Automobilisti alla gogna, assicurazioni assurde, tranelli, T-Red ingiusti, tasse ...

Automobilisti alla gogna, assicurazioni assurde, tranelli, T-Red ingiusti, tasse ...
Con lo Stato e le amministrazioni locali è guerra aperta

di Redazione

14.12.2013 ( Aggiornata il 14.12.2013 10:13 )

Vi è mai capitato di arrivare al casello d’ingresso di un’autostrada e accorgervi che avete dimenticato qualcosa, che avete bisogno di tornare indietro? Cosa avete fatto, che manovra avete eseguito? Alzi la mano chi non ha dato un’occhiata davanti e dietro e poi non ha fatto inversione a U, passando fra i birilli, fra le palle infilate nella fune o fra le barriere di plastica. Sinceramente, almeno una volta lo abbiamo fatto tutti. E lo ha fatto anche un nostro lettore, Enzo Miani di Milano, un tecnico legato al mondo dell’automobilismo sportivo, sensibile ai temi della sicurezza. Il 28 Giugno 2012, stava accompagnando a casa una persona con difficoltà respiratorie, ma ha imboccato la direzione sbagliata nella tangenziale di Milano, finendo sul raccordo di Assago Fiori, che conduce sulla A7 verso Genova. Si è trovato così davanti all’ingresso autostradale, con l’alternativa di entrare, fare 20 km fino alla prima uscita, tornare indietro, altri 20 km… “C’era caldo e avevo fretta – racconta - ho optato per l’inversione a U, attraversando i birilli. Ma dall’altra parte c’era una pattuglia della Polstrada, che ha sospettato che io stessi scappando dopo averli visti. Mi hanno rincorso, fermato, perquisito, controllata l’auto, trattato come un delinquente e poi sottoposto all’alcol test (ovviamente senza esito). Mentre io mi giustificavo e cercavo di tranquillizzarli, loro mi comunicano ad alta voce che mi avrebbero revocato la patente per aver infranto l’articolo 176, comma 1 del Codice della Strada. Quindi, non la semplice sospensione della patente per uno, due, tre mesi, ma addirittura la revoca, come ai delinquenti non degni di guidare sulle strade, più tre mesi di fermo della vettura". Delinquente chi torna indietroHo dovuto affidare la pratica a un legale — continua il nostro lettore — Il ricorso al Prefetto è tuttora in attesa di risposta, mentre il Giudice di pace, pur rendendosi conto dell’incongruenza della norma, l’ha applicata in toto e ha respinto il mio appello. Ora devo lasciar passare ancora un anno, poi iscrivermi ai corsi per ottenere una nuova patente, con le regole e i quiz attuali.Allucinante vero? Cosa dice esattamente l’articolo 176, al comma 1? Dice che: “Sulle carreggiate, sulle rampe e sug svincoli delle autostrade è vietato: - invertire il senso di marcia e attraversare lo spartitraffico, anche all’altezza dei varchi, nonché percorrere la carreggiata o parte di essa nel senso di marcia opposto a quel consentito; - effettuare la retromarcia anche sulle corsie di emergenza; - sono esonerati dall’obbligo del divieto i conducenti dei veicoli adibiti a servizi di polizia, servizi delle autostrade, antincendio e delle ambulanze. Chiunque viola le disposizioni del comma1, quando il fatto sia commesso sulle carreggiate, sulle rampe e sugli svincoli, è punito con la sanzione amministrativa da 1626 a 6506 euro (oggi aumentate n.d.r.) e con la sanzione accessoria della revoca della patente”. Quindi, se combinate incidenti, se guidate da folli, se vi comportate da automobilisti incivili, vi sospendono la patente, ma se ingenuamente farete qualche metro in retromarcia nella corsia di emergenza o vi lascerete andare alla tentazione di invertire la marcia prima di entrare al casello autostradale, accadranno cose turpi. La legge, o meglio quelli che l’hanno scritta, hanno trascurato il fatto che il cittadino deve poter tornare indietro quando raggiunge l’ingresso di un casello autostradale, sia perché alcuni raccordi o tangenziali che portano al casello sono molto lunghi, sia perché la prima stazione d’uscita si può trovare a oltre 10 km dalla barriera, sia perché l’autostrada deve essere un’opzione, non una gabbia imposta. Quale soluzione? Una semplice rotonda prima del casello. Oppure un sovrappasso a pochi metri dalla barriera, che consenta di tornare indietro. Perfino girando attorno a Roma, nel Grande raccordo anulare, si incontrano di continuo sovrappassi che danno la possibilità di invertire la marcia. Invece, severità assurda… chilometri da percorrere nei due sensi, che comportano il raddoppio del tempo perso, il costo del pedaggio, la spesa per il carburante. Viene il sospetto che l’inerzia delle società concessionarie a trovare una soluzione tecnica al problema (invertire la marcia in corrispondenza dei caselli) sia dettata solo dal misero perché nello stesso articolo 176 sono previste numerose eccezioni (all’inversione della  marcia davanti alla stazione di entrata), a conferma del fatto che la manovra è spesso utile, necessaria o indispensabile, tanto da consentirla a molti addetti ai lavori. Prigione senza uscita e regole da cambiare E c’è anche un secondo “mistero” sulla interpretazione che polizia, prefetti e giudici danno per l’art. 176: in tutto il testo dell’articolo compaiono solo le espressioni “svincolo”, “rampe”, “varchi”. Singolarmente non vengono mai citati i termini “barriera” o “stazione d’entrata”, che invece sono gli unici che riguardano l’inversione di marcia prima di entrare in autostrada. Che l’autostrada debba per forza essere considerata una prigione senza uscita? Altrimenti non si spiegherebbe un altro comma dell’articolo 176, quello che stabilisce di sottrarre due punti sulla patente a chi non paga il pedaggio, come fosse un’infrazione che mette a rischio la sicurezza della circolazione. È soltanto un esempio di quante regole vanno cambiate nel Codice per non umiliare l’automobilista. Ne volete un altro? Sappiate che se parcheggiate l’auto in un’area di servizio autostradale per più di un giorno, possono prelevare la vettura, farvi pagare una pesante sanzione (vicina ai 400 euro) e costringervi ad andarla a ritirare in un garage ove vi chiederanno altri soldi. Tutte regole di sapore borbonico, che regalano privilegi assurdi alle autostrade. Non importa se poi le società concessionarie possono montare guardrail dimenticando i controlli sul lavoro eseguito e affrancare col burro le barriere “bordo ponte”, quelle che in Irpinia non hanno retto a un semplice appoggio del bus della morte. Eppure in tanti parlano di riscrittura del Codice, ma quasi sempre prevalgono ideologie, posizioni politiche e interessi di bottega, lobby incluse. Terzultima proposta politica: multe stradali in proporzione al reddito. Colpo di genio! Ve lo immaginate il vigile che ti chiede la dichiarazione dei redditi prima di scrivere l’importo? Così tutti quelli che già evadono sarebbero graziati una seconda volta. Penultima proposta: multe in proporzione alla potenza del motore. Grande bufala, di applicazione impossibile. Prima di scrivere il verbale l’agente dovrebbe accertare la potenza del motore: e i pedoni, i ciclisti? Dopo un po’ si venderebbero solo vetture con motore da utilitaria. Come se non si pagasse già la tassa di possesso, l’IPT, l’assicurazione (e in fin dei conti anche la benzina) in proporzione alla potenza del motore. Sembrano tutte proposte suggerite da un insano giustizialismo. I soldi si fanno sulla strada Ultima proposta: estendere a tutto il territorio delle grandi città il limite di velocità di 30 all’ora. Vien da pensare che dopo la fine ingloriosa e condita di polemiche per autovelox, T-Red, telecamere per ZTL, Tutor, Celeritas, Vergilius e altri “meravigliosi strumenti per la sicurezza stradale”, gestiti dalle amministrazioni comunali, qualcuno sia sceso in campo per ridare ossigeno alle assetate casse municipali. Hanno inventato un nuovo limite, una nuova norma (il Codice prevede quel limite solo per aree residenziali, vicino a case di cura o scuole). E, ovviamente, hanno previsto di nuovo l’uso di strumenti di misura automatici della velocità in ambito urbano. Milano lo ha già fatto, per alcune zone. La considerazione che più a male, ovvero nutre il sospetto, è questa: di giorno nelle città la velocità media dei trasporti si aggira sui 20-25 chilometri orari, quindi un limite fisiologico c’è già. Mantenerlo di sera, quando si può andare più spediti, il pericolo è inferiore e le strade sono più libere, appare proprio come una tortura psicologica. O un sistema per tendere agguati, come in passato. Ma non tutto fila liscio per certe disinvolture dei pubblici amministratori e degli interessi che ruotano attorno agli strumenti per il controllo del traffico. Il 16 ottobre scorso, infatti il Pubblico Ministero di Milano ha chiesto la condanna di tutti gli otto imputati implicati nella vicenda dei famigerati T-Red di Segrate, compresi il sindaco, il comandante e il vicecomandante della polizia locale. Per alcuni imputati la richiesta è stat addirittura di cinque anni per associazione a delinquere. Su queste pagine abbiamo trattato più volte la vicenda. Se ci sarà condanna, il futuro delle macchinette per far cassa è decisamente a rischio. I comuni dovranno spostare su altre invenzioni gli agguati agli automobilisti. Una di queste è già in dirittura d’arrivo: si tratta di una macchina fotografica che ti frega al semaforo anche se non passi col rosso. Semplicemente, legge le targhe di chi, avvicinandosi a un semaforo ne oltrepassa la linea d’arresto, anche se non entra nell’incrocio. Sembra fatta apposta per colpire la schiera di motociclisti che risalgono la coda di auto ferme alla luce rossa e si piantano davanti a tutti. A Roma sono già in corso le omologazioni della new entry. Ma quel che più fa senso – visto che in passato mancavano sempre i soldi per rifare la segnaletica - è che alcuni Comuni sono già partiti a ridipingere le strisce bianche d’arresto. Naturalmente, arretrandole quanto basta per ingannare chi conosceva quell’incrocio, traendolo così in inganno. Unica difesa: fotografate le linee d’arresto, prima e dopo la cura. Avrete la prova dell’agguato. E mandatele anche a noi. Multe in preventivo col premio finale Considerazione amara di un lettore: “So che i Comuni mettono nel bilancio preventivo l’importo delle multe che andranno a incassare. Mi domando come fanno a sapere quanto incasseranno?” Questo è niente, il grave è che la previsione viene chiesta dal sindaco al comandante dei vigili, e si chiama “obiettivo”. Poi, alla fine di ogni anno, il comandante che ha raggiunto l’”obiettivo” viene ricompensato con un lauto premio. Per esempio, nei bilanci consuntivi del Comune di Segrate si legge che per il 2012 il comandante dei vigili ha ricevuto un compenso extra di oltre 22.000 euro. Tale pratica è consuetudine in tutti i Comuni importanti. Ed è ovvio che l’obbiettivo viene innalzato di anno in anno, mentre in tutti i paesi del mondo le multe tendono a diminuire se i vigili sanno fare il loro mestiere. È altrettanto ovvio che gli agenti in servizio saranno sollecitati a raggiungere la cifra, a dare la caccia alla sosta vietata, a punire chi da piccolo ha avuto i brufoli oppure ha le orecchie a sventola. Pazzesco. Lo sanno nelle stanze del potere, ma per loro è normale. Ci domandiamo cosa succederà ora con lo sconto del 30% per chi paga la sanzione entro 5 giorni. Probabile che i Comuni metteranno in preventivo una contrazione delle loro entrate, direte voi. Molto più facile che impongano ai vigili di fare più multe per raggiungere il fatidico e succoso “obiettivo”, pensiamo noi. Ultima nota stonata di un concerto cacofonico: il federalismo fiscale. Per non sapere né leggere né scrivere, a Roma hanno deciso, col benestare di tutti i partiti, che per colmare i buchi di bilancio dei singoli enti locali e per compensare il tira e molla dei trasferimenti di soldi dallo Stato ai Comuni si doveva dare loro una larga autonomia fiscale. Risultato assurdo, ma prevedibile: Comuni, Regioni e perfino le Province tassano l’auto (nuova o usata) in modo diverso, a seconda della loro fame di soldi e sete di ideologie. Così Imposta provinciale di trascrizione, sovrattassa sul bollo e accise sui carburanti sono diverse, anche del 30%, fra ente ed ente. Non ne possiamo più di questo federalismo fiscale: una medesima vettura non può pagare tasse, sovrattasse e balzelli diversi (che fra l’altro danno luogo a complicazioni burocratiche non indifferenti) a seconda di Comune, Provincia o Regione di residenza. C’è già la penosa differenziazione attuata dalle compagnie di assicurazione che perpetuano il medioevale distinguo della targa: se hai la sventura di abitare nelle città “infette” pagherai un premio doppio, anche se sei un virtuoso della guida senza incidenti. Cara Italia, abbiamo tanto bisogno di musica nuova. E intonata. Enrico De Vita

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