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Citroën Saxo VTS, la magica francese tutto pepe

Negli anni ‘90 abbiamo vissuto il periodo d’oro delle compatte pepate francesi: sono stati anni magici e indimenticabili per molti, anni di guidate veloci e nervose con la ruota interna alzata, anni culminati nelle leggendaria Renault Clio Williams o, per restare all’interno di una cilindrata più contenuta, nella Peugeot 106 Rallye e nella sua gemella diversa Citroën Saxo VTS.

Le gemelle dei Rallye

Entrambe basate sul pianale della sbarazzina Citroën AX Sport, la 106 e la Saxo sono pressoché identiche sotto tutti gli aspetti, ma, essendo arrivata molto prima della Saxo, la 106 raccoglie molti più fan ed ha iniziato sin da subito a riempire i cuori degli appassionati e i primi posti delle classifiche dei Gruppi A e N nei rally.

Meno “esotica” e purtroppo finita vittima del tuning becero degli anni ‘90 - primi anni 2000, la Saxo condivideva con la 106 non solo le linee di produzione ma anche alcuni lamierati e, se nelle versioni più rilassate era una tranquilla utilitaria da utilizzo prettamente cittadino, lo stesso non si può dire della sua versione top di gamma, la Saxo VTS (che in francese suona come “Vitèsse”, velocità).

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La meccanica

Questo risultato è stato ottenuto infilando l’1.6 16V da 118 cv in una vettura di appena 900 kg appoggiata su un sistema di sospensioni a quattro ruote indipendenti, MacPherson davanti e bracci tirati con barre di torsione al posteriore. Ad aiutarci nelle staccate più impegnative c’è un impianto frenante a quattro freni a disco, sufficiente per tenere a bada un’auto caratterizzata da un comportamento su strada invidiabile, sia in termini di velocità pura che per quanto riguarda la dinamica di guida. Portata a sgranchirsi i semiassi lungo un passo di montagna e presa confidenza con un modo tutto francese di fare le auto sportive (un volta, ora con questo schema sospensivo posteriore non se ne fanno più), la Saxo VTS regalerà momenti di vera estasi: stacca, scala, punta dentro e giù gas. È la curva di coppia del motore aspirato, è il rilascio della potenza in maniera efficiente e lineare a percorrere e a chiudere la curva. Sembra quasi magia.

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La magia del retrotreno

Ed il retrotreno è lì, sempre attivo e parte integrante dell’esperienza di guida di questa vettura: molto leggero e ballerino a volte - specie nelle staccate più cattive - sembra che voglia sorpassarvi ma è solo una sensazione. Lavorando bene con il gas, il retrotreno invece che superarvi, spinge, caricando l’avantreno e le ruote sterzanti di grip meccanico, rendendole precise come due bisturi in mano ad un chirurgo. La Saxo VTS è infatti una trazione anteriore particolare: non è solo il motore e l’avantreno a lavorare: è tutto il telaio che prende quel che sta succedendo davanti e lo trasferisce dietro rendendo il retrotreno tanto attivo e presente, piuttosto che lasciarlo come un inerte vagone a seguire.

A completare il quadro c’è un motore insospettabilmente sveglio e voglioso di giri; dal minimo vince l’inerzia con estrema facilità per poi lanciarsi verso il limitatore con una esuberanza spesso riservata ad altri tipi di motore ed un cambio preciso come pochi altri. Sembra di spostare i selettori con le dita tanto piacevole è la sensazione che trasmette alla leva. Ed è proprio questo retrotreno che lavora e che sembra sfuggire la caratteristica che rende la Saxo VTS così agile e divertente sui passi di montagna e così efficace nei rally, ma anche abbastanza insidiosa da guidare in strada se, come detto, non la si domina con riguardo. Di racconti, anche di piloti, che hanno lasciato queste auto contro i guardrail per dei sovrasterzi in rilascio ne è pieno il mondo.

Un'auto rara

La Saxo è agile e veloce, affamata di giri, precisa in ingresso curva a patto che venga trattata bene e che, MAI, si molli il gas in maniera repentina con le ruote anteriori girate. In ogni caso, tutte le volte che riuscirete a sopravvivere al giretto in montagna, scenderete col sorriso tra le labbra e vi sentirete dei veri rallysti. L’unico vero difetto della Saxo VTS è che oggi è difficilissimo trovarne un esemplare originale o modificato con cognizione, oppure che non abbia passato 220.000 km percorsi a limitatore come muletto per provare le speciali. Chi le ha, giustamente se le tiene, perché sono auto fantastiche, come ormai sfortunatamente non ne fanno più.

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