L'opinione di Guido Meda: il progresso che cambia l'auto va rispettato

L'opinione di Guido Meda: il progresso che cambia l'auto va rispettato

La nostalgia per il passato è comprensibile, ma bisogna educare le nuove generazioni a vivere bene il presente senza dimenticare

di Guido Meda

15.10.2023 ( Aggiornata il 15.10.2023 10:01 )

Quella dei cinque sensi al volante non è affatto un’anestesia come si legge spesso da altri nostalgici come noi o più di noi, è più semplicemente un addolcimento. L’ormai antico “tac” di un interruttore sul cruscotto che apriva o chiudeva un circuito si è trasformato nello sfioro muto di un polpastrello su uno schermo di cristallo liscio. Va bene. Le tempeste rumorose dell’aria condizionata sono diventate soffi di brezza silenziosi. Va bene. Il motore, il motore medio, ha perso la voce a vantaggio di un sussurro, termico o elettrico, ma sempre di sussurro si tratta. Va bene. È la tecnologia baby, la stessa che ci consente di buttar giù un articolino come questo scrivendo su un telefono a bordo di un treno e di spedirlo in redazione prima di arrivare a destinazione. Il treno, anche lui, che prima faceva ciuf ciuf, poi tu-tum tu-tum e ora fa un ovattatissimo zzzzz.

In auto e non solo, viviamo più "soft"

Viviamo un impatto più delicato su tutti i sensi in ogni ambito della vita, auto compresa. I nostri ragazzi raggiungono un amico con un direct message o una videochiamata invece che andare a trovarlo in sella a uno scooter a due tempi, che i sensi li impattava tutti. Si perdono qualcosa? Credo di sì, ma è il loro tempo ed è giusto educarli per viverlo al meglio, lasciandoci persino educare da loro che qualche volta maneggiano il libro delle istruzioni dell’etica tecnologica meglio di noi. Eravamo innamorati di quel forte-fortissimo che pervadeva tutto quando la meccanica e i suoi derivati ci aprivano la strada antesignani dell’elettronica e dei suoi ragionamenti senza suono e senza odore. Le auto robuste al tatto che richiedevano sforzi muscolari erano auto tipiche anche per l’olfatto.

Penso alla mia gioventù, che comincia ad avvicinarsi alla preistoria, quando ogni auto aveva il suo odore tipico; era misto di carburante, lubrificante, metalli, pelle o finta pelle dei rivestimenti, essenze legnose delle ri niture, plastiche dei cruscotti. Noi bambini del club del mal d’auto sapevamo bene che le Alfa erano più feroci sul nostro stomaco rispetto alle Lancia, chissà poi per quale alchimia. Ma distinguevamo a cento metri di distanza il suono di un quattro cilindri Fiat, di un bialbero Alfa Romeo, un boxer raffreddato ad aria Porsche e ci costruivamo sopra il nostro film, le nostre preferenze…

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