Auto elettriche: la metà dei punti di ricarica è in soli 2 Paesi europei

Auto elettriche: la metà dei punti di ricarica è in soli 2 Paesi europei

Sono Olanda e Germania i territori che hanno il maggior numero di colonnine, pari al 50% di quelle distribuite negli altri 23 Stati. L’Italia è al 5° posto

di Redazione

24.06.2022 ( Aggiornata il 24.06.2022 18:13 )

I veicoli elettrici stanno prendendo, con sempre più forza (e grinta) il loro posto nel mercato europeo e non solo. Ciò implica che, di pari passo con la loro crescita, debbano esserci anche i punti per ricaricare le vetture, le cosiddette colonnine. Ed è qui che il problema sorge. Pare infatti che in molti Paesi europei ci siano dei ritardi nelle loro installazioni e questo crea una serie di disagi. La denuncia proviene da Acea, l’associazione che raggruppa i produttori di auto del continente, la quale fa notare che la metà dei punti di ricarica per i veicoli elettrici è concentrata in soli due paesi europei: Olanda e Germania, che ne hanno rispettivamente 90mila e 60mila. L’Italia, purtroppo, si trova al 5° posto.

Ricarica auto elettriche, primato all’Olanda

L’Olanda sembra detenere il primato per infrastrutture costruite sul suo territorio. La segue la Germania. Entrambe hanno più punti di ricarica di altri 23 Stati membri messi insieme. Quindi, a calcoli fatti, le colonnine si dividono così: 50% in Olanda e Germania, 50% nella restante Europa. Secondo Acea pare che il problema vada ritrovato in una sorta di spaccatura fra Europa Centrale e Orientale ed Europa Occidentale. Nonostante con il tempo la costruzione di questi impianti sia aumentata, non ha raggiunto un numero tale da farlo essere sufficiente.

Inoltre, per arrivare agli obiettivi di CO2, bisogna incentivare l’acquisto di auto elettriche in tutti i Paesi europei ma, dall’altra parte, è necessario essere anche provvisti delle colonnine. Uno studio fatto a riguardo dice che entro il 2030 bisognerà avere 6,8 milioni di punti di ricarica pubblici affinché si arrivi a raggiungere la riduzione del 55% di CO2 proposta per le auto. Ciò a cui ci si affida, adesso, è l’AFIR, il regolamento sulle infrastrutture dei combustibili alternativi, che si spera possa aiutare a risolvere il problema, essendo questo il suo focus.

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