McLaren W1, la supercar con il V8 dei record

Sulla nuova supercar inglese fa il suo debutto il nuovo motore MHP-8 abbinato a un'efficientissima unità elettrica per 1.275 cv totali: ecco i suoi segreti

di Redazione

27.03.2025 ( Aggiornata il 27.03.2025 15:39 )

In principio ci fu la F1, straordinaria supercar lanciata nel 1993 che con i suoi 386,4 km/h si affermò come l’auto stradale più veloce del mondo, mantenendo tale primato per molti anni. Nel 2013, la Casa inglese tornò a realizzare una supersportiva ad altissime prestazioni dando vita alla P1, che inaugurò l’epoca delle supercar ibride insieme alle rivali Porsche 918 Spyder e Ferrari LaFerrari. Infine, nel 2024, è stato il turno del terzo capitolo di questa lunga saga, con il lancio della nuova W1. Anch’essa ibrida, iper tecnologica e velocissima, frutto dell’esperienza di McLaren nel campo delle vetture stradale e in quelle da competizione, dall’Endurance alla Formula 1 passando per la Formula E.

McLaren W1, la più potente di sempre

McLaren W1, la più potente di sempre

Oltre 1.200 cavalli dal powertrain ibrido e un rapporto peso/potenza straordinario

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McLaren W1, potenza record ibrida

La scheda tecnica della McLaren W1 fa capire quanto il Costruttore britannico abbia alzato l’asticella a livello tecnico e prestazionale delle sue vetture. Sotto la sinuosa carrozzeria dell’auto infatti trova spazio l’unità MHP-8, un V8 a 90° da 4,0 litri e con due turbo. L’unità endotermica da sola eroga ben 928 cavalli, vale a dire più dell’intero powertrain ibrido della vecchia – e pur potentissima – McLaren P1. Si tratta, inoltre, della maggior potenza specifica mai erogata da un motore McLaren, con ben 233 cavalli/litro.

Il propulsore a benzina della W1, che raggiunge i 9.200 giri, lavora in simbiosi con un’unità elettrica alloggiata nel cambio a doppia frizione a 8 rapporti. Questo motore riesce ad assicurare ulteriori 347 cavalli e 440 Nm, che portano la potenza di sistema a quota 1.275 cv e 1.340 Nm. Per avere un termine di paragone, basti dire che la P1 aveva “soli” 918 cv, e la F1 si fermava a 627, valore comunque elevatissimo per l'epoca.

Stupisce che, a differenza di altre supercar ibride come la Ferrari F80 che scarica i suoi 1.200 cv sulle quattro ruote, la McLaren W1 indirizzi l’intera potenza a sua disposizione esclusivamente sull’asse posteriore. Una scelta che rende inevitabilmente più complessa la gestione della vettura, ma che consente di tenere sotto controllo il peso della vettura, che è di appena 1.399 kg a secco con rapporto potenza/peso estremamente vantaggioso di 911 cv per tonnellata.

A questo punto è quasi superfluo dire che le prestazioni sono elevatissime, da prima della sua esclusiva classe: da zero a cento la W1 impiega 2,7 secondi, che diventano 5,8 per lo 0-200 e meno di 12,7 per lo 0-300. La velocità massima invece si attesta a quota 350 orari, un valore inevitabilmente inferiore a quello dell’iconica F1 per scelte di progettazione che hanno privilegiato altri aspetti della vettura, non ultimo quello della versatilità di guida.

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Ibrido leggerissimo e super efficiente

Uno dei principi alla base della progettazione della W1, non a caso, è stato quello di garantire le prestazioni ovunque e in qualunque momento, rendendo l’auto adatta tanto agli spostamenti quotidiani quanto all’uso estremo in pista. Al punto che c’è anche la possibilità di percorrere brevissimi tratti (meno di 2 km) in modalità totalmente elettrica, utile ad esempio per effettuare manovre e piccoli spostamenti senza accendere il V8 biturbo. La McLaren W1 è utilizzabile in quattro principali modalità, che sottolineano la volontà del brand di Woking di rendere il modello adatto a ogni esigenza. La prima, E-mode, permette di muovere la vettura sfruttando unicamente l’unità elettrica senza fare ricorso al V8; la seconda, denominata Comfort Mode, mette sul piatto i 928 cavalli del motore a benzina sfruttando la parte elettrica per avere una risposta istantanea dell’acceleratore; la terza, la Sport Mode, mette invece sempre a disposizione i 347 cavalli extra dell’unità elettrica e garantisce cambiate più rapide. È infine presente la Race Mode, a sua volta divisa in due sotto-modalità: Sprint, che sfrutta tutta la potenza della batteria nel corso di un giro, e GP, che invece offre una performance elevata per un tempo più ampio, come può essere una sessione in un trackday.

La “stella polare” nello sviluppo del sistema ibrido, del resto, non è stata l’efficienza bensì l’incremento delle performance. Obiettivo che è stato raggiunto anche attraverso l’attenzione maniacale alla riduzione del peso, al punto che il powertrain elettrico della W1 segna sulla bilancia ben 40 kg in meno rispetto alla precedente P1, oltre ad essere significativamente più potente. Merito della compattezza del motore elettrico e delle batterie estremamente leggere con capacità complessiva 1,384 kWh. Gli accumulatori, di una originale forma cilindrica con elevatissima densità energetica, sono frutto dell’esperienza maturata dalla Casa inglese nel motorsport.

Per quanto riguarda il motore elettrico, il suo peso è di 20 kg, vale a dire il 50% in meno rispetto a quello della Speedtail, ed eroga una potenza specifica di 23 cv/kg, un valore paragonabile a quello delle monoposto di Formula 1.

V8 peso piuma

Anche il V8 biturbo da 4 litri, contraddistinto dalla sigla MHP-8, è stato oggetto di un eccezionale lavoro di affinamento. Non solo per aumentarne la potenza, come detto in precedenza, ma anche per ridurne il peso ed accrescerne l’efficienza. L’MHP-8 ha preso il posto della precedente unità M840T, introdotta nel 2017 sulla McLaren 720 S e utilizzata, nelle sue evoluzioni, su 765 LT, 750S, Senna, Elva, Speedtail, GT e GTS, con potenze fino a 833 cavalli.

Il nuovo otto cilindri ha visto crescere sensibilmente sia la potenza che la coppia, con una cilindrata rimasta sostanzialmente invariata a 4 litri (3.994 cm3 sulla vecchia specifica che sono diventati 3.988 sull’MHP-8) con una riduzione dell’alesaggio un aumento della corsa. L’aumento della potenza a parità di cilindrata è stato reso possibile da una serie di interventi tra cui l’adozione di un nuovo sistema a iniezione a doppio stadio (quella diretta a ben 350 bar) e di due turbocompressori più grandi e semplificati senza la geometria variabile per contenere il peso. Nuovo anche il sistema di raffreddamento realizzato sfruttando le tecnologie di stampa 3D.

In termini numerici, i numerosi interventi al V8 hanno permesso di ottenere, con una cubatura sostanzialmente identica, un incremento del 15% della performance e dell’8% del regime massimo di rotazione del motore, ottenendo nel contempo un risparmio di 10 kg sulla bilancia.

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