L'opinione di Guido Meda: La transizione non è ancora per tutti

Un’altra ode al crudo, ecco. E un altro invito al buonsenso. Poi basta. Per ricordarci da dove veniamo e dove andiamo, per non rinnegare o mortificare i sentimenti. Perché elettrificare l’elettrificabile pare sia una via virtuosa oltre che imposta, ma non è necessariamente una pillola da buttare giù senza un bicchiere d’acqua fresca che agevoli il viaggio. Veniamo dal rumore e dall’odore, dalle sensazioni forti e tangibili. Un’accelerazione si è sempre portata dietro un grido; un avviamento ha sempre avuto la sua sigla musicale come un telefilm, che per me era Happy Days, che inizia, ti entra nella testa passando per le orecchie e per il cuore, e che poi ricordi per tutta la vita.

Ho guidato recentemente e per lavoro qualche ibrida e qualche plug-in, Toyota specialmente, scoprendo una formula che non mi ha tolto proprio nulla del piacere di guidare e non mi ha fatto sentire un pirla nel momento in cui girando per la città l’auto che guidavo si è fatta muta. Anzi! Perché tutto sommato - diciamoci la verità - di rumore e odore in città non si sente il bisogno e la guida non risente affatto di nessuna grave mutilazione del piacere. Ma se vado ai box o sulla speciale di un rally voglio ancora borbottii e pizzicore alle narici. È il mio cuore fuori tempo a chiederlo. Preferisco, per ora e ancora, strilli, fiamme dallo scarico e scoppiettii in rilascio. Banalmente: ho molto rispetto e passione per tutto ciò che ci ha fatto diventare grandi, in tutti i sensi.

Ma ai miei figli interessa?

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