Jeep Renegade, prova su strada

Jeep Renegade, prova su strada
Marchio, stile e aspirazioni sono quelli di Wrangler. Ma ha le carte per confrontarsi anche con i SUV stradali

di Saverio Villa

12.03.2015 ( Aggiornata il 12.03.2015 10:31 )

Presentazione

Nel mondo dell’auto, come negli altri mondi noti, ogni accadimento ha sempre almeno due chiavi di interpretazione. L’inasprimento a oltranza delle normative per la sicurezza e le emissioni, ad esempio, riduce i pericoli della strada e migliora la qualità dell’aria, ma sta uccidendo l’auto come oggetto di desiderio, con tutto l’indotto lucroso che ne è sempre conseguito. L’innalzamento della soglia di storicità delle vetture a 30 anni spazzerebbe via dalle strade tanti “catorci” pericolosi e inquinanti, che non godrebbero più delle agevolazioni fiscali (e le Case venderebbero anche qualche vettura nuova in più), ma tanti “pezzi” pregiati finirebbero al macero o all’estero, riducendo ancora il patrimonio storico italiano, che è già sotto i livelli che ci competono.

E la Renegade, pensata e costruita in Italia sulla base della Fiat 500X, può essere letta sia come una discontinuità sacrilega nell’immagine, nella filosofia e nella tecnica — fin qui incontaminate — della Jeep, sia come un escamotage geniale che permetterà a un sacco di persone di mettersi in garage un pezzettino di sogno americano e alla Fiat Chrysler Automobiles di sopperire al ritardo con il quale arriva nel settore rovente e profittevole delle small Suv utilizzando un marchio dal fascino irresistibile. Con tutto quel che di vantaggioso ne potrebbe conseguire per l’industria e il PIL italiani. Che — sotto, sotto — Renegade e 500X abbiano la medesima base meccanica è difficile da credere al primo esame visivo, perché la Jeep appare decisamente più massiccia.

Di fatto, lunghezza e larghezza sono le stesse, mentre l’altezza dell’ “americana” è superiore di soli 5 centimetri. Ma l’effetto è dovuto alla linea squadrata, al muso alto e alla coda verticale. Risulta evidente la volontà di mantenere il link con lo stile tradizionale Jeep — specialmente per quanto riguarda l’icona Wrangler — nel frontale e nella forma dei passaruota, mentre il resto tradisce una certa “pandizzazione” che ingentilisce i tratti rispetto alla ruvidità attribuita alle Jeep dall’immaginario collettivo. Tanto è vero che gli stilisti sono ricorsi ad alcuni artifici (come il motivo della “X” all’interno dei fanali posteriori che richiama le nervature delle taniche metalliche appese in coda alle leggendarie Willys) per accreditarne la discendenza nobile. Bella? Brutta? Questione di gusti. Diciamo che la Renegade è personale, distintiva e più “virile” rispetto alle sue avversarie principali, che si chiamano Mini Countryman, Chevrolet Trax, Nissan Juke, Opel Mokka, Skoda Yeti e Suzuki S-Cross.

In termini di prezzo, però, la Jeep è anche la più cara, insieme con la Countryman, ed entrambe sono inseguite da vicino dalla Yeti. Ma se invece ci si accontenta di crossover completamente edulcorate da suggestioni fuoristradistiche (leggi Renault Capture, Peugeot 2008, Kia Soul e via discorrendo) le differenze rispetto all’ “americana de’ Melfi” si fanno ancora più consistenti.

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