Bollo auto è vero addio? A chi converrebbe la sostituzione

Bollo auto è vero addio? A chi converrebbe la sostituzione

La cancellazione verrebbe rimpiazzata da tasse o accise sui carburanti 

di Roberto Argenti

26.07.2016 20:07

Quando all’inizio di maggio il Presidente del Consiglio ha dichiarato via Twitter che l’abolizione del bollo - sostituito dall’aumento delle accise sui carburanti - “non è una cattiva idea”, si è scatenato il dibattito, con favorevoli e contrari, per cercare di capire se si poteva arrivare finalmente all’abolizione di questa odiata tassa, oppure se ci trovavamo di fronte ad una mezza promessa elettorale su un argomento che sta a cuore agli italiani, cosa che non guasta mai.

Però il dibattito prima o poi andrà sviluppato, poiché a fine aprile il deputato Flavio Tosi del movimento “Fare!” ha presentato una proposta di legge reale al Parlamento proprio per l’abolizione di questa tassa, in cambio dell’aumento delle accise che gravano sui carburanti che potrebbe essere, secondo un calcolo prontamente sfornato dagli esperti, di circa 15 centesimi al litro.

Il bollo auto fu introdotto nel lontano 1953 dal D.P.R. n. 39 del 5/2/53: “Testo unico delle leggi sulle tasse automobilistiche”. Poi nei decenni successivi fu ridefinito come tassa di proprietà (rimane come modesta tassa di circolazione solo per le vetture ultratrentennali e solo se circolano su strada), con l’obbligo di pagamento anche per chi non circola, ma semplicemente possiede un mezzo di trasporto iscritto al PRA.

L’importo della tassa di circolazione, che rende nel suo complesso in tutta Italia la bellezza di quasi 6 miliardi di euro all’anno, è destinato alla Regione di residenza dell’intestatario ed è calcolato sulla potenza del motore e sulla classe di inquinamento del veicolo.

È chiaro che se un bel giorno, fra qualche anno (conoscendo i tempi del nostro Parlamento), venisse approvata la legge Tosi, saremmo di fronte ad un cambiamento epocale con la fine di una tassa storica. Anche complicata da pagare, ad esempio - provare per credere - per chi deve dividere il pagamento in periodi inferiori ai 12 mesi, o cambia Provincia, o subentra nel possesso di una vettura usata. Per fortuna oggi questo balzello si può pagare da un PC attraverso la propria banca e quelle file incredibili che si vedevano a fine gennaio agli sportelli ACI o postali sono un lontano ricordo.

Se il bollo non viene pagato per 3 anni consecutivi, l’accertamento dell’ACI potrebbe portare anche alla cancellazione dell’auto dal PRA con tutte le nefaste conseguenza relative. Invece le sanzioni per il pagamento ritardato prevedono un aumento medio di circa il 2,5% entro il mese successivo alla scadenza, più interessi di mora del 3% annui calcolati sui giorni effettivi di ritardo; dopo i trenta giorni ma entro un anno, la sanzione diventa del 3% oltre ai soliti interessi.

La batosta arriva se si superano i 12 mesi di ritardo: sanzione del 30% + 2,5% di interessi da calcolare ogni 6 mesi. In caso di abolizione del bollo sostituito da un aumento dei carburanti, ci rimetteranno tutti quelli che con la vettura ci lavorano percorrendo tanti chilometri, mentre converrebbe ai numerosi automobilisti che non superano i 20.000 km/anno. La cifra è stata calcolata dagli esperti della CGIA di Mestre per una vettura media.

Altri che ne trarrebbero vantaggio sono quelli che possiedono due o tre macchine, dal momento che, guidandone una alla volta, metterebbero benzina solo in quella. A livello collettivo i vantaggi sarebbero per lo Stato, perché le nuove imposte sulla benzina le pagherebbero tutti, compresi gli evasori del bollo e i veicoli stranieri di passaggio in Italia, anche se il carico fiscale sul litro di carburante in Italia già sfiora il 70% del suo importo.

Inoltre con la soppressione del bollo in pochi anni sparirebbe tutto il contenzioso che si trascina per gli importi non pagati, l’invio delle cartelle esattoriali, procedimenti e appelli. Si sono dichiarati contrari a quest’ipotesi gli enti preposti alla riscossione, in primis l’ACI, che riscuote la tassa in metà delle regioni italiane e non la ritiene una soluzione adatta, e l’Unione Petrolifera, spaventata dal mancato guadagno derivante dalla prevedibile diminuzione delle vendite di carburanti. Ma dopo 63 anni di bollo ci si potrebbe almeno provare…

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