Il supporto alla produzione della componentistica diventa il punto centrale della strategia del governo sul settore auto in crisi, in Germania e Italia. Il ministro rilancia su un programma europeo di sostegno
31.10.2024 ( Aggiornata il 31.10.2024 15:04 )
Dopo la levata generalizzata di critiche alla decisione destinata a entrare nella manovra finanziaria, di tagliare i fondi destinati all'industria dell'auto e, in particolare, la dotazione del fondo che alimenta gli incentivi all'acquisto, arriva il commento del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
"Sugli incentivi alle auto vi è stata una riduzione dei fondi per i prossimi anni, ma ho già assicurato all'Anfia che tutte le risorse che sarà possibile trovare saranno destinate al sostegno della filiera, affinché affinché superi questa fase di transizione particolarmente difficile", le parole riportate dall'agenzia Ansa, con Urso in visita alla Getra Power di Marcianise
Il miliardo e 200 milioni di dotazione residuale del fondo, che nella struttura originaria era pensato per coprire un arco temporale fino al 2030, sono ben poca cosa se si pensa come la campagna incentivi 2024 abbia pesato per oltre 900 milioni di euro, di cui oltre 300 milioni in nuovi stanziamenti.
Con l'esaurimento della dotazione principale, per le auto elettriche e le termiche ibride, resta ben poco su cui contare per alimentare il fondo 2025. Sono poco più di 80 milioni di euro, quelli della fascia delle auto ibride plug-in, ancora disponibili.
"Valuteremo, insieme al ministro dell'Economia, se in questo percorso della manovra economica sia possibile incrementare il fondo al fine di raggiungere questi obiettivi, in particolare il sostegno alla filiera della componentistica, che è un orgoglio del Made in Italy, affinché possa rafforzarsi e restare competitiva", ancora Urso.
La strategia di sostegno alla produzione, nello specifico alla componentistica, era transitata già lo scorso maggio come la via successiva e alternativa agli incentivi all'acquisto, se questi non avessero prodotto i benefici sperati. Due, difficili da conciliare: sostenere la domanda delle auto elettriche e spingere la produzione industriale dell'auto in Italia.
Se la crisi dell'auto in Europa è, sostanzialmente, la crisi del gruppo Volkswagen nella produzione localizzata in Germania - per costi di produzione eccessivi, a dire del Gruppo - e il riposizionamento degli obiettivi di Stellantis, confermati in calo sul 2024 anche dalla trimestrale del terzo trimestre, Urso sottolinea la necessità di cambiare rotta con le politiche europee.
"La questione delle auto credo sia diventato un problema europeo: e noi siamo stati i primi a dire che se non si cambiava rotta avremmo avuto il collasso dell'industria automobilistica europea.
Chiederemo che vi sia una visione di piena neutralità tecnologica, perché l'elettrico non è una religione ma una tecnologia.
Oggi, con le principali case automobilistiche tedesche che annunciano la chiusura di interi stabilimenti e la riduzione degli stipendi, l'automotive è diventato il problema dell'Europa". Un problema legato agli obiettivi di margine operativo da centrare per Volkswagen, con conseguenti tagli per 4 miliardi di euro da attuare su più livelli.
Ancora in materia di incentivi all'acquisto, Urso rilancia il dialogo verificato in Europa, attraverso un documento informale - dai rumours diffusi da Politico, ricevuto complessivamente in modo tiepido dai rappresentanti degli Stati confrontatisi con la proposta italiana - lo scorso settembre.
"Stiamo lavorando con altri governi per un documento che impegnerà le istituzioni europee a rivedere da subito il percorso; ciò significa anticipare all'inizio del 2025 l'esame della clausola di revisione, chiederemo che siano collocate risorse importanti a sostegno delle imprese e dei consumatori per incentivarli con risorse comuni europee all'acquisto di auto ecologicamente sostenibili".
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