Aventador LP750-4 SV super test

Aventador LP750-4 SV super test
E' possibile migliorare una supercar del genere? Certo che sì, l'abbiamo provata in pista a Barcellona

di Benjiamin Albertalli

20.08.2015 ( Aggiornata il 20.08.2015 02:00 )

Era diventato un evento dalla portata eccezionale, con tutto ciò che ne consegue. La Porsche 918 Spyder era diventata l’auto da battere, quella che era riuscita a concretizzare l’impossibile: percorrere un giro della leggendaria Nordschleife in meno di sette minuti. Sei minuti e cinquantasette secondi, per la precisione. Ci era riuscita anche perché, con la tecnologia derivata dai quei laboratori su quattro ruote che corrono alla 24 di Le Mans nella categoria LMP1, c’era da aspettarselo. Poi all’improvviso succede che ad un anno e mezzo da quell’impresa arrivi qualcuno che dia loro molto, molto fastidio. Non parliamo di una vettura radicalmente diversa, uno di quei mostri da track-day che quando piove è meglio lasciarli in garage. No: questa è una supercar come tutte le altre ed è riuscita a fermare il cronometro poco distante del punto in cui lo aveva fermato la Porsche : 6 minuti, 59 secondi e 73 centesimi. Solo che per segnare questo “tempone” non v’era un propulsore ibrido e nemmeno un moderno sovralimentato nel vano motore, bensì un quasi arcaico V12 aspirato. Di chi stiamo parlando? Della Lamborghini Aventador LP 750-4 Superveloce. Dia arcaico, in realtà, in questa Lamborghini c’è ben poco. Vi si trova semmai l’elevazione all’ennesima potenza di tutte le conoscenze di cui dispongono a S. Agata Bolognese: dalla concezione dei motori al reparto sospensioni passando per le competenze aerodinamiche acquisite nelle competizioni. Senza dimenticare la vera specialità della casa: quel materiale tanto leggero quanto resistente che è la fibra di carbonio. Per farla breve: la SV è un’Aventador estremizzata, portata all’eccesso, nel senso positivo del termine. Perché più le cammini intorno, più vai avanti ad ascoltare le caratteristiche tecniche illustrate da chi l’ha progettata e più chilometri percorri in pista, maggiore è la sensazione che questa potrebbe forse essere la tua “ultima volta”. L’ultima di un’automobile così estrema, di un’automobile così diabolicamente rumorosa, di un’automobile spinta da un motore altrettanto… affascinante. Parliamo di 6,5 litri ripartiti su 12 cilindri, il cui regime di rotazione massimo è stato spostato da 8350 a 8500 giri al minuto. La potenza massima di 750 cavalli – 50 in più rispetto all’Aventador – vengono erogati appena 100 giri prima dell’intervento del limitatore. La coppia, ora di 690 Nm, viene erogata a 5500 giri al minuto. Roba d’altri tempi! Tuttavia l’Aventador SV non è solo l’apoteosi per gli amanti del motore aspirato ma anche per i feticisti del radicale e del superleggero. Aperta la scenografica portiera a forbice la monoscocca in fibra di carbonio si presenta in tutto il suo splendore: una volta calato in un sedile il cui guscio è anch’esso realizzato in fibra di carbonio, ti ritrovi letteralmente avvolto da questo splendido materiale. Il brancardo alla tua sinistra e il tunnel centrale alla tua destra sono, di fatto, lo scheletro di questo missile terra-terra. Anche i pannelli porta sono in fibra di carbonio, i tappetini sono stati rimossi così come parecchio materiale fonoassorbente, mentre l’impianto di infotainement è offerto (gratuitamente) solo su richiesta. Il tutto per risparmiare massa: 50 chili in tutto. Con l’ago della bilancia che si ferma a 1.525 kg significa che il rapporto peso/potenza della SV è, tenetevi forte, di 2,03 kg/cv. La ciliegina sulla torta? L’aerodinamica. Alla fissa con tre regolazioni manuali, efficienza aerodinamica migliorata del 150% e carico aerodinamico incrementato del 170%. Basta impostare due curve ad alta velocità per rendersi conto di quanto la SV sia una vettura decisamente più specialistica rispetto alla già velocissima Aventador. Qui tutto, ma proprio tutto, è focalizzato su velocità ed efficacia. Oltre che al controllo della vettura. Purtroppo il nostro primo contatto non è avvenuto lungo l’anello Nord del Nürburgring bensì tra gli spalti di un circuito di Formula 1: il Circuit de Catalunya. Poco male: sedici giri tutti per noi, tanto basta per saggiare il divario tra i limiti (elevati) di una Aventador e quelli (elevatissimi) di una Aventador SV, la quale rende decisamente giustizia al nome che porta. È un’esperienza di guida improntata alla continua ricerca di limiti fisici che sembrano non arrivare mai: vuoi per il carico aerodinamico, per le strepitose Pirelli P Zero sviluppate in esclusiva, per le sospensioni push-rod che ora godono pure del controllo magnetoreologico. Perché quando ti sembra di andare forte, in realtà puoi andare ancora più forte. Superveloce, appunto. Per impiegare meno di sette minuti lungo la Nordschleife con una SV bisogna per forza chiamarsi Marco Mapelli, tuttavia ciò che rassicura l’utente comune è che anche con l’elettronica solo parzialmente disinserita ci si può giocare senza farsi male. La reattività è infatti, assieme alla velocità, l’altra delizia di questa supercar: lo sterzo è decisamente più diretto rispetto ad una normale Aventador, la trazione integrale permette come sempre qualche sovrasterzo controllato e il retrotreno segue fedelmente eventuali rilasci dell’acceleratore. Dopo un po’ che la capisci la puoi (quasi) rivoltare come un calzino. Superagile e Supercoinvolgente, oltre che Superveloce. Certo che, quando poi l’elettronica la si disattiva del tutto per il giro “sparato”, allora la faccenda si fa parecchio più seria…  

Lamborghini Aventador LP750-4 SV super test

  • Link copiato

Leggi auto.it su tutti i tuoi dispositivi

Auto, copertina del meseAuto, copertina del meseAuto, copertina del mese