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Luca Talotta
18 giu 2025
Succede a Roma, nel cuore del quartiere San Paolo, dove il caldo di giugno e l’ansia della prima prova scritta della Maturità 2025 hanno avuto la meglio sul senso civico – o almeno così sperava un giovane studente che ha deciso di affidarsi alla clemenza dei vigili. Dopo aver girato per oltre venti minuti alla disperata ricerca di un parcheggio, il ragazzo ha deciso di lasciare la propria auto sulle strisce blu, ma senza pagare il ticket. Sul cruscotto, però, ha lasciato un messaggio scritto a mano: «Vi prego, ho la Maturità, ho girato per 20 minuti».
Un tentativo disperato, ma evidentemente non abbastanza convincente. Gli agenti della Polizia Locale di Roma Capitale hanno infatti sanzionato regolarmente il veicolo, ignorando la supplica scritta che ha comunque attirato l’attenzione di diversi passanti, fino a finire tra le cronache cittadine riportate da Il Messaggero.
L’episodio ha scatenato reazioni contrastanti sui social e tra i residenti: da una parte chi comprende il gesto del ragazzo, travolto dall’emozione e dal panico per una delle giornate più importanti della vita scolastica; dall’altra, chi sottolinea che il rispetto delle regole non può conoscere eccezioni, neppure in caso di Maturità.
Molti genitori e cittadini si sono immedesimati nel maturando, ricordando gli stessi momenti vissuti anni prima: «Anche mio figlio ha dato la Maturità oggi, ma ci siamo organizzati in anticipo», scrive una madre su Facebook. Ma altre testimonianze sottolineano un problema più ampio: la difficoltà cronica di parcheggio nelle zone scolastiche di Roma, soprattutto durante eventi o giornate speciali.
Non è la prima volta che episodi simili fanno notizia: Roma, come altre grandi città italiane, soffre da anni di una gestione complicata della sosta nei pressi di scuole, ospedali e uffici pubblici. Le strisce blu, che prevedono il pagamento di una tariffa oraria, non sempre offrono alternative reali, soprattutto quando i parcheggi risultano già saturi fin dalle prime ore del mattino.
In questo caso, l’emergenza personale di uno studente si è scontrata con una burocrazia inflessibile. Ma lo stesso episodio evidenzia quanto sia necessario ripensare la mobilità urbana in funzione di eventi speciali, come gli esami di Stato, che coinvolgono ogni anno centinaia di migliaia di studenti.
In tanti si interrogano sul significato educativo della sanzione. È giusto multare un ragazzo in una giornata tanto importante, che ha tentato di giustificarsi in modo civile? C’è chi risponde di sì, per principio: la legge deve valere per tutti, anche per chi sta per affrontare un esame cruciale. Ma altri parlano di un’occasione persa per dimostrare che le istituzioni possono anche comprendere e accompagnare, soprattutto i più giovani.
Un vigile urbano, intervistato in forma anonima, commenta: «Ci capita spesso di trovare biglietti con scuse o richieste particolari. Purtroppo, non abbiamo margini di discrezionalità in casi come questo». Eppure, la domanda resta aperta: serve più empatia o più rigore?
Da un punto di vista tecnico, lo studente avrebbe potuto optare per un parcheggio a pagamento in altra zona, l’uso dei mezzi pubblici o l’accompagnamento da parte di un genitore. Tuttavia, si tratta di soluzioni ideali che non sempre risultano praticabili, specialmente nei quartieri congestionati come San Paolo.
Inoltre, non risulta chiaro se al momento dell’arrivo l’app per il pagamento del parcheggio fosse funzionante o se l’automobilista fosse effettivamente impossibilitato a pagare per altre ragioni. Nessuna di queste eventualità, tuttavia, può essere considerata una giustificazione valida agli occhi della legge.
Alla fine della giornata, ciò che rimane è la multa – e forse, una lezione che il giovane non dimenticherà. In un’epoca in cui si discute spesso di educazione civica come materia scolastica fondamentale, episodi come questo possono diventare esempi concreti, se ben raccontati.
L’emotività, comprensibile e persino commovente, del biglietto lasciato sul parabrezza, non ha potuto cancellare il dovere civico di rispettare le regole della convivenza urbana. Ma resta il gesto umano di chi, in una giornata cruciale, ha provato a spiegarsi con parole semplici: «Vi prego, ho la Maturità».
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