In attesa del B-suv che arriverà nel 2024, Alfa Romeo in una sola occasione ha scelto il nome Milano per un suo modello. In due occasioni vi ha fatto riferimento indiretto. Poi, il logo tra il 1910 e il 1971
14.12.2023 ( Aggiornata il 14.12.2023 16:06 )
Già nel 1910, quando nel logo della neonata Alfa compariva Milano, il legame tra la casa di Arese - nata Anomima (riferimento a un tipo di società registrabile) Lombarda Fabbrica Automobili - e la città meneghina è stato più che mai esplicito.
Continuerà a essere Alfa Romeo Milano dopo il 1915 dell'acquisizione da parte dell'ingegnere Nicola Romeo e, così, fino al 1971. Dal logo Alfa Romeo, Milano sparirà nel 1972.
Alfa Romeo, la storia del nome Milano
Non è la prima volta che un'Alfa si chiama Milano. La Casa lombarda, in passato, ha già battezzato altre sue creazioni con questo speciale tributo alla sua città natle
Guarda la galleryMa c'è un'altra storia, legata a specifici modelli, che vede l'abbinamento Milano ad Alfa Romeo (qui trovi i modelli sul mercato dell'usato). È il 1986 quando l'Alfa Romeo 75 debutta negli Stati Uniti, dov'è presentata come Alfa Romeo Milano, motorizzata dal sei cilindri Busso da 2.5 litri. Allestimenti Silver, Oro e Platino, ciascuno con il suo bel Quadrifoglio in tinta. Poi, nel 1987, la proposta, esclusiva perché in soli 900 esemplari, dell'Alfa Romeo Milano Quadrifoglio Verde. Il motore V6 era diventato un 3 litri e i cavalli, dai 156 del 2.5 litri erano diventati 185.
Se l'Alfa Romeo Milano fu la 75 destinata alle Americhe, ai mercati del nord america, in Europa il 1987 porto l'Alfa Romeo 75 America. Stesso motore V6 3 litri della Milano d'Oltreoceano.
La sportività di quel modello fece breccia negli USA, rappresentando bene il marchio. Sospensione posteriore a ponte De Dion, 210 orari di velocità massima uno 0-100 orari da 8"2, erano parte del biglietto da visita. Rispetto alla 75 europea, l'Alfa Romeo Milano nasceva con un serbatoio riposizionato e maggiorato a 70 litri anziché 49; ancora, erano diversi i paraurti con una specifica a maggior assorbimento degli urti.
Dell'Alfa Milano se ne contano poco più di 12.600 esemplari. Di certo non fu all'altezza della nomea costruita dal modello l'Alfa Romeo 164 con la quale il marchio diede seguito nel 1991 all'offerta negli USA.
Il 2024 porterà su strada il B-suv elettrico e termico, ancora una volta Alfa Romeo Milano.
Stesso segmento ma nome un po' diverso, per l'Alfa Romeo MiTo. Un progetto nato sulla piattaforma della Grande Punto ed esclusivamente con carrozzeria tre porte, nel nome MiTo riassumeva due città: Milano e Torino.
Il progetto è rimasto sul mercato tra il 2008 e il 2018, oltre 293 mila esemplari prodotti per quella che va considerata come un'utilitaria anche sportiva. Il motore 1.4 turbo Multiair erogava 170 cavalli nella proposta Quadrifoglio Verde: 7"3 sullo 0-100, 219 orari, fu sulla scena tra il 2009 e il 2018, rimpiazzando al Turbo 1.4 155 cavalli.
Alfa Romeo Mito restyling: foto
Sabato e domenica 18 e 19 giugno, in tutti i concessionari italiani Alfa Romeo, ci sarà il “porte aperte” dedicato alla Mito aggiornata
Guarda la gallerySegmento B convenzionale per forme, sul progetto Grande Punto inseriva alcune soluzioni elettroniche come il selettore DNA.
Per una MiTo che il riferimento a Milano lo ha proposto in condivisione con Torino, c'è un altro modello-simbolo del marchio che si lega alla città lombarda.
Ne rappresenta un quartiere ed è ritenuta, al di là delle valutazioni relative alle prestazioni, una delle coupé moderne più belle mai disegnate. L'Alfa Romeo Brera omaggia il quartiere "artistico" e ritrovo degli intellettuali a metà Novecento.
La coupé disegnata da Giugiaro, prodotta in oltre 21.700 esemplari, stupì il mondo nella proposta concept, pensata per una motorizzazione Maserati V8. La realtà fu un'altra: un'architettura realizzata da GM, un po' troppo pesante e con motori che fino all'uscita del 1750 tbi non riuscirono a costruire appieno quel profilo da GT che il modello poteva ben interpretare.
Alfa Romeo Brera, il Concept del 2002: la bella che non ha ballato
Al Salone di Ginevra del 2002, Giorgetto Giugiaro stupì il mondo quando presentò l'Alfa Romeo Brera Concept, la proposta per una coupé sportiva per il Biscione. La vettura sfruttava la meccanica della Maserati Coupé e poteva contare su un V8 da 400 cavalli e la trazione posteriore. Inoltre, l'effetto "wow" era assicurato dalle portiere con apertura a elitra. Il concept piacque talmente tanto che in Alfa decisero di mandarlo in produzione, peccato che le potenzialità della vettura furono tarpate dalle economie di scala. Infatti, la meccanica Maserati, troppo costosa, fu sostituita dalla piattaforma che Alfa aveva in casa... E così andò a finire che le linee disegnate da Giugiaro furono adattate dai designer di Arese alla piattaforma sviluppata all'epoca con GM, usata anche per la 159, ma in questo caso accorciata. La Brera perse la trazione posteriore per diventare trazione anteriore o integrale per la più potente in gamma, quella spinta dal V6 3.2 da 260 cavalli di origine, anch'esso GM. Troppi compromessi al ribasso, che non le hanno consegnato il successo meritato.
Guarda la galleryMotori come il 2.2 aspirato e il V6 3.2 di progettazione GM (il V6 aveva comunque una testa Alfa Romeo) patirono il peso dell'auto. Al diesel 2.4 di casa Fiat (200 e 210 cv) si sostituì il 2.0 JTDM 170 cv. La Brera 1750 tbi resta il punto più alto e godibile di quella proposta, nonché l'unico motore benzina "italiano" proposto sulla Brera.
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