Alfa Arna e le sue sorelle: vota l'auto più brutta degli anni '80

C&#39;&egrave; stato un tempo in cui per comprarsi un&#39;auto sportiva degna d&#39;esser definita tale non serviva spendere cifre a tanti zeri. Un periodo storico ormai perso per via della modernit&agrave;, dell&#39;avanzamento di nuove tecnologie e alimentazioni, che fanno vivere quell&#39;epoca come il ricordo di una forma di automobilismo che non c&#39;&egrave; pi&ugrave;. Vero, ma anche falso: perch&eacute; gli anni delle mitiche hot hatch, che coprono tutti gli anni Ottanta e parte dei Novanta, rivivono oggi nella mente e nei cuori degli appassionati, tra chi ne possiede ancora una in garage e chi non ce l&#39;ha ma ne sa apprezzare fascino e prestigio ancora oggi, a distanza di decenni.    Nel listino dell&#39;usato di Auto, tante occasioni da non perdere a portata di click  Clicca qui per la pagina successiva  &nbsp;  &nbsp;  VOLKSWAGEN GOLF GTI    Una storia che inizia nel 1976, a Wolfsburg, con la nascita della prima Volkswagen Golf GTI. La prima hot hatch di sempre, la prima auto a portare in dote quel tipo di categoria (in pratica, la versione sportiva, dal peso contenuto, di una hatch back, le classiche berline due volumi cinque porte con portellone posteriore). La sua avventura prosegue ancora oggi con l&#39;ottava generazione, ma sono le prime due serie (1976-1983 e 1984-1991) ad averne decretato fama e successo.  La prima Golf GTI si presenta nel &#39;76 con una veste molto pi&ugrave; &quot;ignorante&quot; rispetto alla berlina di serie, lanciata due anni prima. Gi&agrave; nel frontale, che accoglie la griglia a nido d&#39;ape e la bordatura rossa nella calandra. Le forme, sempre squadrate ma filanti, ospitano un rinnovato motore (manco a dirlo, benzina) 1.6 da 110 cv di derivazione Audi che incrementano di molto le prestazioni sportive e la maneggevolezza, grazie anche alla leggerezza (810 kg di peso). Prodotta in soli 5.000 esemplari, la prima Golf GTI - che introdurr&agrave; il pomello del cambio a forma di pallina da golf, marchio di fabbrica del modello di l&igrave; a venire - nel 1982 introdurr&agrave; anche un nuovo propulsore &quot;milleeotto&quot; sempre Audi in grado di esaltare ancora di pi&ugrave; la coppia.  Il doppio faro tondo &egrave; la novit&agrave; estetica pi&ugrave; rilevante della seconda generazione, che viene spinta prima da un 1.8 da 107 cv e poi, a partire dal 1986, dallo stesso 4 cilindri, ma a 16 valvole, con la potenza che sale a 129 cv, che senza il catalizzatore arrivano fino a 139 cv. Gli automobilisti, Golfisti o meno, si lasciano attrarre dalle caratteristiche del modello e ne decretano il successo commerciale.&nbsp;&Egrave; ufficialmente partita l&#39;era delle hot hatch.  Volkswagen, per i 45 anni di Golf GTI la Hot hatch Edition 45  Clicca qui per la pagina successiva  &nbsp;  &nbsp;  PEUGEOT 205 GTI    Un&#39;era che aveva gi&agrave; trovato degne rappresentanti, a partire dalla Peugeot 205 GTI. Versione sportiva della famosa berlina francese, la GTI venne lanciata sul mercato non solo vantando le doti di guida, ma anche gli elementi di lusso che potevano attrarre ancora di pi&ugrave; la clientela.&nbsp;  Viene introdotta nel 1986 con doppia motorizzazione benzina: 1.6 da 115 cv e 1.9 da 103 cv, poi negli anni &#39;90 arriva anche la GTI Plus, ancora pi&ugrave; elegante, fornita con una raffinata e luminosa verniciatura Verde Sorrento metallizzato e dotazioni di serie esclusive come servosterzo e aria condizionata, all&#39;epoca non cos&igrave; scontata. I sedili in pelle e il sistema ABR, antenato dell&#39;odierno ABS, completavano il quadro della francese pi&ugrave; piccante di sempre.  Peugeot 205: la storia di una GTI alla francese  Clicca qui per la pagina successiva  &nbsp;  &nbsp;  LANCIA DELTA INTEGRALE    E l&#39;Italia? Il nostro Paese, in termini di hot hatch, dovrebbe avere una cattedra universitaria. I modelli passati alla storia del segmento sono essenzialmente due. Il primo &egrave; il pi&ugrave; celebre e amato di tutti: Lancia Delta Integrale.  Auto dell&#39;Anno 1980, la Delta, disegnata da Giorgetto Giugiaro, &egrave; un mito italiano che copre un periodo lungo, dal 1979 al 1993. In quei 14 anni vedono la luce quattro generazioni diverse della berlina. La versione base arriva a un picco di 130 cv nel 1983 con il motore 1.6 bialbero turbocompresso da quasi 200 km/h di velocit&agrave; massima, ma tre anni dopo Lancia fa ancora meglio, lanciando la HF 4WD, la prima a trazione integrale. Presenta nuovi paraurti con fendinebbia, inediti fari anteriori, cerchi in lega, interni e plancia rinnovati e motore 1600 HF Turbo a iniezione elettronica da 140 cv.  A partire dall&rsquo;anno successivo, la versione rally HF Integrale far&agrave; incetta di titoli mondiali e far&agrave; appassionare i tifosi. Gli stilemi della versione da rally si riscontrano anche nell&#39;ultima serie, quella che metter&agrave; fine alla storia di un successo che ancora oggi, a distanza di anni, &egrave; desiderato da tanti italiani.  Lancia Delta HF Integrale, in Svizzera diventa un&#39;ambulanza delle nevi  Clicca qui per la pagina successiva  &nbsp;  &nbsp;  FIAT UNO TURBO    La seconda italiana in questione &egrave; la Fiat Uno Turbo, versione sportiva e &quot;selvaggia&quot; della segmento B pi&ugrave; famosa della storia automobilistica italiana. Lanciata nel 1985, un anno dopo che la versione base vince il titolo di Auto dell&#39;Anno, il nome completo della vettura &egrave; Fiat Uno Turbo i.e., con la sigla ad identificare l&#39;iniezione elettronica che caratterizza la motorizzazione. Gli ingegneri Fiat prendono il motore della Uno, ne modificano corsa e alesaggio e lo dotano di un turbocompressore VL2 della giapponese IHI raffreddato ad acqua, con intercooler e pressione massima di sovralimentazione 0,55 bar. Il quattro cilindri 1.3 della Uno adotta inoltre due centraline differenti, una per l&#39;iniezione elettronica a cura di Bosch e una per l&#39;accensione elettronica a firma Magneti Marelli. La potenza arriva cos&igrave; a 105 cv, che insieme al peso di soli 845 kg complessivi, rende la Uno Turbo l&#39;utilitaria pi&ugrave; aggressiva della sua categoria.  Grazie anche al nuovo impianto di scarico, alla nuova taratura delle sospensioni e ad alcuni dettagli aerodinamici come lo spoiler posteriore, la Uno Turbo i.e. riesce a raggiungere una velocit&agrave; massima di 200 km/h, accelerando da 0 a 100 km/ in 8,3 secondi. Sar&agrave; commercializzata fino al 1994, in due serie e alcuni allestimenti speciali.  Clicca qui per la pagina successiva  &nbsp;  &nbsp;  FORD SIERRA RS COSWORTH    Anche dagli USA non sono rimasti a guardare. La hot hatch a stelle e strisce pi&ugrave; famosa &egrave; senz&#39;altro lei, Ford Sierra RS Cosworth, la pi&ugrave; brutale e conosciuta in Italia anche per essere la vettura protagonista del film &quot;Velocit&agrave; massima&quot; (2002) con Valerio Mastandrea.  Si tratta della versione sportiva della Sierra, che negli anni &#39;80 &egrave; la berlina top di gamma di Ford. L&#39;Ovale Blu chiede la collaborazione con Cosworth, un sodalizio che ha gi&agrave; generato il motore pi&ugrave; importante nella storia non della Formula 1 ma del motorsport in generale: il Dfv Ford-Cosworth, il propulsore V8 (Dfv sta per &quot;Double four valve&quot;, ovvero &quot;quattro valvole doppie&quot;) che tra gli anni &#39;60 e &#39;80 ha fatto &quot;campare&quot; tantissime scuderie, corso oltre 500 Gran Premi e vinto titoli mondiali sia piloti che costruttori.  Carrozzeria sempre berlina, a tre porte, la Sierra RS &egrave; caratterizzata da un ampio alettone posteriore divenuto iconico, e in grado di garantire aerodinamica e stabilit&agrave; alla vettura insieme alle due ruote motrici. La macchina &egrave; spinta da un 4 cilindri 2.0 sovralimentato con testata a 16 valvole, capace di erogare 204 CV, di andare alla velocit&agrave; massima di 240 km/h e accelerare da 0 a 100 in 6 secondi. Il cambio a doppia frizione cinque rapporti &egrave; della BorgWarner, mentre il differenziale autobloccante a giunto viscoso e i freni a disco con sistema elettronico d&#39;anti-bloccaggio sono un invito a schiacciare gi&ugrave; il pedale dell&rsquo;acceleratore. La Ford Sierra RS Cosworth termina la produzione nel 1993, lasciandosi alle spalle un mito che continua ancora oggi, tutto cavalli, valvole e pistoni.  Cosworth acquista Delta Motorsport: primo passo verso l&#39;elettrico  Clicca qui per la pagina successiva  &nbsp;  &nbsp;  RENAULT CLIO WILLIAMS    Impossibile non terminare la nostra rassegna con quella che &egrave; probabilmente la pi&ugrave; &quot;bella&quot; del lotto. Un&#39;altra francesina, la Renault Clio Williams, icona degli anni &#39;90, nata dai successi colti dalla scuderia inglese in F1.  Nel 1993, infatti, per omaggiare la vittoria del mondiale piloti e costruttori 1992 della Williams di Nigel Mansell, di cui Renault era fornitore del motore, venne lanciata la versione sportiva della celebre utilitaria francese. Spinta da un propulsore con cilindrata da 2 litri - prima berlina ad avere tale caratteristica -, erogava 147 CV e 215 km/h di velocit&agrave; massima.  Dal punto di vista estetico, &egrave; francamente difficile rimanere indifferenti al contrasto tra la colorazione blu accesa della macchina e i cerchi dorati: un binomio divenuto iconico, proprio come la vettura e la categoria che ha degnamente rappresentato.  Renault Clio Williams, icona degli anni &#39;90  Clicca qui per tornare all&#39;inizio 

<p>Sono le berline pi&ugrave; celebri che decenni fa, tra gli anni Ottanta e Novanta, hanno dato un nuovo significato al termine &quot;auto sportiva&quot;, ancora oggi amate e ricordate con nostalgia</p> 

Le mitiche sportive anni &#39;80-&#39;90, belle e dannate

Volkswagen Golf GTI, la prima; le icone italiane Lancia Delta Integrale e Fiat Uno Turbo; le francesi tutto pepe Peugeot 205 GTI e Renault Clio Williams; la brutale Ford Sierra RS Cosworth: ecco le berline più celebri che decenni fa hanno dato un nuovo significato al termine "auto sportiva"

Hot hatch: le mitiche sportive anni '80-'90

Disimpegno, edonismo, voglia di divertirsi, ricerca del brivido. Negli anni '80 il mondo delle auto cavalcò la tendenza con una serie di modelli assurti a imperitura memoria degli appassionati ed entrati direttamente nella leggenda. Eccone alcuni che vi riporteranno indietro nel tempo, facendovi rivivere un decennio indimenticabile nella storia delle quattro ruote  

Auto, le regine degli anni '80. Quale preferite ? FOTO

Quasi si fossero date appuntamento, sono appena arrivate in concessionaria tutte le pi&ugrave; recenti versioni delle cosiddette piccole bombe: Ford Fiesta ST, Peugeot 208 GTI, Renault Clio RS&nbsp;a fare compagnia alla gi&agrave; ben piazzata Abarth Grande Punto.  Vetture accomunate dalla cavalleria (da 180 a 200 cavalli), dalla cattiveria estetica e dal fatto che ognuna di esse ha una celebre antenata alle spalle. Un esempio? La piccoletta qui sopra, una delle antesignane del genere &ldquo;hot hatch&rdquo; nonch&eacute; sogno proibito di ogni appassionato durante gli anni Ottanta e Novanta: la Fiat Uno Turbo i.e. Antiskid classe 1988, evoluzione della prima Uno Turbo datata 1985, le cui ultime sigle stampigliate sul portellone avevano un significato ben preciso: &ldquo;i.e.&rdquo; stava per iniezione elettronica, un bel salto di qualit&agrave; rispetto ai carburatori, e &ldquo;Antiskid&rdquo; per sottolineare la presenza dell&rsquo;ABS.  Certo, oggi viene da sorridere sul fatto che occorresse sbandierare ai quattro venti di avere l&rsquo;antibloccaggio e l&rsquo;iniezione. Ma trattandosi di squisitezze tecnologiche che all&rsquo;epoca erano piuttosto rare (c&rsquo;erano berline Alfa e Fiat che sul baule recavano la sigla &ldquo;aria condizionata...&rdquo;), non c&rsquo;&egrave; poi tanto da meravigliarsi. Viene da sorridere ancora leggendo la scheda tecnica della Uno Turbo i.e., sigla che tanto per restare in tema era riportata a caratteri cubitali e in rosso fuoco anche sul volante: il suo 4 cilindri &ldquo;milletre&rdquo; turbo era accreditato di 105 cavalli, la stessa potenza di un odierno 0.9 TwinAir nella sua variante pi&ugrave; spinta. Eppure quei numeri che oggi paiono ridicoli erano capaci, 25 anni fa, di far volare la fantasia e anche la vettura stessa.  Nel nostro articolo dell&rsquo;epoca si parlava infatti di &ldquo;accelerazione mozzafiato&rdquo; e del fatto che fosse un &ldquo;lampo&rdquo; in ripresa. Tutto vero, rapportato al periodo storico. Perch&eacute; sebbene la potenza fosse limitata, lo era anche il peso (appena 845 chili appena) e dunque 9 secondi netti per bruciare lo 0-100 e una velocit&agrave; di punta di 200 km orari effettivi erano numeri davvero da sballo, che tra l&rsquo;altro rendevano la Uno Turbo i.e. la pi&ugrave; performante della classe. Con sospensioni ovviamente riviste rispetto alle Fiat Uno standard, la Turbo era piuttosto rigida per essere agile e maneggevole in curva, anche se pativa un po&rsquo; di sottosterzo soprattutto sul bagnato. La manovrabilit&agrave; del cambio non era eccezionale, ma la vettura si faceva perdonare grazie al piccolo &ldquo;milletre&rdquo; dalla notevole spinta gi&agrave; a 2500 giri, che per un Turbo dell&rsquo;epoca significava una grande fluidit&agrave; d&rsquo;erogazione.  Con un prezzo nel 1988 di oltre 18 milioni di lire, la Uno Turbo i.e. era un oggetto per pochi, sebbene la sua diffusione fu larghissima e contribu&igrave; anche alla proliferare del tuning. &Egrave; proprio per questo che trovare oggi un esemplare originale, con pezzi di serie e in buone condizioni, pu&ograve; comportare una spesa relativamente importante, anche nell&rsquo;ordine degli 8mila euro.  Segui @auto  // <![CDATA[ !function(d,s,id){var js,fjs=d.getElementsByTagName(s)[0];if(!d.getElementById(id)){js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="//platform.twitter.com/widgets.js";fjs.parentNode.insertBefore(js,fjs);}}(document,"script","twitter-wjs"); // ]]>  

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