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Caccia alla Ferrari scomparsa su un set di Fellini: è un mistero dal 1965

L'auto, la 330 LM, faceva parte del terzo episodio del film Tre passi nel delirio, con protagonista Terence Stamp nei panni dell'attore alcolizzato Toby Dammit

Caccia alla Ferrari scomparsa su un set di Fellini: è un mistero dal 1965

4 gen 2024

Nel 1968, Federico Fellini, Louis Malle e Roger Vadim si uniscono per produrre un film collettivo ispirato ai racconti di Edgar Allan Poe: Tre passi nel delirio. Il lungometraggio si divide in tre capitoli, o se vogliamo tre atti diversi fra loro, incentrati su tre singolari personaggi: una nobildonna (Matzengerstein), un ufficialetto austriaco (William Wilson) e un attore alcolizzato (Toby Dammit). È proprio quest'ultimo il protagonista dell'episodio diretto da Fellini, interpretato da Terence Stamp, la cui storia si incentra per l'appunto su un attore alcolizzato che accetta di girare un film western solo perché gli viene offerta una Ferrari. La stessa con cui, però, farà una brutta fine.

Compagna di Dammit è una 330 LM carrozzata Fantuzzi, con la quale lo stordito personaggio sfreccia fra le strade di Marino completamente sbronzo, provocando il caos e lasciandosi andare a delle urla liberatorie. Una scena rimasta nella memoria, soprattutto per l'alternarsi di soggettive e oggettive che contribuiscono a disorientare e confondere anche lo spettatore, fino a quando poi Dammit non si schianta mortalmente contro una fontana. Un momento volto a diventare uno degli inserti più belli del costrutto filmico di Federico Fellini, ma che ha rappresentato per il proprietario del bolide infuocato gli ultimi attimi in cui ha potuto vedere “attiva” la sua auto. Perché dopo il set non l'ha più incontrata...

Dal set all'officina

Il proprietario di quell'auto, come racconta AGI, è Massimo Chiappini, il quale da allora non ebbe più il piacere di vedere il suo bolide fiammeggiante. Sì, perché la Lombardi – casa di produzione cinematografica – diede l'auto incidentata (che serviva per le scene) a un'officina Ferrari di Roma, affinché questi la rimettessero a nuovo dopo averla spremuta per bene sul set. Chiappini approvò, e da quel momento in poi non si curò lui personalmente della vettura. Inoltre, al periodo, era un uomo che girava il mondo per diventare urbanista, e dunque il gioiello di Casa Maranello non rientrava nei suoi pensieri primari. Dopo aver però passato una fetta considerevole della sua vita al di fuori dell'Italia Chiappini fa ritorno, ed è in quel momento che si rende conto che fra le sue auto manca proprio lei, la Ferrari cabriolet dalla livrea d'oro, presa nel 1965.

Tra l'altro, prima che arrivasse sul set di Fellini perdendo di lei ogni traccia, ci aveva persino lavorato sopra per poterla immatricolare e guidare in strada, considerata la sua natura da sportiva in pista. Rientrato in Capitale, Chiappini, oramai anziano, pur non avendola con sé, era comunque sicuro e sereno sul fatto che si trovasse nell'officina dove anni prima era stata lasciata. Così però non è stato poiché una volta pronto a riabbracciare la sua Ferrari, Chiappini non l'ha trovata, come se questa si fosse dissolta nel nulla.

La ricerca e il ritrovamento

Chiappini, nonostante il colpo, si è dato da fare per averla indietro, seppur ogni tentativo iniziale per trovarla fosse stato vano. Neppure la ricerca attraverso la targa originale 'Roma 697220' aveva prodotto risultati. E lui, della 330 LM, ha solo i documenti che provano esserne il proprietario. A quel punto la soluzione è stata solo una: ingaggiare un avvocato, Francesco Turco (esperto in questo determinato campo) il quale attraverso una fitta ricerca in cui ha sfruttato il numero di telaio dell'auto, che a differenza di targa, colore e modifiche varie non può mai mutare, l'ha rintracciata. Il bolide risulterebbe essere in un museo di Los Angeles, almeno secondo quanto dicono i primi riscontri.

Queste le parole di Turco su AGI: “la battaglia per riaverla non sarà semplice. È un caso molto complicato. Il professor Chiappini non ha mai venduto, ceduto, regalato quell'auto, che tra l'altro ha un valore enorme. Si era fidato dell'officina e non ha ricevuto più alcuna comunicazione. Abbiamo messo in mora la casa madre, la Ferrari per avviare una ricerca ufficiale, e ora attendiamo le prime risposte, poi valuteremo il da farsi".

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