Emissioni CO2: ok dal Parlamento all'emendamento salva-Case, avanti con la revisione

Emissioni CO2: ok dal Parlamento all'emendamento salva-Case, avanti con la revisione
L'Acea sottolinea l'esigenza di fare altri passi in avanti, su incentivi e riesame del Fit for 55 in vista del 2035, un percorso che inizierà entro fine anno

08.05.2025 ( Aggiornata il 08.05.2025 15:22 )

Dopo l’approvazione da parte della Commissione europea, l’emendamento che sposta la valutazione delle emissioni medie di CO2 dei nuovi veicoli venduti dalle case auto su un periodo triennale (2025-2027) è stato approvato anche dal Parlamento europeo.

Era il punto di maggiore urgenza e sul quale, oggettivamente, il Piano d’azione per l’automotive ha prodotto un intervento immediato. Restano altri aspetti da trattare per rilanciare la competitività dell’industria europea dell’auto, a partire da un piano di incentivi all’acquisto di modelli elettrici per proseguire con le azioni in materia di fiscalità e incentivi sulle auto in uso a persone giuridiche.

Emissioni, limite invariato e 3 anni per adeguarsi

Il nuovo meccanismo di valutazione delle emissioni di CO2 prevede che le case auto debbano rientrare nel target dei 93,6 g/km (con correzioni specifiche per ciascun brand) a fine 2027, anziché fissare un obiettivo da raggiungere con i volumi di vendita prodotti nel 2025. Obiettivo che, qualora fosse rimasto nella formulazione con scadenza al 2025, avrebbe comportato multe per l'industria dell'auto fino a 13 miliardi di euro di valore. L'emendamento concede alle case un periodo di tempo maggiore per rientrare nel target, invariato, di emissioni medie prodotte dall'insieme delle nuove auto vendute.

Il voto favorevole del Parlamento si è tenuto martedì ed è stato accolto positivamente dall’associazione europea dei costruttori d’auto (Acea).

I nodi irrisolti: infrastruttura e incentivi

Un passaggio necessario, sottolinea l’associazione, alla luce dell’assenza delle condizioni favorevoli per la diffusione di auto elettriche. I temi sono quelli noti: carente infrastruttura di ricarica, prezzi d’acquisto elevati, scetticismo in alcuni Paesi verso l’elettrico.

“L'introduzione di un meccanismo di calcolo medio su tre anni è un passo nella giusta direzione, che riconosce le complessità e le difficoltà del mercato automobilistico, fatte di una lenta adozione dei veicoli elettrici e la mancanza di una catena di valore domestica per le batterie”, ha dichiarato Sigrid de Vries, direttrice generale dell’Acea. “Sebbene quest’intervento fornisca una certa flessibilità, necessaria ai produttori nel breve termine, abbiamo bisogno di una strategia di decarbonizzazione a lungo termine che includa la diffusione di un maggior numero di stazioni di ricarica, incentivi fiscali e all'acquisto, prezzi dell'energia più equi. Il tutto garantendo all’industria una forza competitiva e assicurando l’autonomia strategica dell’Europa su tecnologie cruciali. Siamo ansiosi di discuterne durante il prossimo dialogo strategico con la Commissione europea”.

Rivedere il percorso e gli obiettivi al 2035

Incassato il primo passo per salvaguardare l’industria dell’auto europea, in una fase di estrema pressione globale -  tra dazi USA e competitività dei costruttori cinesi (non solo sull’elettrico) - servirà ancora altro per rimodellare i passi verso il 2035, che resta formalmente improntato alla neutralità tecnologica ma attualmente ancorato alla messa al bando di auto non a emissioni zero, salvo eccezioni di dubbio impatto come la diffusione degli e-fuels. L'imminente revisione della normativa sulle emissioni di CO2 di auto e furgoni prevista dal Piano d'azione per il settore automobilistico dell'UE deve essere solida e completa”, prosegue la nota dell’Acea. Una discussione che verrà avviata entro fine anno. “La flessibilità immediata da sola non è sufficiente a rimettere in moto la transizione, la revisione sarà un elemento essenziale per definire una strategia di decarbonizzazione a lungo termine”.

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