Alla portata complessiva del
dieselgate,
11 milioni di auto del Gruppo Volkswagen con emissioni inquinanti ampiamente oltre la norma, si aggiungono giorno dopo giorno dettagli più specifici, come, ad esempio, l
'esatta determinazione dei modelli coinvolti. Dopo la dichiarazione dell'amministratore delegato della divisione auto di Volkswagen, Herbert Diess, secondo il quale sarebbero per l'esattezza 5 milioni i veicoli con il marchio della casa di Wolfsburg fuorilegge (Golf VI generazione, Passat VII generazione, Tiguan prima serie), arriva il "conto" per
Audi.
Due milioni e 100 mila auto prodotte dalla casa di Ingolstadt montano il software dello scandalo, in grado di
ingannare i test di omologazione. Secondo quando illustrato da Juergen de Graeve, portavoce Audi che a
Bloomberg ha aggiunto:
«Stiamo lavorando a pieno regime per trovare una soluzione tecnica. Quando l'avremo, scriveremo ai clienti e aggiorneremo le auto per farle rientrare all'interno delle norme sulle emissioni».
In Europa sono 1 milione e 420 mila i veicoli coinvolti, di cui 577 mila in Germania, mentre 13 mila esemplari appena quelli "incriminati" e venduti negli USA. Praticamente trasversale all'intera gamma, il problema:
Audi A1, Audi A3, Audi A4, Audi A5, Audi A6, Audi TT, Audi Q3 e Audi Q5.
Appurato quali auto hanno superato i controlli grazie all'imbroglio software, adesso ci si interroga sulle
soluzioni da intraprendere per assicurare un prodotto ai clienti in linea con i requisiti di legge. Immaginare che un
semplice intervento di tipo elettronico possa essere risolutivo non convince del tutto.
Ovviamente,
ridurre le prestazioni sull'altare delle emissioni inquinanti in sede di
richiamo appare una strada ricca di insidie, perché metterebbe il gruppo davanti al rischio di azioni collettive dei consumatori, che si ritroverebbero un
prodotto, per quanto legale, non conforme alle promesse prestazioni.
Secondo Nick Molden, amministratore delegato di Emission Analytics, interpellato da
Automotive News, si potrebbe ricorrere all'
adozione di trappole di NOx più elaborate, ma anche costose e con
tempi di adeguamento del parco circolante coinvolto dallo scandalo molto più lunghi, senza tralasciare il dettaglio delle lungaggini dipendenti dalla fornitura dei componenti per una miriade di automobili.
Fabiano Polimeni