Un gruppo di vetture con ottime potenzialità di riuscita, ma che non hanno mai convinto del tutto gli appassionati

Auto sportive finite nel dimenticatoio: la top 10 delle meteore

<p><strong>Auto sportive</strong>, croce e delizia per gli appassionati. Costose, spesso meccanicamente “delicate” ma uniche e in grado di regalare <strong>emozioni alla guida</strong> come poche vetture sanno fare. E di quelle che hanno lasciato il segno, nel corso degli anni, ce ne sono state davvero tante, ma altrettante sono <strong>quelle cadute nel dimenticatoio</strong>. Meteore in un segmento dove la concorrenza è spietata. Ma siamo <strong>sicuri che meritassero questa fine?</strong> No, o almeno non tutte: ecco le 10 che forse potevano essere salvate.</p>

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<h2>Porsche 968</h2>

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<p>In tutte le famiglie numerose ci sono figli che crescono all’ombra di qualche fratello. In casa Porsche questo è accaduto con la <strong>968</strong> che ha dovuto sempre combattere per imporsi, abbagliata dalla luce accecante della <strong>911</strong>, il simbolo della sportività per eccellenza. Prodotta dal 1991 al 1995, era stata pensata come evoluzione della 944 (e infatti doveva chiamarsi 944 S3), ma in fase di progettazione furono cambiati così tanti aspetti che da Porsche decisero di dare un nome nuovo. La nuova sportiva montava un<strong> motore anteriore raffreddato a liquido abbinato alla trazione posteriore</strong>, un 3.0 litri quattro cilindri in linea (preso dalla 944) da 750 cc e <strong>240 CV</strong>, un cambio montato sul retro e un transaxle per una perfetta distribuzione del peso. Ma c’erano molte novità soprattutto dal punto di vista estetico: il frontale e la coda vennero completamente ridisegnati.</p>

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<h2>Holden Monaro</h2>

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<p>Un <strong>motore pushrod aspirato</strong> all’anteriore (un 6 cilindri in linea o nella versione premium un V8 di matrice Chevrolet), un cambio manuale e due ruote motrici nella parte posteriore. Semplici caratteristiche che permettevano alla <strong>Holden Monaro</strong> di essere una (quasi) perfetta muscle car. Nonostante le sue doti, la vettura prodotta in Australia non ebbe il successo sperato e in molti l’hanno completamente dimenticata.</p>

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<h2>Spyker C8 SWB</h2>

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<p>I nostalgici che riflettono sulla<strong> Spyker C8 SWB</strong>, e su quanto fosse bello guidarla (per chi ne ha avuto la possibilità), vi diranno che stare al volante di questa sportiva olandese regalava una sensazione di benessere. Un mix di caratteristiche - il V8 da 4,2 litri (Audi) potenziato fino a raggiungere <strong>400 CV e 300 km/h di velocità massima</strong>, oltre agli interni stile anni ’30 - rendo questa vettura perfetta per far divertire il pilota.</p>

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<h2>TVR Tuscan</h2>

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<p>Oggi potrebbe far impazzire i collezionisti, ma nel 1998 la <strong>TVR Tuscan</strong> non scatenò negli appassionati tutto questo fervore, nonostante un<strong> motore 6 cilindri in linea</strong>, completamente sviluppato dall’azienda, chiamato <strong>Speed Six</strong>, una bestia a carter secco, con corpo farfallato individuale, capace di erogare ben <strong>400 CV</strong>. Un motore che ha dato molti problemi, e questo fa capire che meccanicamente peccava di forza e robustezza. Ma potenzialmente poteva dare molte soddisfazioni.</p>

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<h2>Lucra LC470</h2>

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<p>Avete mai sentito parlare delle prestazioni di <a href="https://www.auto.it/news/news/2021/01/20-3838218/lucra_lc470_roadster_la_supercar_sconosciuta_da_322_km_h/" rel="noopener" target="_blank"><strong>Lucra LC470 Roadster</strong></a>? Se la risposta è no, non c'è da stupirsi (il brand viene fondato nel 2006 da Luke Richards, cresce in Europa e ma si trasferisce presto negli Stati Uniti). Non si tratta certo di un nome familiare tra gli appassionati. Peccato che l’auto, prodotta nel 2019 in 63 esemplari, riesca ad accelerare da 0 a 100 km/h in 2,5 secondi: performance che in genere vediamo sulle hypercar di ultima generazione. Costruita su un telaio in fibra di carbonio, pesa appena 907 kg e arriva a toccare la <strong>velocità massima di 322 km/h</strong>.</p>

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<h2>Light Car Company Rocket</h2>

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<p>Si tratta della <strong>prima e unica vettura progettata dalla Light Car Company</strong>, nel 2007, e con un nome così (letteralmente “il razzo della compagnia di auto leggere”) non è difficile intuire gli scopi dell’azienda. Una monoposto (la cui carrozzeria ricorda le vetture di F1 di inizio anni ’60) dalla straordinaria maneggevolezza e dallo spazio di arresto minimo, uniti alla possibilità di raggiungere i 10.500 giri/min.</p>

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<h2>Maserati Shamal</h2>

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<p>Prodotta in soli 369 esemplari a cavallo tra la fine degli anni ’80 e metà anni ’90, la <strong>Maserati Shamal</strong> era basata sul telaio della Maserati Kanif che a sua volta si spirava a quello della Biturbo Soyder, e montava un nuovo V8 biturbo da 3,2 litri all’anteriore, sovralimentato da due turbocompressori e in grado di sviluppare <strong>326 CV</strong>, oltre a spingere la sportiva <strong>oltre i 270 km/h</strong> e con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,3 secondi. Questo modello, purtroppo finito nel dimenticatoio, era stato disegnato da Marcello Gandini, la cui firma si notava soprattutto sul profilo del parafango delle ruote posteriori.</p>

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<h2>BMW Z1</h2>

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<p>A cavallo tra la fine degli anni 80’ e l’inizio degli anni ’90, <strong>BMW</strong> produceva circa 8.000 esemplari della sua decappottabile <strong>Z1</strong>. Ai tempi, in molti si lamentarono del non troppo elevato livello di velocità e potenza: il sei cilindri in linea a 12 valvole da 2.5 litri erogava<strong> 170 CV</strong>, con una velocità massima di <strong>225 km/h</strong> e un’acellerezione da 0 a 100 km/h in 7,9 secondi. Non chissà quali prestazioni, ma più che oneste per una vettura di questo tipo. Senza contare che il grande lavoro fatto sulla BMW Z1 riguardava un <strong>approfondito studio aerodinamico</strong>, tale da garantire un coefficiente di residenza aerodinamico di 0,36 cx a tetto chiuso e di 0,43 cx a tetto aperto.</p>

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<h2>Subaru SVX</h2>

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<p>Siamo ancora negli anni ’90, questa volta a produrre una sportiva non abbastanza apprezzata c’è <strong>Subaru</strong> con la sua <strong>SVX</strong> (in Europa le vendite non arrivano a 2.500 unità). La linea era stata disegnata da Giorgetto Giugiaro (infatti si nota una certa somiglianza con la DeLorean DMC-12). Il motore, invece, era già stato impegnato su altri modelli della Casa: si tratta del 6 cilindri da 3.3 litri bialbero in grado di erogare <strong>231 CV</strong> e 309 Nm. La <strong>velocità massima era di 240 km/h</strong> e un’accelerazione 0-100 in 8 secondi.</p>

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<h2>Lancia Montecarlo</h2>

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<p><strong>Prodotta da Pininfarina</strong> per Lancia negli anni ’70, con motore centrale, sono le informazioni sufficienti a spiegare perché la Lancia Montecarlo compare in questa top 10. Di problemi tuttavia, soprattutto ai <strong>freni</strong>, ce ne sono stati, tanto da spingere la Casa torinese a togliere la Montecarlo dal mercato per un paio d’anni. Una volta rimessa in pista, si presentava senza servofreno e con un sistema frenante completamente rivisto, oltre a miglioramenti al motore, una nuova mascherina frontale e cerchi in lega più grandi. In una versione derivata, con il V6 dell'Alfa, la Montecarlo da 120 CV diventa una sportiva a motore centrale con almeno 250 CV.</p>

<p><a href="https://www.auto.it/news/news/2021/06/07-4340265/top_10_le_auto_piu_veloci_al_mondo_nel_2021/" rel="noopener" target="_blank">Top 10, le auto più veloci al mondo nel 2021</a></p>

<p>Un gruppo di vetture con ottime potenzialità di riuscita, ma che non hanno mai convinto del tutto gli appassionati</p>
