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Mobilità post Covid-19: gli italiani rimandano l’acquisto dell’auto

L’emergenza sanitaria ha cambiato le abitudini degli italiani e, più nel dettaglio, ha profondamente mutato il concetto di mobilità. La ricerca “Auto protagonista della mobilità Post Covid – Gli spostamenti degli italiani nella fase di ripartenza” condotta da Aniasa e curata dalla società di consulenza strategica Bain & Company fotografa una situazione piuttosto difficile. Lo studio è stato fatto su un campione di 1000 persone delle principali città italiane, intervistate verso la fine di maggio.

Una premessa è doverosa. In Italia la situazione è grave anche perché, stando ai dati del 2019, c’è il tasso di motorizzazione più alto di tutta l’Europa: ben 656 auto ogni 1.000 abitanti. Tutte le variazioni sulla mobilità, dunque, nel nostro Paese hanno un peso maggiore.

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Auto nuova? Aspetto gli incentivi

Tra i risultati emersi dalla ricerca, ben sette italiani su 10, cioè l’84%, hanno rinunciato o rinviato l’acquisto di una nuova vettura. A causa dei ritardi governativi sui sostegni per il settore auto, molte persone hanno dichiarato che si tratta di una spesa troppo alta al momento e c’è chi attende un calo dei prezzi, incentivi e promozioni.

Male lo sharing, timore mezzi pubblici

Se negli ultimi anni avevamo assistito a un’importante crescita del settore car sharing, il Covdi-19 ha insinuato nelle persone una grande sfiducia riguardo soprattutto i metodi di sanificazione del mezzo. A ciò si aggiunge un altro dato: la modalità smart working ha preso piede e molte più persone, che spesso si recavano in ufficio utilizzano il car sharing, lavorano da casa. Solo il 46% degli italiani utilizzerà questi servizi come o più di prima.

Da un’altra prospettiva, molte persone prenderanno l’auto per spostarsi rinunciando ai mezzi pubblici. La vettura privata, infatti, è considerata il mezzo più sicuro.

Le parole di Aniasa

Sconcerta, a quasi quattro mesi dall’inizio della pandemia - dichiara il presidente Aniasa Massimiliano Archiapatti - la totale assenza di attenzione da parte del governo per due filiere strategiche per l’Italia: l’automotive (11% del Pil) e il turismo (16% del Pil). Gli annunciati voucher vacanze, ridottisi a poche centinaia di euro per limitate fasce di popolazione, riguarderanno solo una piccola parte della filiera. Sul fronte automotive è imbarazzante l’assenza di risorse messe in campo e di una chiara strategia, a differenza di quanto si sta verificando in altri Paesi d’Europa”.

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