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Motore diesel Multijet II, lunga vita al 2 litri ma non in Europa: ecco cosa accade

Tata Motor è beneficiaria dell'accordo raggiunto con Stellantis, il gruppo indiano potrà modificare il 2.0 Multijet, migliorarlo e proporre altri step di potenza
Motore diesel Multijet II, lunga vita al 2 litri ma non in Europa: ecco cosa accade

Fabiano PolimeniFabiano Polimeni

23 giu 2025

Costretti a uscire di scena per la pressione degli obiettivi di abbattimento delle emissioni tra il 2025 e il 2027, motori eccellenti e puliti come il diesel 2 litri Multijet progettato e prodotto da Fiat Powertrain proseguono il loro ciclo vitale su altri mercati.

È il caso dell’accordo raggiunto tra Stellantis e Tata Motors, con il quale i diritti relativi alla proprietà intellettuale restano in capo al Gruppo diretto da Antonio Filosa, concedendo a Tata Motors la licenza di intervento e modifiche tecniche sul motore quattro cilindri. Un propulsore noto nelle sue più recenti applicazioni omologate Euro 6 nel livello da 170 cavalli, la cui storia è ben più lunga.

Quasi 20 anni di storia per il 2.0 Multijet

Risale al 2008, quando dall’iconico motore 1.9 Multjet nacque la Famiglia B 2 litri Multijet. Propulsori impiegati dall’allora collaborazione tra Fiat e il Gruppo GM. Un motore da 1.956 centimetri cubici contro i 1.910 dell’unità precedente, grazie all’alesaggio da 83 mm anziché 82 mm e accompagnato da molteplici interventi tecnici, che portarono negli anni a sviluppare anche soluzioni biturbo da 190 cavalli. Breve storia di un motore nato omologato Euro 5 e sviluppato fino alla più recente normativa Euro 6, con la produzione installata nel sito Fiat Powertrain di Pratola Serra. Un motore che ha fatto la sua comparsa su modelli come la Giulietta, fino alla Jeep Compass e la 500X.

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Tata Motors potrà lavorare sulla centralina, modificare parti del Multijet II 2.0, senza dover corrispondere altro a Stellantis, come invece era previsto con il precedente accordo di fornitura, privo di licenza tecnologica.

Liberi di modificare il propulsore

Aver rilevato i diritti per elaborare il motore ha costi di gran lunga inferiori a una progettazione da condurre ex novo, per avere a disposizione altri livelli di potenza rispetto al 170 cavalli e coprire una fascia ampia di mercato. Inoltre, i tecnici potranno lavorare sull’adeguamento alle future emissioni previste in India, a oggi ferme al grado Bharat Stage VI,  in vigore dal 2020 e corrispondente all’Euro 6 che conosciamo in Europa.

L’offerta di motori diesel nell’offerta Stellantis in Europa è ridotta al lumicino, con l’ibrido benzina in forma mild e l’ibrido plug-in quali necessari passaggi da compiere per abbattere le emissioni di CO2  ai valori previsti dall’Europa nel triennio 2025-2027. La gamma diesel residua è basata intorno al motore 2.2 litri Multijet.

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