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Auto elettriche e industria europea, De Meo: serve un Airbus dell'automobile

Le sfide e le pressioni sui costruttori europei arrivano da Oriente e per l'a.d. del Gruppo Renault serve un coordinamento europeo sistemico e diverso dall'attuale approccio. Un progetto Airbus ma per l'auto

Auto elettriche e industria europea, De Meo: serve un Airbus dell'automobile

Fabiano PolimeniFabiano Polimeni

21 feb 2024

È l'inizio degli anni Settanta quando in Europa si dà vita al consorzio Airbus, una joint venture chiamata a sviluppare e produrre un grande aereomobile in grado di sfidare la produzione americana. Trent'anni dopo Airbus arriverà a essere un'entità unica, fusione tra i francesi di Aerospatiale Matra e i tedeschi di Dasa. Nel 2019 è diventato il più grande costruttore di aeromobili, superando Boeing.

È un modello al quale guarda Luca de Meo, a.d. del Gruppo Renault e presidente dell'Acea, l'associazione dei costruttori europei d'auto.

Le mani della Cina sull'auto 

La minaccia per l'industria dell'auto europea è nota. Arriva da est, dalla Cina e dal controllo totale sulla catena del valore dell'auto elettrica. E con nuove manovre che guardano a quella fascia di auto termiche economiche rimasta sguarnita nell'offerta dei marchi "storici".

Dopo settimane nelle quali si sono rincorse le indiscrezioni di collaborazioni ampie, dove non vere e proprie fusioni, arriva una proposta che fa diretto richiamo alle sinergie tra costruttori e al necessario supporto dell'autorità continentale.

E' saltata la barriera tecnologica all'ingresso

Renault, Stellantis, Volkswagen, sono i player che potrebbero far fronte per resistere all'avanzata cinese? Le collaborazioni non sono un argomento tabù, per saturare la capacità produttiva degli impianti e garantire la competitività sul mercato dell'auto.

"Per l'industria dell'auto, il vecchio mantra era scalabilità ed efficienza. Adesso il nuovo imperativo è innovazione e agilità strategica. È quello che oggi i costruttori devono mettere al centro di ogni cosa che fanno.

Con i motori termici la nostra leadership era indiscussa e per un secolo abbiamo beneficiato delle nostre competenze su questa tecnologica. Ha rappresentato una barriera all'ingresso di nuovi costruttori. Oggi, l'Europa si trova in una posizione di relativa fragilità. I cinesi controllano il 75% della produzione globale di batterie e il 90% della lavorazione del litio", commenta De Meo, in un lungo intervento affidato alle colonne di Autocar.

In 20 anni, l'auto europea è aumentata del 50% nel prezzo dei modelli, ha tagliato fuori dalla capacità di acquisto un'ampia fetta di popolazione. Il peso dei modelli è aumentato del 60% e si sono persi il 40% dei posti di lavoro nell'industria. Questo il quadro bilanciato da modelli molto più efficienti che in passato.

Un modello Airbus per l'industria dell'auto

Per resistere al futuro che è già presente, De Meo prosegue e sottolinea: "Dobbiamo inventare modelli di business idonei al nuovo campo del confronto, dobbiamo investire in nuove tecnologie e offrire prodotti e soluzioni per una mobilità sostenibile e accessibile.

Oggi sono profondamente convinto della necessità anche di una risposta collettiva e di un'autorità pubblica in grado di coordinare la mobilitazione europea, se vorremo che la nostra industria dell'auto abbia piene prestazioni e pari al suo potenziale.

Avendo dedicato tutta la mia carriera a quest'industria vedo una domanda semplice: l'Europa ha la volontà di dotarsi finalmente di una vera politica industriale per il nostro settore, anziché fissare esclusivamente scadenze e multe?

A mio avviso dovrebbe essere la nostra priorità numero uno. Ci servono pochi chiari principi e obiettivi, un piano e un processo dinamico di revisione, in modo che potremo costantemente adattarlo, perché quello che sta arrivando non sarà una passeggiata nel parco.

Promuoviamo l'urgenza di un quadro di regole stabili e di standard in tutta Europa, seguendo l'esempio di ciò che i cinesi hanno realizzato con successo. Mettiamo in atto tutte le condizioni per l'urgenza di progetti strutturali e consentiamo ai campioni europei di emergere in tecnologie cruciali. L'Europa l'ha fatto in passato e l'ha chiamato Airbus".

Una sfida in più campi industriali

Già nella visione di Carlos Tavares si prospettava la necessità per il regolatore europeo di guardare alle collaborazioni e fusioni tra costruttori d'auto con occhi nuovi e diversi rispetto alle attuali strutture che regolano l'antitrust.

De Meo invoca un coordinamento ulteriore: "È di estrema urgenza coordinare, finalmente, gli sforzi delle molte industrie coinvolte nell'enorme transizione automotive già in atto. 

Ad esempio, le industrie estrattive, chimiche, dell'energia, della produzione, in aggiunta alle autorità nazionali, locali, all'infrastruttura, devono tutti lavorare insieme. I loro sforzi vanno orchestrati lungo l'intera catena del valore. 

Un modello ibrido, tra iniziativa privata e intervento pubblico, dovrebbe permetterci anzitutto di proteggere noi stessi e rafforzarci. Sul medio-lungo periodo di tornare all'attacco, sempre in un contesto di imparzialità e salutare competizione".

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