Alla scoperta del territorio di Marsala: un universo parallelo

Alla scoperta del territorio di Marsala: un universo parallelo

Dall'Isola di Mozia allo Stagnone di Marsala: la Sicilia si mostra nel suo vestito più inedito, tra saline, suggestivi tramonti e tracce di un tempo che fu

 

di Redazione

01.08.2020 ( Aggiornata il 01.08.2020 15:41 )

Non tutti sanno che in provincia di Trapani, nel territorio di Marsala, è possibile intraprendere un viaggio davvero speciale: come essere proiettati in un universo parallelo. Dall'estrema punta occidentale dell’isola, Capo Lilibeo, è facile raggiungere la Riserva Naturale Orientata “Isole dello Stagnone di Marsala”, basta seguire la cosa. La strada è piacevole e panoramica, lambisce le acque di un’affascinante laguna, tra colorate barchette di pescatori e piccoli pontili.

Un luogo magico, in cui il tempo viene scandito dalla lavorazione del sale nelle caratteristiche vasche e dai tramonti infuocati, che tingono tutto di pura magia. Un paesaggio naturale di rara bellezza, quello dello “Stagnone” con le quattro isole che lo incorniciano: Mozia, Isola Grande, Schola e Santa Maria. Una laguna caratterizzata da acque tranquille, abitata sin dall’antichità; in particolare in epoca fenicia, come mostrano le preziose testimonianze sull’isola di Mozia. Poi, nel XV secolo, con la costruzione delle saline, lo Stagnone assunse l’aspetto peculiare che ancora oggi lo caratterizza, tra vasche, candide montagnelle di sale e operai al lavoro durante il giorno.
Questo luogo, inoltre, è anche un importante sito di ripopolamento ittico: spigole, orate, triglie, saraghi e numerose altre specie, trovano tra le sue acque basse, calde e pulite, l’ambiente ideale per deporre le proprie uova. Ai bordi dei canali delle saline la vegetazione vanta salicornie, palme nane e giunchi, mentre numerose sono le specie di uccelli che sostano nella laguna, tra cui chiurli, anatre, folaghe, germani reali, aironi e falchi di palude.
Ma è il tramonto il momento in cui un incantesimo sublime arriva ad avvolgere ogni cosa. Impossibile non rimanere sopraffatti dallo spettacolo della luce che rimbalza tra i cristalli di sale, di vasca in vasca, regalando infinite sfumature di colori, mentre il sole si immerge nelle acque del mare.

Dall’Imbarcadero Storico G.Whitaker, in Contrada Spagnola, una rapida traversata in barca conduce sull’isola di Mozia, considerato uno dei siti archeologici più importanti in Italia. Le sue vicende sono legate alla colonia fenicia che vi si insediò nell’VIII secolo a.C. e che in breve tempo divenne una delle più ricche e floride del Mediterraneo, grazie alla posizione strategica che la poneva al centro di importanti rotte commerciali. Ma la sua ascesa fu spezzata improvvisamente, nel 397 a.C., dalla furia dell’esercito di Dioniso di Siracusa. Dopo la sconfitta, l’isola fu abbandonata e visse all’ombra della storia, finché, nel XVIII secolo, non iniziarono a riaffiorare i primi reperti fenici. In particolare, il gruppo scultoreo dei leoni in lotta col toro che oggi si trova al Museo Withaker, il cui nome deriva dall’archeologo che riportò alla luce i resti della città, ai primi del ‘900. È grazie a lui, se oggi si può andare alla scoperta del santuario di Cappiddazzu, della casa dei Mosaici, del Tofet, del Kothon e di tutte le testimonianze che rendono imperdibile una visita dell’isola.

Infine una curiosità: ancora oggi, durante la bassa marea, è possibile scorgere la traccia della strada sommersa (circa un metro, un metro e mezzo d’acqua), che collegava Mozia alla terraferma, e su cui transitavano i grandi carri pieni di merci.

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