Coronavirus può rallentare la crescita delle auto elettriche

Coronavirus può rallentare la crescita delle auto elettriche

La crisi piombata sulle spalle delle case automobilistiche, i posti di lavoro a rischio, sono alcuni dei possibili fattori di rallentamento degli investimenti - e diffusione sul mercato - sulle auto elettriche

09.04.2020 ( Aggiornata il 09.04.2020 18:19 )

Il processo di elettrificazione in atto nell’industria automobilistica ha costi enormi, tanto più se osservato dalla prospettiva delle auto elettriche a batteria. È un dato che non può essere dimenticato, quello degli investimenti da decine di miliardi di euro previsti dai grandi player dell’industria per rientrare nei nuovi parametri voluti in Europa in materia di emissioni medie di Co2.

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Una sfida (e un finanziamento) affrontata rastrellando risorse e procedendo per tagli su prodotti non essenziali o a bassi margini di contribuzione, con sinergie (leggi, costi spalmati su più modelli e partnership tra case) e ottimizzando i costi per far fronte all’approvvigionamento di materie prime e la fornitura di pacchi batterie per le auto elettriche, fino allo sviluppo di architetture spesso dedicate.

Il virus rallenta il processo inevitabile

Uno scenario sul quale, la pandemia di coronavirus, entra a gamba tesa. Per il drastico crollo della domanda, lo stop prolungato della produzione – a partire dalla catena di fornitori –, i posti di lavoro a rischio e il conseguente, ridotto, potere d’acquisto.

Lo shock esterno prodotto dalla diffusione globale del virus Sars-CoV-2 potrà rivelarsi in un momentaneo rallentamento degli investimenti sul percorso elettrico affrontato dalle case automobilistiche nel breve-medio periodo.

Allentare le briglie delle normative EU

Secondo un’analisi condotta da Deloitte, un allentamento dei vincoli sulle emissioni medie di Co2 potrebbe essere opportuno per favorire il rilancio dell’industria. “Il passaggio dei Paesi più avanzati verso l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili è un processo irreversibile, ma la complessità della tecnologia legata allo sviluppo della mobilità elettrica richiede enormi investimenti pluriennali, oggi poco compatibili con la contrazione dei margini di profitto e la crisi di liquidità delle imprese.

A questa possibile contrazione degli investimenti, vanno aggiunti anche gli effetti dello slittamento del lancio di nuovi modelli elettrici, dovuti anche al rinvio dei principali eventi di settore.

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Con il crollo delle vendite, non è immaginabile una penalizzazione dei modelli benzina o diesel che hanno maggior mercato. Inoltre, l’incertezza dell’effettiva ripartenza dei produttori asiatici di batterie e componenti elettrici potrebbe compromettere la supply-chain e la capacità produttiva dei veicoli elettrici in Europa”, commenta Giorgio Barbieri, responsabile del settore Automotive per Deloitte Italia.

Mercato globale in frenata del 12%

Le stime sulla contrazione del mercato dell’auto globale, nel 2020, dicono di una produzione da 11 milioni di veicoli in meno, rispetto al dato di 88,9 milioni di mezzi prodotti lo scorso anno. E se la domanda di auto elettrificate – comprendendo anche le auto ibride e ibride plug-in – è risultata in crescita nel 2019, un dato non trascurabile nel breve periodo, sono anche le quotazioni del petrolio, crollate per l’assenza di domanda e stabilizzate sui 34 dollari/barile sulla scia di un possibile accordo per i ltaglio della produzione dall'OPEC.

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Dovesse concretizzarsi il quadro descritto dall’analisi Deloitte, di un rallentamento degli investimenti sull’elettrico, il passaggio necessario per rilanciare la domanda e ridurre le emissioni inquinanti dei veicoli passa da politiche di incentivazione al ricambio del parco auto circolante più datato, con auto nuove – benzina e diesel – più efficienti e pulite.

L’interesse verso le auto elettrificate – a batteria e ibride – rilevato dal Global Automotive Consumer Study di Deloitte registra, in Italia, un 71% tra gli automobilisti se proiettato sul lungo termine.

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