Audi A4 Avant TDI 190 cv, prova su strada

Audi A4 Avant TDI 190 cv, prova su strada

Resta fedele all'immagine di sempre, ma i contenuti fanno invecchiare decisamente il modello precedente

di Lorenzo Facchinetti

10.03.2016 00:00

Presentazione

Pur non avendo un solo tratto in comune con il precedente modello, che questa sia una A4 Avant lo capisci anche al buio. D’altronde è la filosofia di Audi — e più in generale del Gruppo VW — quella di dare continuità stilistica alle varie generazioni che si susseguono. Una continuità che rende appunto la nuova A4 immediatamente riconoscibile sebbene poi, messa di fianco al vecchio modello, chiunque è in grado di percepire che le linee più spigolose e le forme differenti non hanno più nulla da spartire col passato.

MA IL VERO SALTO quantico avviene non appena sali a bordo. E in quel momento la precedente A4 diventa un ricordo annebbiato. Davanti agli occhi c’è una plancia estremamente moderna e hitech, caratterizzata da linee morbide e sinuose e da una qualità percepibile davvero molto elevata. Al tempo stesso ci sono anche molta razionalità e ordine nella disposizione dei comandi, grazie a una suddivisione a zone per raggruppare le varie funzionalità: il nuovo climatizzatore automatico, con i pomelli dotati di display digitali al loro interno come sulla TT, è isolato da tutto il resto; poco più sotto ci sono i tasti per la dinamica di guida (Audi Drive Select, controllo di stabilità, disattivazione start/stop...); sul tunnel c’è invece il grande pomello con superficie tattile dell’MMI Touch, contornato da quattro tasti funzione per accedere rapidamente ai menu dell’impianto multimediale. La nuova leva del cambio S Tronic, introdotta sulla Q7, risulta poi un utile poggiamano per comandare l’MMI. Tutte le informazioni vengono visualizzate sul display sulla sommità della plancia, che di serie è da 7 pollici ma se si opta per l’impianto di navigazione Plus (1.440 euro) sale a 8,3”. Contrariamente ad altre Audi (A3, A6/A7...), lo schermo non scompare elettricamente all’interno della plancia ma è fisso a mo’ di tablet, una scelta discutibile ma almeno l’esecuzione appare meglio riuscita che su altri modelli che adottano questa soluzione.

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UN VERO MUST è comunque quello di completare il sistema con il Virtual Cockpit (altri 600 euro), la strumentazione virtuale con pannello da 12,3 pollici. Oltre ad essere piuttosto scenografica, a nostro avviso rappresenta la miglior soluzione oggi disponibile per avere sott’occhio tutte le informazioni necessarie (dalla navigazione al telefono, dai dati di viaggio alla multimedialità) con la minima distrazione durante la guida. Tra l’altro, se rapportato a sistemi simili di altri costruttori, il Virtual Cockpit vanta una reattività grafica impressionante (lo zoom del quadro strumenti è istantaneo e privo di scatti, come pure le lancette di tachimetro e contagiri) grazie a un hardware sofisticato e al passo coi tempi. Passata l’euforia dei nuovi sistemi di bordo, l’abitacolo della A4 continua ad assolvere la medesima funzione del precedente modello. Con questo intendiamo dire che nonostante un leggero aumento dimensionale interno, lo spazio è sostanzialmente quello di prima. Più che adeguato nella zona anteriore, mentre in quella posteriore non si naviga nello spazio come ad esempio, per restare in Casa VW, nel caso di una Passat o di una Superb.

Sull’Audi il motore è longitudinale e non trasversale, quindi lo spazio si riduce un poco e i passeggeri posteriori ci stanno a misura, senza poter stendere o quasi le gambe. Il posto centrale, poi, è piuttosto scomodo per via dell’ingombrante tunnel centrale. Anche la zona baule non vanta la volumetria della cugina VW (505/1510 litri contro i 650/1780 litri della Passat Variant), ma lo spazio è comunque più che adeguato e soprattutto il vano è ben rifinito: la forma è regolare, i materiali eccellenti, due potenti luci a Led lo illuminano a giorno e c’è tutta l’attrezzatura necessaria per fissare oggetti o borse della spesa. La tendina si ritrae elettricamente, ma per l’apertura automatica del portellone occorre sganciare altri 590 euro, anche nel caso dell’allestimento Business Sport del nostro test, il più ricco della gamma.

E QUI SI ARRIVA alle note dolenti, rappresentate dal prezzo. Che di per sè sarebbe adeguato ai contenuti tecnologici e al posizionamento premium della vettura: per questa 2.0 TDI 190 cv con cambio S Tronic occorrono 46.530 euro. La stessa cifra, euro più, euro meno, che serve per mettersi in garage una BMW 320d Touring o una Mercedes C 220 d SW di pari allestimento. Ma tutte le cose più belle, che riguardino l’aspetto multimediale o i sistemi di assistenza alla guida, sono tutte a pagamento e arrivare a sfondare il muro dei 60mila euro con gli optional è, purtroppo, un gioco da ragazzi.

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