Bocciate le limitazioni alle auto storiche a Torino e in Piemonte

Bocciate le limitazioni alle auto storiche a Torino e in Piemonte

Il Presidente della Repubblica ha accolto il Ricorso Straordinario presentato dall’ASI, che ha evidenziato l’esiguità dei veicoli storici certificati

di Francesco Forni

29.03.2022 ( Aggiornata il 29.03.2022 09:50 )

"Liberate" le auto storiche a Torino e in Piemonte.  Il Presidente della Repubblica ha accolto il Ricorso Straordinario presentato dall’ASI per ottenere l’annullamento dei decreti e delle delibere di Regione e Giunta Regionale del Piemonte, Città Metropolitana e Comune di Torino sui divieti alla circolazione dei veicoli storici.

Un percorso lungo oltre un anno

L'istanza era stata presentata a fine 2019 e già nei mesi successivi le istituzioni piemontesi avevano recepito le motivazioni della Federazione varando la Legge Regionale del Piemonte 27/2020 per la “Valorizzazione dei veicoli di interesse storico e collezionistico”.

Il Presidente della Regione Alberto Cirio e l’Assessore all’Ambiente Matteo Marnati avevano dimostrato sensibilità e buon senso incoraggiando e sostenendo la stesura della legge e il recente parere del Consiglio di Stato – quale organo giurisdizionale e massimo giudice speciale amministrativo – ha ulteriormente avvallato in maniera inconfutabile le motivazioni dimostrate dall’Automotoclub Storico Italiano portando il Presidente della Repubblica ad accogliere il ricorso.

Giustizia è fatta per le auto storiche

Numeri e dati alla mano, ASI ha evidenziato l’esiguità dei veicoli storici certificati rispetto al complessivo di quelli circolanti e per questo – nei decreti e nelle delibere succitate – sussistono “il difetto di istruttoria e l’eccesso di potere per irragionevolezza e la lesione del principio di proporzionalità e adeguatezza”.

ASI ha poi segnalato violazioni della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, in particolare negli ambiti della libera circolazione, della proprietà e della tutela dei valori storico-culturali: il Consiglio di Stato ha accolto anche queste, annotando che “i veicoli forniti di Certificato di Rilevanza Storica avrebbero meritato una regolamentazione differenziata”. Aggiungendo che “risulta dimostrato che l’impatto emissivo dei veicoli storici è da ritenersi scarsamente apprezzabile”.

Il Consiglio di Stato ha quindi concordato sull’opportunità di una diversa declinazione dei divieti e delle relative deroghe con riguardo ai mezzi storici, “che tenga conto della salvaguardia dei valori e degli interessi del collezionismo privato”.

Le parole del presidente ASI, Alberto Scuro

I ricorsi presentati  sono iniziative chiare e coerenti a difesa del motorismo storico e a tutela dei veicoli nell’ottica di normative uniformi a livello nazionale. Se ogni regione decide di indicare come storici i veicoli che vengono individuati con razionali e modalità diverse, non sarà più possibile tutelare in modo congruo un bene nazionale importantissimo che rappresenta la nostra identità. Nella legge regionale della Lombardia c’è anche un riconoscimento di una lista chiusa di veicoli scelti a tavolino: a parità di anzianità, originalità, stato di conservazione e tipologia di utilizzo chi ha un veicolo inserito nella lista può ottenerne la tutela, gli altri no. Una discriminazione non ammessa dalle norme nazionali e non condivisa né dall’ASI né dalla Federazione Mondiale".

Scuro ha aggiunto. "Bisogna arrivare a normative corrette per la circolazione e per differenziare i veicoli storici certificati dai vecchi euro zero; ad una fiscalità equa e senza eccessiva deregulation che porrebbe nell’impossibilità di tutelare in maniera adeguata i veicoli storici e metterebbe i cittadini di fronte a trattamenti estremamente diversi a seconda della regione di residenza. Il patrimonio storico del motorismo italiano ha eguale valore identitario e culturale su tutto il territorio e, se valorizzato con buon senso, continuerà a rappresentare un importante volano di sviluppo”.

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