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Chery International: il Gruppo cinese aprirà un R&D in Italia

Il colosso dell'automotive cinese è arrivato anche in Europa con i suoi brand Omoda e Jaecoo. I piani per l'Italia sono ampi e si prevedono molte assunzioni nel futuro prossimo

Michele LallaiMichele Lallai

25 ott 2024

Siamo stati al summit internazionale del Gruppo Chery a Wuhu, in Cina. Un evento che ha raccolto nella cittadina cinese (3,5 milioni di abitanti, una piccola provincia per gli standard locali) tutte le rappresentanze delle filiali internazionali e la stampa di alcuni paesi che hanno iniziato a importare le auto Omoda e Jaecoo, nuovi nomi che porteranno l'immagine di Chery anche nei paesi del "blocco occidentale".

La Cina dell'auto darà lavoro in Europa

L'importazione dalla Cina è soltanto il primo passo di una politica estera che lo stesso presidente Yin Tongyue ha definito "International, but Local": l'azienda punta ad affermarsi in moltissimi mercati mondiali portando fabbriche, centri ricerca e utilizzando forza lavoro locale per la produzione e lo sviluppo di modelli sia globali che specifici per i diversi mercati.

Un esempio è quello che sta accadendo in Turchia, alle porte dell'Europa, dove Chery produce già le Omoda 5 per la crescente domanda interna, dando occupazione e generando una rete di aziende fornitrici di parti e servizi. Di fatto, anche questo è un punto cruciale della strategia di Chery, che punta a massimizzare l'autonomia dei singoli impianti produttivi con lo sviluppo locale anche dell'indotto, limitando al massimo le spedizioni dalla Cina e per questo motivo evitando al massimo il problema dei dazi.

L'Italia non è altro che l'ultimo tassello del mosaico. Omoda e Jaecoo sono brand studiati da Chery per il mercato europeo, che sta partendo proprio in questo periodo con i primi modelli Omoda 5 e Jaecoo J7. Nel frattempo, la collaborazione con la spagnola EV Motors permetterà la produzione di batterie e vetture Chery elettriche nel Vecchio Continente, mentre nel frattempo si portano avanti trattative con Ungheria e Italia, dove i governi si sono già seduti diverse volte al tavolo con i rappresentanti dell'azienda.

Ricerca e sviluppo in Italia. E le fabbriche?

Dalla nostra chiacchierata con il vicepresidente di Chery International e CEO Omoda & Jaecoo, Shawn Xu, sono arrivate nuove informazioni riguardo all'evoluzione del dialogo con le istituzioni italiane, confermando l'apertura di un centro di ricerca e sviluppo in Italia nel prossimo futuro: "Siamo molto interessati al vostro paese e alle vostre eccellenze, il dialogo con i rappresentanti del governo è molto stimolante e l'apertura di un R&D in Italia, che possa anche aiutarci con il design delle vetture, è un importante passo avanti per la presenza di Chery in Europa". Sulla possibilità di un impianto produttivo sul nostro territorio, però, non si è voluto sbottonare e ogni domanda a riguardo è stata bypassata senza categoriche smentite.

Chery è al momento il primo produttore cinese al di fuori della Grande Muraglia. La mission aziendale si fonda sull'export e nel 2023 i profitti sono stati generati al 54% la domanda interna e al 46% quella dei paesi esteri, principalmente dell'area BRICS dove Chery è presente già da diversi anni. Il fatto che, fra i programmi previsti per la stampa italiana in Cina, ci fosse anche una visita agli stabilimenti produttivi di Wuhu, non è un caso.

Chery vuole farsi conoscere e vuole dimostrare all'Europa che gli standard produttivi ai quali siamo abituati non solo sono facilmente replicabili ma sono già alla portata delle tecnologie possedute da questo colosso. Dialogo con la politica e diplomazia stanno facendo il loro corso, nuove notizie a riguardo arriveranno presto.

Jaecoo J5, dalla Cina un Suv di carattere

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