De Meo: “L'Europa deve inventare un suo modello ibrido"

De Meo: “L'Europa deve inventare un suo modello ibrido"

Il CEO di Renault Group: "Per l'industria automotive, al mantra secolare basato su scala ed efficienza si sovrappone un nuovo must: innovazione ed agilità strategica"

di Redazione

08.02.2024 ( Aggiornata il 08.02.2024 16:31 )

Fra i settori maggiormente importanti dell'Europa, quello delle automotive ha un posto in prima fila. Intanto perché esso rappresenta l'8% del Pil, e in secondo luogo ha offerto 13 milioni di posti di lavoro. Tuttavia, questo è un momento storico importante per questa industria, protagonista di mutazioni radicali e significative, e in cui l'Europa deve dare il meglio di sé soprattutto per “l'avversario cinese” sempre più preparato. Sono state proprio queste tematiche ad essere infatti state affrontate dall'aministratore delegato di Renault Group, Luca De Meo, il quale ha incontrato giornalisti della stampa europea e ha palesato alcune sue considerazioni in merito al futuro del settore.

La situazione

"Il 2023 passerà alla storia come l'anno in cui l'Europa ha preso consapevolezza del fatto che la Cina è il nuovo colosso dell'industria automobilistica. Dopo lo spettacolare sviluppo di Tesla, noi europei sappiamo che è giunta l'ora delle sfide. Un settore che in Europa vale 13 milioni di posti di lavoro. Basta eliminare l'industria automobilistica e l'Europa si ritrova con una bilancia commerciale in deficit strutturale”, ha detto il CEO, il quale ha anche sottolineato che l'esigenza di salvaguardare meglio il pianeta dall'inquinamento, lo stop dei motori endotermici nel 2035 e più requisiti a livello di sicurezza e cyber-security. "Per le auto sono tutte pressioni che si sommano mentre i regolamenti si moltiplicano con risultati a volte opposti a ciò che vorremmo: nel giro di vent'anni, l'auto europea media è diventata più pesante del 60% e costa il 50% in più, il numero di posti di lavoro dei costruttori è diminuito, fino a raggiungere il 40% in alcuni Paesi", ha aggiunto.

“Naturalmente le auto sono più virtuose dal punto di vista ambientale. Per nostra sfortuna, quelle più costose sono anche quelle che compriamo di meno, anche se ciò significa far durare più a lungo i nostri vecchi catorci inquinanti. Il risultato è che l'età media del parco circolante in Europa è passato da 7 a 12 anni!", ha continuato, dicendo poi che "se prima era il motore termico a dettare le regole per i costruttori, da un po' di anni a questa parte quest'ultimi devono eccellere in più discipline, con requisiti molto diversi: si sono aggiunti i veicoli elettrici, software, servizi di mobilità, economia circolare, ecc. Ognuno di questi implica una nuova catena del valore tutta da scoprire, materiali, protagonisti, tutto un nuovo mondo da capire, dall'estrazione delle materie prime al riciclo delle batterie".

Uno sguardo al futuro

De Meo ha poi aggiunto che c'è anche troppa volatilità: “Tanto per cominciare volatilità tecnologica, in contrasto con un mondo contraddistinto dal motore termico, con un'evoluzione tecnologica sapientemente lineare. Emblematico è il caso delle batterie: anche gli investimenti da miliardi nelle gigafactory possono essere rimessi in discussione da un giorno all'altro dal cambiamento della chimica da utilizzare. Volatilità anche dei prezzi delle materie prime, per esempio, quando il prezzo del litio aumenta di 12 volte e poi si dimezza nel giro di 3 anni. Ed infine, volatilità delle normative, come dimostrano i recenti rinvii della norma Euro 7. Queste fluttuazioni si associano ad una conseguenza radicale. Per l'industria automotive, al mantra secolare basato su scala ed efficienza si sovrappone un nuovo must: innovazione ed agilità strategica. Sono questi gli elementi che i costruttori automobilistici devono ora porre al centro delle loro politiche".

“Per affrontare il futuro in modo coerente – sostiene il presidente - è nostra responsabilità inventare modelli aziendali adatti ai nuovi scenari, investire in nuove tecnologie e proporre offerte commerciali che raccolgano la sfida della mobilità accessibile e sostenibile. È in questo scenario che si aspettano risultati da parte nostra. E da 3 anni Renault non è rimasta con le mani in mano, proponendo - tra le altre iniziative - Ampere, la risposta più concreta e completa di un costruttore europeo alle sfide provenienti da Oriente e Occidente. Eppure, oggi nutro una profonda convinzione: l'industria automobilistica europea non potrà esprimere tutto il suo potenziale senza una reazione collettiva né un potere pubblico in grado di migliorare la competitività del nostro continente e porre gli europei in assetto di battaglia".

“L'Europa nel suo complesso dovrebbe porsi dei principi ed obiettivi chiari, un piano sostenuto da un processo di revisione dinamico. E, come antidoto alla caotica proliferazione dei diktat delle varie autorità, occorre creare uno sportello unico delle normative sulla mobilità e l'automobile. Incentiviamo lo sviluppo di un quadro di regole stabili e standardizzazione in tutta Europa. Creiamo tutte le condizioni per far emergere progetti strutturati e campioni europei nelle tecnologie chiave. L'Europa deve inventare un suo modello ibrido, tra iniziativa privata e dirigismo pubblico, che ci permetta innanzitutto di tutelarci e rafforzarci per poi ripartire alla conquista del mondo, a medio e lungo termine".

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