La bolgia del parco circolante: le bugie

La bolgia del parco circolante: le bugie
In troppi hanno interesse a convincere i politici che abbiamo il parco più vecchio d’Europa. Ma è vero il contrario. Ecco le prove.

di Redazione

19.01.2015 ( Aggiornata il 19.01.2015 08:12 )

Acea, l’associazione europea dei fabbricanti d’auto lo ha dichiarato senza mezzi termini: il parco italiano è fra i più giovani d’Europa, sorpassato – in giovinezza – soltanto dalla Germania, Paese che dal crollo del muro di Berlino ha ricavato una porta aperta per sbolognare le sue anzianotte oltre quella che una volta si chiamava “cortina di ferro”. Ma la notizia che il parco italiano è tutt’altro che obsoleto non è stata ripresa dai giornali di casa. Anzi, vista la precaria situazione del mercato e i riflessi negativi sulle economie delle reti di vendita, i piagnoni di turno hanno assediato il governo alla ricerca di nuovi incentivi per gli acquisti. Gli stessi incentivi che dal 1987 hanno inquinato una sana crescita del mercato, drogando le vendite, inventando le “chilometro zero”, illudendo che le famiglie italiane potessero acquistare all’infinito più di 2 milioni di vetture l’anno. L’ultimo – in ordine di tempo – risale a meno di due anni fa ed è quello che la lobby implorante ha ottenuto dal governo Monti: il più assurdo e inutile degli spintoni per l’acquisto di auto elettriche (che non si vendono) e di auto a idrogeno (che costa carissimo e non si trova in vendita). Per fortuna il governo Renzi ha bloccato il provvedimento, esibizione demagogica compresa. Per contro l’attuale governo ha cancellato il bonus della tassa di proprietà, che per le ultraventenni era diventato un economico “bollino di circolazione”. Qualche euro in più incassato dal fisco, molti sorrisi in meno degli appassionati di auto storiche; qualche struggente catorcio in più portato alla demolizione, molti meno soldi in entrata rispetto alle previsioni.

La bolgia del parco circolante - Buco accertato

Qualche conto: quante sono le ventenni ancora circolanti? Presto detto: sono 70.000 quelle che ogni anno si iscrivevano all’Asi per accedere a bollo e assicurazione ridotti. E sono 10.000 quelle che raggiungono i 30 anni diventando vere “storiche”. Se a queste 60.000 beneficiate aggiungiamo 25.000 vetture lombarde e delle altre regioni che hanno eliminato la tassa di proprietà alle ventenni (o anche alle over 25) scopriamo che il fisco dovrebbe incassare circa 90 euro (differenza fra il valore medio della tassa di proprietà e il piccolo bollo di circolazione) su 85.000 vetture, ovvero 7,65 milioni di euro. Ai quali devo però sottrarre il 2-3% dovuto ai costi di riscossione, il 10% dovuto all’evasione fisiologica del pagamento, il 20% quale probabile percentuale di veri catorci che andranno alla demolizione perché non meritevoli di pagare il nuovo bollo e, infine, una percentuale per i costi che la pubblica amministrazione dovrà sopportare per i controlli. Non conosciamo a priori quanto vale, sappiamo solo che in passato il costo dei controlli ha assorbito una cifra doppia rispetto al buco accertato. C’è una cosa che emerge chiara da questa analisi: le vetture che compiono vent’anni in questo momento sono circa 85.000. Che, su un circolante di 37-38 milioni, rappresentano una percentuale irrisoria, pari a meno del 2,3%. Vuol dire che vent’anni è l’età alla quale sono di regola rottamate le vetture. Mentre ne entrano nuove circa 1.350.000. Lo capisce anche un bambino che l’età media del parco non può essere la metà di 20, cioè 10 anni, come ha scritto la Continental: “in Italia i dati 2013 danno una anzianità di 10 anni (fonte: L’Osservatorio Findomestic 2015)”, dimenticando che la media deve essere ponderale, non aritmetica. A meno che non facciano tornare i conti includendo nel parco circolante le 200 mila veterane dei collezionisti e le nonne centenarie conservate nei musei. Ma tant’è…

La bolgia del parco circolante - In nome della sicurezza

Ed ecco le cronache delle ultime trovate. Dopo la cancellazione del bollo ridotto alle vetture con età tra i 20 e i 30 anni, arriva la proposta di Capezzone di abolire la tassa di proprietà per tre anni alle vetture nuove, per riparare ai “torti e alle vessazioni perpetrate negli ultimi tempi a danno degli automobilisti”. Peccato che vada a vantaggio solo di chi deve ancora comperare la macchina. E che il grazioso omaggio gli venga pagato da chi invece ce l’ha già, con un innalzamento dei bolli, magari giustificato col motto “chi inquina di più, paga di più”. Poi è la volta di Dekra, l’importante gruppo tedesco specializzato nelle revisioni, che organizza un convegno a Roma e – in nome della sicurezza - propone “di attivare revisioni obbligatorie annuali per tutti i veicoli che hanno superato il decimo anno di vita”. Complimenti! Le auto moderne sono di gran lunga più affidabili di quelle di 30 anni fa, quando le revisioni non c’erano; l’avvento dell’era catalitica ha incrementato clamorosamente le durata di candele, oli, valvole e in genere di tutte le parti meccaniche interessate alle emissioni; le revisioni servono a poco nei riguardi di guasti a sterzo e sospensioni, perché i controlli, quando ci sono, si limitano ad un esame a vista; i pneumatici si fa presto a farseli prestare belli nuovi. Infine, l’invecchiamento di un’auto dipende quasi esclusivamente dai km percorsi e non dagli anni di vita. Ergo, le revisioni con la frequenza attuale sono una spesa che non rende quanto costa agli automobilisti: andrebbe spostata al compimento dei 100.000 km e poi ripetuta ogni 40.000. Imporre di effettuare la revisione annuale a una vettura moderna che dopo 10 anni ha meno di 60.000 km è un nonsenso. O una vessazione spilla-soldi. Ancora. Il ministero delle Infrastrutture ha appena varato il terzo registro automobilistico: si chiama ANV (archivio nazionale veicoli) e su di esso si dovrà trascrivere il nome di chi materialmente utilizza i veicoli, secondo una circolare incomprensibile, lunga 47 pagine, che sembra scritta apposta per generare il panico. Sono solo alcune delle spade di Damocle che stanno per abbattersi sul collo degli automobilisti. D’altro canto le statistiche delle immatricolazioni indicano in netto calo la quota di vetture acquistate da privati e in costante ascesa quelle acquistate da società di leasing e da aziende.

La bolgia del parco circolante - Follia inutile

Ma non è finita. Gli assessori alla mobilità vogliono chiudere i centri storici progressivamente alle Euro 2 ed Euro 3. Il sindaco di Roma ha già deciso: all’interno della “Fascia verde” - cioè tutta la città all’interno del Grande raccordo anulare - le Euro 0 non potranno più circolare da novembre 2015. Poi da novembre 2016 il divieto scatterà per le Euro 1 a benzina ed Euro 2 diesel; infine da novembre 2017 sarà la volta di Euro 2 a benzina e di Euro 3 diesel. Tutto in nome di una (finta) ecologia. O meglio, per spingere chi non ha soldi a far debiti e comprarsi un’auto nuova. O ad andare a piedi. Poi, sindaci e assessori sprecano ingenti somme per l’acquisto di flotte di minibus elettrici (come a Grottarossa, dalle parti di Roma) o di camioncini a batteria per la raccolta dei rifiuti (in tanti Comuni), di 100 auto ad alcol metilico (La Spezia) o addirittura di 5 autobus a idrogeno (costati 5 milioni e da due anni fermi a Imperia per mancanza di idrogeno). Sono tutti soldi buttati via in nome dell’ecologia, perché nessuno degli esempi fatti è ancora funzionante. Il ministero delle Finanze studia come proporzionare la futura tassa di proprietà alla emissione di CO2 registrata e dichiarata nel ciclo di omologazione, ciclo che sembra fatto apposta per illudere che i consumi su strada scendano ai valori desumibili dal dato della CO2. Quindi se la tassa dipenderà dalla CO2, sarà una tassa col trucco. È davvero una grande bolgia. Ove tutti, in perfetta ignoranza o in malafede, sparano a zero contro il parco circolante, cioè contro 38 milioni di cittadini che hanno comperato un’auto in piena regola, che è costata fior di milioni, che rispettava le regole imposte all’epoca, che hanno pagato Iva e accise sulla benzina per importi totali di 50 miliardi di euro l’anno, che hanno sborsato ai Comuni almeno altri 5 miliardi di sanzioni per autovelox, T-Red e ZTL. Insomma, l’automobilista è ora un untore da relegare in sanatorio.

E le rottamazioni? Altro bluff, leggete qui

Enrico De Vita

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