Enrico De Vita saluta Auto: una lunga storia di battaglie

Enrico De Vita saluta Auto: una lunga storia di battaglie
Termina dopo diciotto anni la collaborazione dell'ingegnere con la testata

di Redazione

10.02.2015 ( Aggiornata il 10.02.2015 07:40 )

Oggi viaggio, per quanto entusiasmante, ha un inizio e anche una fine. Il viaggio che ho intrapreso in vostra compagnia, 18 anni fa, sulle pagine di Auto, è giunto al termine: il mio Mirino non inquadrerà più bersagli inventati per creare problemi agli automobilisti o spauracchi eretti per rendere difficile l’uso del più bel giocattolo costruito dall’uomo. “La mia rubrica – scrivevo nella presentazione del 1996 – è dedicata alla scoperta di ciò che non si vede nelle scelte tecniche, che non si dice delle politiche industriali, che non si sa dei difetti delle auto, che si spera per l’auto del futuro. È, insomma, una carrellata vivace e interessante su tutto quello che ogni automobilista avrebbe voluto sapere prima di acquistare la sua vettura. Senza peli sulla lingua e, soprattutto, dalla parte dell’automobilista”. Spero di esserci riuscito. Sono stati anni intensi, impegnati, al servizio di voi lettori. Che mi avete ricambiato e incoraggiato per andare avanti e non mollare. Per questo voglio ringraziarvi per primi e stringervi la mano, ad uno ad uno. Permettetemi solo di ricordare alcune battaglie. Quelle per denunciare lo scippo delle autostrade, svendute per pochi soldi a gruppi privati, che hanno ottenuto dai vari governi di far crescere vergognosamente i pedaggi. Quella per la variante di valico: doveva essere una nuova arteria fra Modena e Firenze, doveva iniziare nel 1996, doveva essere terminata in 6 anni: ne sono passati 18 e siamo ancora in coda sulla vecchia BO-FI. Quella per il prezzo della benzina e la “sterilizzazione” dell’Iva, sempre promessa, mai attuata. Quella per la garanzia sui dispositivi di sicurezza, che, invece di durare tutta la vita dell’auto, come i fabbricanti originali prevedono, sono ridotte dalle Case a soli due anni. Quella per gli asfalti drenanti, inventati in Italia ma duri a diffondersi da noi perché durano tanto a lungo da non offrire frequenti occasioni di tangenti. Quella per le trappole degli autovelox, dei semafori col giallo truffa di 3 secondi, delle telecamere ai varchi delle ZTL, tutte alchimie escogitate da sindaci e ditte compiacenti per fare cassa alle spalle di chi usa l’auto. Quella per sbugiardare coloro che – per interesse – vogliono far apparire decrepito il parco auto italiano, che in realtà ha un’età media di poco superiore agli 8 anni. Pensare che in Norvegia cambiare un’auto prima di 8 anni è ritenuto uno spreco, per questo è prevista un’apposita tassa per chi voglia cambiarla prima. Da noi, a furia d’invocare incentivi, ci stanno convincendo che anche una Mercedes o una Bmw, dopo 10 anni, è equivalente a un rottame. Ma non avrei potuto godere di tanta indipendenza e fiducia nei miei scritti se non avessi trovato nei vari direttori di auto, da Tommaso Valentinetti a Diego Eramo, per finire ad Alberto Sabbatini, una sponda professionale di altissimo livello e di piena condivisione ideale, tutt’altro che frequente nel panorama editoriale nazionale. Basti dire che mai, in 18 anni, mi è stato censurato, o solo “ammorbidito”, un rigo, una frase, una virgola. A loro va il mio profondo grazie, che estendo anche a tutta la redazione e ai grafici che mi hanno accolto e apprezzato, e che mi hanno sempre offerto splendida collaborazione. Enrico De Vita

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