In un epoca in cui si parla di transizione, scandita dalla percezione sempre più evidente di una disaffezione verso l’auto, la 1000 Miglia ribalta tutto e racconta un’altra storia. Sarà vero che l’automobile è sempre più vista come un costo, un fastidio da tassare secondo certa politica, quasi ormai priva del suo appeal emozionale, ma la la Freccia Rossa ha una potenza tale da rimettere l’anima in un blocco di metallo “degradato” a semplice mezzo necessario di spostamento privato, come un elettrodomestico qualsiasi. L’abbiamo visto in tutte le tappe del nostro percorso, accompagnando la Fiat 600 storica a bordo di una moderna 600 Hybrid. Lungo le strade della corsa, infatti, abbiamo visto spettatori di tutte le età, non curanti delle alte temperature di questo caldissimo anticipo d’estate, aspettare il convoglio della 1000 Miglia non solo per vedere le auto, ma anche per lasciarsi emozionare da loro.

Il pubblico in festa

È uno spettacolo nello spettacolo, perché tra saluti e incitamenti ai piloti e macchine è evidente come la partecipazione sia viva e calda: una 600, così come un’Alfa Romeo o Lancia che passa, accende ricordi da tramandare, che magari possono far sbocciare nuove passioni. Un affetto che deflagra quando poi le auto fanno la passerella nelle città durante i trasferimenti non cronometrati. Le piazze diventano enormi parchi assistenza spalancati al pubblico, con le auto parcheggiate un po’ dappertutto attorniate dai loro piloti e meccanici pronti a riparare fisiologici acciacchi di fatica dovuti all’età dei mezzi tra la curiosità degli spettatori, come abbiamo visto nella sosta di metà terza tappa ad Arezzo.

Passione condivisa

Questi sono momenti unici perché ragazzi e ragazze affascinati da mezzi mai visti le prendono quasi d’assalto, chiedendo informazioni ai proprietari su quelle incredibili auto. Si vedono i motori trasformarsi in una lingua comune, un esperanto a pistoni, che unisce quella parte di pubblico un po’ più anziano agli equipaggi stranieri legando tramite la passione comune, culture diverse: “Non parlo la vostra lingua, ma fatevi fare i complimenti. Avete un’auto bellissima”, ad esempio, è la frase bellissima che abbiamo sentito dire da uno spettatore alla coppia olandese Albertus Hendrikus Vosselman e Fabienne Vosselman-Tjerks, in gara su una splendida Ferrari 195 Inter Coupé del 1950, una rara Berlinetta del Cavallino, spinta da un V12 da 130 cavalli e prodotta in appena 40 esemplari.

Curiosità e sguardi affascinati che hanno attratto anche una Bentley Blower 4.5 Liter del 1929 della coppia tedesca Richard Johann e Leopold Andreas Friedrich Grill. Curiosità: questa nobile inglese è stata la prima “Bond car”, prima auto citata da Flaming come auto guidata da James Bond. Vettura che nella realtà, oltre ad aver partecipato a diverse edizioni della 24 Ore di Le Mans è stata protagonista dell’incredibile record di velocità per auto di serie toccando i 222.03 km/h. Chiusa parentesi storica, le sue forme enormi svettavano in mezzo alle berlinette da corsa più piccole come una nutrita flotta di BMW 328, tanto da attirare sguardi affascinati e curiosi. Ed è stato bello vedere l’equipaggio tedesco condividere con tutti i presenti la propria auto, invitando anche a salirci sopra per foto ricordo. “Abbiamo trovato quest’auto in Sud Africa - ci hanno raccontato - sappiamo che ha partecipato a molte gare, anche a Le Mans e stiamo cercando di ricostruire la sua storia”. In tutto questo, si percepisce come la 1000 Miglia sia molto di più di una riedizione storica di una gloriosa gara del passato. È cultura, è condivisione, è passione. Siamo noi.