Questo è un tributo a una delle
vetture più significative mai prodotte dalla Lamborghini, che dopo
dieci anni di onorato servizio — e
svariati record prestazionali battuti sulla nostra pista — si appresta ad entrare nel museo e passare il
testimone alla sua erede, la Huracàn, che vedremo il prossimo marzo a
Ginevra.
Pensandoci bene, la
Gallardo è senza dubbio il
più importante modello della storia del Toro, perché ha
segnato la svolta decisiva della Casa di
Sant’Agata a cavallo fra la fine degli anni Novanta e l’inizio del 2000. Era precisamente il
1998, per chi non lo ricordasse, quando il
Gruppo VW acquisì la Lamborghini inserendola sotto la divisione
Audi.
E da quel giorno iniziò, pian piano, l’opera di espansione tedesca: nello stesso 1998, da Ingolstadt arriva a Bologna il designer
Luc Donckerwolke, che si occupa della
Murciélago ma soprattutto della
Gallardo, che di fatto è
il primo progetto completamente nuovo della Lamborghini. Se infatti la Murcièlago condivideva ancora concetti e componenti con la precedente
Diablo, la “
baby Lambo” nasceva da un foglio bianco:
la scocca, tutta in alluminio e dal peso di soli 250 kg, arrivava direttamente da
Neckarsulm, lo stabilimento Audi specializzato nella lavorazione dell’alluminio (all’epoca sfornava anche la piccola multispazio A2, sempre opera di Donckerwolke) e i
l motore era un ibrido italo-tedesco: il
basamento del V10 5 litri arrivava infatti dal Gruppo Volkswagen, ma tutto quello che c’era sopra era pura opera ingegneristica emiliana.
Ancora, la
trazione era rigorosamente 4x4, d’altronde come poteva non esserlo con mamma Audi a supervisionare, e pure tutta la componentistica interna era mutuata da modelli con gli Anelli. La Gallardo, sempre grazie all’influenza tedesca,
faceva poi segnare un netto salto della qualità, che nel corso degli anni è via via cresciuta ulteriormente su tutta la gamma. Quando nell’autunno del 2003 arrivò in redazione una fiammante
Gallardo arancione, ci preparammo in grande stile per accogliere questo importante prodotto. Per l’occasione decidemmo di
effettuare tutti i test e il servizio fotografico in Puglia: perché anche a fine ottobre laggiù ci sono sole e caldo, ma soprattutto perché c’è
Nardò, l’unica struttura in grado di sopportare i 5
00 cavalli della Lambo grazie al suo anello di 12,6 km di circonferenza. Di quel test ricordiamo molto bene due cose: la
rapidità con cui la vettura raggiungeva — e superava — i trecento orari effettivi e un confort sconosciuto a una supercar.
Ma anche la
facilità di guida, la
sincerità delle reazioni e un
cambio e-gear, non evoluto come quello odierno, che era
rapido ed
efficace nella guida sportiva ma un po’
scorbutico in città e in manovra soprattutto. Col senno di poi,
quella Gallardo era nata proprio bene. E nonostante abbia già dieci anni sulle spalle, è ancora una vettura moderna per contenuti e concezione. Definirla abbordabile è una parola grossa, ma sul mercato dell’usato ci sono buone opportunità...