L'editoriale del Direttore: Europa, ventata di realismo

L'editoriale del Direttore: Europa, ventata di realismo

Indagine sui sussidi ai brand auto cinesi e revisione dell'Euro 7: il Parlamento Europeo, in attesa delle elezioni, rivede i piani green

di Andrea Brambilla

14.10.2023 ( Aggiornata il 14.10.2023 10:01 )

Una ventata di sano realismo, speriamo non tardivo, sta scuotendo il Parlamento Europeo al punto che anche l’Euro 7 è stato ridimensionato in modo drastico. La decisione è arrivata dopo che le Case automobilistiche e otto Paesi, tra cui Francia e Italia, hanno affermato che le norme ipotizzate dell’Euro 7 sui motori endotermici rischiavano di spostare su questa nuova normativa gli investimenti che stanno facendo sui veicoli elettrici. I Paesi dell’UE hanno concordato di non modi care le attuali condizioni di verifica dei propulsori Euro 6 che avrebbero decretato la fine delle vetture più piccole a causa di un aumento per l’utente di circa 2 o 3mila euro.

Il Consiglio, il Parlamento Europeo e la Commissione Europea dovranno quindi ora negoziare un accordo definitivo sulle nuove norme. Anche perché, seppur i numeri del mercato siano ancora positivi, il mese di settembre ha chiuso a piu? 22%, quello che preoccupa le Case auto sono gli ordini, per alcune sotto del 20%. Questa fase di realismo del Parlamento Europeo ha fatto sì che a Bruxelles sia stato sollevato il anche tema di una probabile concorrenza sleale dei Costruttori cinesi.

Cina, ora si cerca di mettere un freno alla concorrenza

Ma perché Ursula von der Leyen ha annunciato solo ora l’apertura di una indagine anti-sussidi sulle importazioni di auto elettriche cinesi? E ha affermato che: “I mercati globali sono invasi da vetture elettriche cinesi particolarmente economiche. Il loro prezzo e? tenuto artificialmente basso da sussidi statali. Questa tendenza provoca distorsioni di mercato. La Commissione Europea sta avviando un’indagine anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina”.

In pratica la concorrenza deve essere leale. E che quella delle Case cinesi non lo sia, per diversi fattori, lo abbiamo ben chiaro da tempo, e non solo per i sussidi, probabili o certi, che ricevono. Ma la von der Leyen non ha pensato che negli affari non sempre c’è lealtà. Eppure è tedesca e dovrebbe ricordarsi che anche i suoi integerrimi compatrioti sono quelli del Volkswagen gate. Quindi questa indagine sembra ancora di più una mossa politica che una presa di coscienza di un Parlamento che guarda caso è in scadenza e che oramai ha i giorni contati. È indubbio che con le elezioni del prossimo anno gli equilibri saranno diversi e forse anche certe visioni sul futuro della mobilità e della sua transizione. Ecco quindi che Ursula, da brava politica, cerca un’apertura a più forze politiche per avere un supporto a una sua nuova candidatura alla Presidenza.

Politiche green, non devono gravare sulle fasce più deboli

Nel suo ultimo discorso da Presidente del Parlamento Europeo, la von der Leyen ha toccato diversi temi sempre difendendo il Green Deal, ma ammettendo che è stato economicamente costoso per le fasce più deboli. Quelle che comprendono anche i dipendenti delle Case auto europee e che con l’arrivo sul mercato delle vetture prodotte in Cina e vendute con una concorrenza sleale, vedono ancora di più il loro futuro a rischio. Perché le auto elettriche importate dalla Cina porteranno via posti di lavoro. Per mantenerli bisogna che le nostre industrie vengano protette e si continui a costruire auto in Europa.

Perché la neutralità, che si deve raggiungere, si può ottenere senza che gravi sulle spalle di lavoratori e utenti, in più le strade per la transizione della mobilita? possono essere diverse e non solo a senso unico.

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