Semiconduttori, l'UE vuole fermare l'importazione dall'Asia

Ad aver caratterizzato in negativo il mercato automobilistico post-pandemia è stata, tra le altre, anche la mancanza di forniture di microchip e semiconduttori, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Da questo punto di vista, l'UE sta cercando di diventare indipendente dall'Asia - macrozona che è il principale fornitore mondiale dei semiconduttori - procedendo verso l'approvazione del cosiddetto European Chips Act.

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Quest'ultimo, adesso, è passato all'esame della Commissione Industria ed Energia del Parlamento Europeo, che potrebbe quindi dare l'ok al piano da 43 miliardi di euro per tentare di fermare l'importazione di semiconduttori dall'Asia.

Il programma dell'UE

L'UE si è detta concentrata sui chip di ultima generazione e su quelli quantistici. In programma anche la creazione di una rete di centri di competenza, che dovranno scovare nuove figure nei settori di ricerca, progettazione e produzione. L'UE dovrà anche valutare rischi e segnalazioni degli Stati membri, facendo eventualmente scattare delle misure di emergenza, dando priorità alle forniture di alcuni specifici materiali. Prevista inoltre una mappatura della catena di approvvigionamento.

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Oltre allo European Chips Act, il Parlamento di Bruxelles ha approvato il Chips Joint Undertaking, proposta che prevede degli investimenti da circa 3,3 miliardi di euro nei campi di ricerca, sviluppo e innovazione. Dopo aver superato lo "scoglio" della Commissione Industria ed Energia, lo European Chips Act sarà atteso alla plenaria dell'Europarlamento per la sessione del 13-16 febbraio.

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