGIADRA BELLEZZA

Anno 1975, disegnata da Pietro Castagnero e costruita quando la Lancia era ancora più Lancia che Fiat, la leggiadra bellezza che questa Fulvia si porta appresso riesce a surclassare l'intero listino auto degli ultimi 10 anni. Nonostante la targhetta la indichi come una 1.600 HF, la Fulvia del servizio è una più "normale" 1.3 S a cui sono state apportate diverse migliorie per renderla più grintosa e speciale, più vicina ad una piccola saetta da prova speciale che ad una semi lussuosa coupé da tutti i giorni.

CARATTERISTICHE DEL MOTORE

Sotto al suo cofano romba un piccolo V4 mille-e-tre rivisto in alcune sue componenti per riuscire a tirare fuori 110 cv a fronte dei 90 originali. Le modifiche apportate sono un po' le solite che si fanno su un motore aspirato: testata lavorata e condotti lucidati, rapporto di compressione portato a 10,5:1, bielle e volano alleggeriti, albero lucidato. A questo uniamo alberi a camme con aspirazione ritardata di 5° a scarico anticipato di 5°. Le trombette di aspirazione lavorate dal pieno alimentano due carburatori doppio corpo Solex C35 PHH23 con taratura squadra corse Lancia per Fulvia HF 1.3 Gr.3. Infine, giusto per non litigare con i vicini, allo scarico diretto in acciaio inox è stata aggiunta una valvola di bypass tra centrale e finale azionabile direttamente dall'abitacolo con una levetta dalla quale sarà difficile stare lontano, dato il soave rombo di questo piccolo gioiello di meccanica italiana.

LE MODIFICHE

Il motore tuttavia è solo la ciliegina della torta: le modifiche fatte su questa Lancia, anche a livello di rinforzi del telaio e di regolazioni sulle sospensioni, sono numerose. Le più interessanti - e godibili a livello estetico come le cerniere in alluminio forate - sono quelle fatte per renderla più leggera possibile: i vetri laterali sono stati sostituiti da dei pannelli in lexan, la scocca interna è nuda e senza rivestimento antirombo e l'auto è appoggiata su quattro bellissimi cerchi firmati Campagnolo di provenienza Porsche 914 (per la gioia dei puristi). In questo modo, la nostra Fulvia ferma l'ago della bilancia a soli 820 kg, la metà di molte utilitarie odierne. Una volta legati ai sedili con le cinture a 4 punti ed in movimento, complice l'abitacolo arioso e particolarmente luminoso e la piacevole sensazione di leggerezza, ci si trova immediatamente a proprio agio con questa meraviglia di alluminio e acciaio e ferro e benzina e passione e stile dell'Italia che fu.

Ovviamente bisogna avere alcune accortezze, l'alimentazione a carburatori richiede un approccio un po' diverso rispetto a quanto siamo abituati con l'iniezione elettronica, il motore è molto più vivo, nel vero senso della parola. Se sotto è un po' fiacco, una volta vinta l'inerzia e riempiti per bene i due Solex, il piccolo V4 si lancia in avanti allegro ed energico andando a far accendere la spia del fuorigiri piuttosto in fretta ed invitarvi a cambiare, pena la sbiellata posta a 8.000 giri al minuto. Meraviglioso il dettaglio del pomello per regolare l'intervento della spia salva bielle. Non ci sono ABS e nemmeno il servosterzo e lo sforzo che richiede la guida di questi filanti 820 kg è notevole, soprattutto se ci si fa prendere la mano.

UN'AUTO PURA E DIVERTENTE

La purezza di questa Fulvia è tale che ci si trova subito a guidarla un po' con il coltello fra i denti. Se il cambio non è dei più precisi al mondo lo stesso non si può dire dello sterzo, diretto e molto comunicativo. Anche in una piccola stradina ci si trova a guidarla buttando l'anteriore interna verso la corda come in una speciale. Inoltre, anche guidando a velocità del tutto normali, le sensazioni che arrivano alle vostre sinapsi attraverso il telaio sono quanto di più puro e non filtrato possa esistere. Questa auto, pur non essendo necessariamente veloce, risulta divertente e gustosa come poche, il vero piacere di guida.