Non sei assicurato? Occhio, ti spiano

Non sei assicurato? Occhio, ti spiano
Solo proclami o sarà tutto vero?

di Redazione

11.03.2014 ( Aggiornata il 11.03.2014 06:25 )

Lo ha promesso Erasmo D’Angelis, sottosegretario ai Trasporti, a Uno-Mattina di giovedì 30 gennaio, nella trasmissione tv della quale anche il vostro editorialista era ospite. Nel suo intervento ha garantito che a metà febbraio le forze di polizia avrebbero avuto i numeri di targa di tutti i veicoli sprovvisti di assicurazione. Lo scoprirebbero (il condizionale fa comprendere che noi nutriamo qualche dubbio) grazie a un collegamento con gli archivi della Motorizzazione Civile, che nel frattempo sono stati arricchiti con la nuova banca dati delle compagnie di assicurazione. La banca dati dovrebbe contenere finalmente – dopo 30 anni di implorazioni e di promesse – le targhe dei veicoli coperti da polizza RC. Il collegamento fra la polizia e l’archivio della Motorizzazione può avvenire in due modi: in forma diretta, attraverso l’interrogazione dell’agente di pattuglia che digita la sigla della targa della vettura che sta investigando; in forma indiretta, attraverso i computer delle telecamere Tutor, Celeritas, Vergilius, ZTL e quelle dei caselli autostradali che, leggendo la targa e interrogando gli archivi della Motorizzazione per ricavare il nome del proprietario, dovrebbero apprendere se il veicolo è assicurato o meno. Cominciamo col dire che non è un elenco dei veicoli privi di copertura – come hanno scritto in molti - ma al contrario solo di quelli assicurati. Il che è logico perché un veicolo che sta fermo in garage può legalmente non essere assicurato. A meno che non si voglia perseguire dal primo giorno tutti i veicoli storici, targati, ma non assicurati. CONTROLLANO TUTTI O È UNA ROULETTE RUSSA? In secondo luogo, anche se hanno promesso di mantenere l’archivio costantemente aggiornato, fra errori di digitazione e ritardi di informazione, con oltre 50 milioni di targhe (auto, moto e veicoli industriali) c’è da aspettarsi un discreto cumulo di imprecisioni. E di contenzioso. Terzo: l’archivio non dice nulla per quanto riguarda le auto con targa straniera. Semplicemente le ignora. E la cosa non è di poco conto se solo si considera il grande numero di romeni, bulgari e di altre nazioni dell’Est Europa, che hanno qualche convenienza a mantenere la loro targa il più a lungo possibile. Poi ci sono gli “esodati” del superbollo, quelli che hanno ceduto – più o meno legittimamente - la proprietà fittizia della loro supercar a ditte tedesche, che si incaricano di tutto, con relativa targa, bollo e assicurazione di origine teutonica. Quarto: non è ancora noto se l’interrogazione all’archivio centrale verrà fatta per tutti i veicoli in transito o solo per alcuni: nel primo caso si può prevedere un intasamento consistente del circuito informatico, pari al numero dei veicoli effettivamente in circolazione, cioè da 5 a 7 milioni. E questo vale sia che l’archivio contenga l’elenco degli assicurati sia di quelli privi di copertura. Quinto: la proposta originaria di utilizzare telecamere e portali per individuare i veicoli non assicurati è partita dal presidente dell’Aci oltre un anno fa, a seguito del clamore suscitato da una loro indagine. O meglio dalla lettura estrapolata che di tale indagine è stata fatta. Ne abbiamo parlato anche su auto. Il sottosegretario ai Trasporti ha affermato su RaiUno, che “In Italia dieci auto su cento stanno circolando senza assicurazione, ben 3,8 milioni di veicoli su un parco di 37. Una cifra impressionante che ci consegna il record negativo europeo in materia di infrazioni e irregolarità”. Non è vero: l’errore nasce dal fatto che l’indagine Aci era stata condotta utilizzando le telecamere di accesso al centro storico di Roma, e controllando tutti i veicoli, compresi motocarri, ciclomotori e moto, che notoriamente sono più numerosi delle auto in quell’ambito ZTL e perdippiù oberati da polizze mostruose, quindi potenzialmente a rischio evasione. Poi semplicisticamente la percentuale di non assicurati (8,6%) è stata riferita solo alle automobili e non al complesso dei veicoli analizzati. Ma c’è di più, l’elenco degli assicurati fornito allora dalle compagnie era notoriamente incompleto e non perfettamente aggiornato. Per ultimo, la percentuale è stata estesa a tutto il territorio nazionale commettendo un grossolano errore. Infatti, una successiva indagine condotta dalla polizia stradale in differenti città del nord e del sud ha ridimensionato le cifre. Scommettiamo che non è partita? Tuttavia, a parte le cifre gonfiate, è certo che fra auto con contrassegni falsi, compagnie di assicurazione fantasma, proprietari di auto e di moto che deliberatamente evadono l’obbligo di contrarre una polizza per responsabilità civile, il problema esiste e va affrontato con i mezzi che l’informatica rende oggi disponibili, cioè con telecamere che monitorano la circolazione e che sono in grado di leggere le targhe. Il vero problema nasce dopo. E siamo ben lontani dall’averlo affrontato e risolto. Se il controllo lo fa la polizia stradale, veicolo per veicolo, non sorgono complicazioni. Ma se viene espletato dagli enti locali, cioè Comuni, Province e autostrade, e se vorranno farlo su tutti i veicoli in transito, è naturale che qualcuno dovrà dotarsi di un nuovo collegamento informatico, che altri dovranno occupare nuovo personale nel gestire la cosa e che… nessuno lavora gratis. Come dire che gli enti locali vorranno essere compensati, perché pochi hanno per obbiettivo il bene della collettività. Mentre solo il fare cassa smuove le montagne. Chi paga l’ambaradan che andrà messo in piedi, visto che la sanzione eventuale verrà comminata a posteriori e quindi incassata dallo Stato? A proposito di sanzioni, coloro che - invitati a presentarsi entro 15 giorni con la loro polizza di assicurazione – non si presenteranno, verranno multati con un importo che va da 841 a 3366 euro, ma se non si mettono subito in regola rischiano anche il sequestro del veicolo. Bontà loro, è ammesso l’invio di una foto della polizza. Per un futuro miglioreIn questi mesi - ha concluso il sottosegretario - grazie al lavoro della Motorizzazione Civile, senza costi aggiuntivi, abbiamo creato la piattaforma tecnologica più avanzata d’Europa, per l’accertamento dei veicoli non assicurati e per il rinnovo delle patenti col nuovo formato “digitale”, che non permette più falsificazioniPeccato che il sottosegretario abbia dimenticato le patenti che si comprano, quelle che non sono false ma autentiche e vendute, quelle degli esami sostenuti col trucco. E quelle di chi non ce l’ha e circola lo stesso, facendo danni e magari fuggendo. Per questa parte dimenticata, ma con risvolti tragici che possono colpire ognuno di noi, abbiamo lanciato nel mese scorso una proposta che si basa sullo stesso concetto dell’elenco degli assicurati: dotare i portali elettronici di un sistema di riconoscimento dei braccialetti elettronici che il ministero degli Interni ha comperato a caro prezzo e che risultano in gran parte inutilizzati da carcerati in libertà provvisoria. Basterebbe iscriverli in un elenco speciale e metterli immediatamente – con un semplice provvedimento del prefetto - al polso di chi non deve guidare (per un certo numero di mesi o per sempre), perché recidivo e ha provocato incidenti (anche senza feriti) sotto l’effetto di alcol o in condizioni di alterazione psicofisica. Non basta sospendere o revocare la patente o privarli della libertà per qualche giorno: guiderebbero lo stesso senza licenza, come puntualmente si è verificato. Ma poiché sono pericolosi per la collettività vanno individuati e neutralizzati al più presto. Vedremo nei prossimi mesi quante promesse non mantenute diventeranno scintille per noi elettori. E quante proposte senza seguito, favole per un futuro migliore. Braccio di ferro Governo-compagnie di assicurazione  Fra le questioni automobilistiche in ballo nel decreto legge Destinazione Italia, stralciato il 5 febbraio alla Camera e che verrà riproposto in un apposito decreto, c’è l’incursione neppur molto nascosta, di lobby e interessi di categoria che mettono a repentaglio le intenzioni del Governo di favorire una riduzione del costo delle polizze RCAuto. Purtroppo l’inesperienza e la fretta, da un lato, la sordità e la difesa a oltranza del proprio tornaconto, dall’altro, hanno giocato un brutto scherzo e dubitiamo che il risultato sia un apprezzabile passo avanti. In discussione, con una serie infinita di emendamenti, oltre allo sconto obbligatorio per chi accetta di montare la scatola nera (ma le compagnie non vogliono una percentuale fissa, né intendono accollarsi il costo del montaggio), c’è la cosiddetta visita preventiva. Ovvero, un esame visivo, con tanto di foto, da parte di periti della propria compagnia, sulle condizioni della propria carrozzeria: serve a evitare che con l’indennizzo diretto vengano reclamati e pagati danni preesistenti. Si discute se debba essere una facoltà o un obbligo. Poi c’è la categoria degli avvocati, già scottata dall’indennizzo diretto (che ha ridotto i casi di contenzioso) e che ora si ribella alla proposta di punire, assieme al testimone che si inventa l’incidente, anche l’avvocato che lo presenta. Le associazioni dei consumatori sono sul piede di guerra per la famosa tabella dei risarcimenti per lesioni fisiche. Tabella che si vorrebbe emanare con un semplice regolamento ministeriale, quindi togliendo ai singoli casi la dignità di un trattamento più significativo. Gran parte delle lagnanze al sistema di sconti obbligatori disegnato dal Governo proviene dall’Ania, l’associazione delle compagnie, che simpaticamente ricorda a Palazzo Chigi di detenere in portafoglio ben l’11% dei titoli del Tesoro italiani. Come dire che se partono gli sconti non c’è più... trippa per gatti. Infine, c’è un emendamento firmato da più parti, ma di origine geneticamente non modificata, cioè di provenienza dei periti di assicurazione. Chiede che l’analisi dei dati raccolti dalla scatola nera venga affidata in esclusiva a “operatori iscritti in un apposito registro”. Come se di registri speciali non ne avessimo abbastanza. Stesso discorso per l’ispezione preventiva dell’auto, un controllo simile a quello che facciamo quando noleggiamo una macchina per controllare che non ci siano danni vecchi. Anche qui, nel testo del governo, chi accetta dovrebbe avere una polizza più leggera. L’Ania aveva definito il sistema “inattuabile” e “impugnabile presso organismi europei”. Ed anche qui una serie di emendamenti sterilizza la formula, degradandola da obbligatoria a facoltativa. In campo è sceso anche l’Oua, l’organismo unitario dell’avvocatura. Non solo per segnalare quell’emendamento targato Sel che riguarda direttamente la categoria e che probabilmente è frutto di uno svarione: in caso di falsa testimonianza in un procedimento per incidente stradale a pagare non è solo chi dice il falso ma anche il suo avvocato. No, il vero problema secondo gli avvocati è che fra gli emendamenti ci sono diverse “modifiche che tolgono diritti ai danneggiati”. Il caso più delicato è proprio quello dei risarcimenti. Oggi le somme vengono calcolate con gli stessi criteri su tutto il territorio nazionale solo per le lesioni meno gravi, fino a 9 punti di invalidità su 100. Per le lesioni più gravi, da 10 a 100 di invalidità, non c’è una tabella unica anche se la Cassazione ha indicato come riferimento quelle usate dal tribunale di Milano e le somme variano a da città a città. Una situazione effettivamente singolare. Ci aveva provato il goveno Monti a fissare regole valide su tutto il territorio nazionale ma alla fine aveva rinunciato, sotto le accuse di voler tagliare i risarcimenti e favorire le compagnie. In caso di morte, poi, i riferimenti mancano del tutto e solo pochi giorni fa sempre la Cassazione ha dato delle indicazioni di massima. Che cosa succede adesso? Tre emendamenti fotocopia, anche questi di diversi gruppi, stabiliscono che, sia per le lesioni gravi sia per la morte, le somme vanno fissate con un decreto del ministero dello Sviluppo economico. Un semplice atto amministrativo, senza nemmeno un paletto fissato dalla legge se non l’esclusione dei nonni dalla lista dei parenti che hanno diritto all’indennizzo, a meno che non siano conviventi della vittima. Nel 1994 l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga bloccò la legge Amabile, proprio perché rimetteva alla discrezionalità amministrativa la valutazione del danno alla persona, una materia di rilievo costituzionale. Bisogna definire quello che le assicurazioni chiamano capitale umano, proprio come nel film di Virzì. Insomma, decidere quanto vale la vita di una persona. Non proprio un scherzo, non un semplice regolamento ministeriale. Enrico De Vita

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