Nel trailer del film ispirato alla vita di Ferruccio Lamborghini, abbiamo notato inconsistenze storiche che non ci sono piaciute
08.11.2022 12:10
Premessa numero 1: mai giudicare un film dal trailer, è come pretendere di capire un libro dalla copertina. Premessa numero 2: i film devono essere verosimili, non veri, altrimenti sarebbero documentari.
Il preambolo è doveroso perché abbiamo visto il trailer del film “Lamborghini, The man Behind the Legend”, e qualcosa no ci torna, sebbene siamo consapevoli che pochi secondi di scene emozionanti non bastino a darci un’idea totale dell’opera e che in un film è normale piegare la realtà ad esigenze di copione.
Succede sempre, anche nei biografici, e non è questo l’aspetto che determina la buona o cattiva resa del prodotto. "Le Mans ’66", ma anche "Rush", hanno inconsistenze storiche, ma sono grandissimi film lo stesso.
Ma torniamo a noi. Il film è stato presentato al Festival del Cinema di Roma, liberamente ispirato a "Ferruccio Lamborghini, la storia ufficiale", uno dei cinque libri scritti dal figlio di Ferruccio, Tonino Lamborghini.
Ed è in quel “liberamente” che si annidano i dubbi dei nerd dei motori più intransigenti che, come noi, hanno visto il trailer.
Il primo “mah” arriva nella drag race improvvisata tra Ferruccio Lamborghini su una Countach e Enzo Ferrari su una Mondial. Guardando il trailer, ci viene da pensare che sia una scena che si svolge nella fantasia di Ferruccio, fatta per sublimare la sua ossessione nel voler battere il rivale Enzo. Il sospetto ce l’abbiamo perché per pochi secondi vediamo Lamborghini improvvisare la sfida con i due modellini identici sulla sua scrivania… Ma perché usare la Countach contro la Mondial? Il dubbio viene innanzitutto perché la Mondial non era certo la Rossa più performante, ma soprattutto perché è un modello del 1980. Ferruccio cedette l'azienda e si ritirò nel 1973! Non ha senso la scena.
Ma lo sfregio più grande, secondo noi, è un altro. Si vede Lamborghini mostrare uno schizzo, fatto su un tovagliolo, della Miura a una donna. Vettura che è il frutto del lavoro di geni assoluti come Dallara, Bizzarrini, Stanzani e della matita di Marcello Gandini che, per primo, aveva realizzato il design per Bertone. Qui, più che inconsistenza storica, si tratta di un vero e proprio oltraggio alla memoria.
Come detto, non si giudica un libro dalla copertina. Ma se si sacrificano dettagli importanti per rendere universale una storia, in modo da farla gradire al più ampio pubblico possibile, non si rende onore alle persone che si vogliono celebrare.
Che ne pensate?
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